martedì 1 maggio 2012

Recensione: Ferro sette


Titolo: Ferro Sette
Autore: Francesco Troccoli
Editore: Armando Curcio
Collana: Electi
2012, pp. 320, € 15,90 
ISBN 978-88-97508-20-5

Descrizione:
Futuro remoto: l’umanità ha smarrito le basi della sua stessa natura. Due vecchi commilitoni si ritrovano, nemici. Il primo, Tobruk Ramarren, è una ignara pedina di un potere occulto; il secondo, seguendo un’antica intuizione, si ribella a quella che sembra l’unica vita possibile. Nelle viscere di un piccolo pianeta minerario ai confini dell’Alleanza il protagonista s’imbatterà in una sorprendente comunità di reietti, custodi del segreto che li rende liberi. Lo scontro tra i Dominatori e lo sparuto gruppo di rivoluzionari è inevitabile, così come la sorpresa di Tobruk Ramarren di fronte alla scoperta che gli cambierà la vita.
Una sorprendente visione di un possibile futuro della civiltà del nostro tempo, e di una ribellione che scaturisce dalla natura più segreta e preziosa dell’essere umano.

L'autore:
Francesco Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita per  dedicarsi, in gran parte, alla scrittura. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela, pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia, firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori «La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto professionale”. Ferro Sette è il suo primo romanzo.

La mia recensione:
 Attenzione! Contiene anticipazioni sulla trama.
Il nostro orologio biologico scandisce i ritmi del sonno e della veglia. Dormire è per l’uomo un atto naturale quanto indispensabile a preservarne l’equilibrio psicofisico, eppure chissà quante volte vi sarà capitato di pensare che, potendone fare ameno, ci sarebbe più tempo per lavorare, produrre, essere al passo con le mille incombenze della vita quotidiana.
È proprio questa l’idea alla base di Ferro Sette, un romanzo distopico che volge lo sguardo a un futuro remoto ma tragicamente plausibile. La terra così come la conosciamo non esiste più. Siamo su Harris IV, uno dei sei pianeti che compongono il sistema di Harris, il cui nome deriva dalla famiglia che li possiede e governa. Su questo piccolo pianeta il territorio, prevalentemente vulcanico, è soggetto a continui terremoti tanto che le mappe satellitari necessitano di un aggiornamento ogni sei ore. L’acqua è un bene raro e prezioso, le principali ricchezze provengono dalle miniere di ferro.
Produrre è un imperativo categorico che non ammette sosta. Dormire una pratica sconosciuta. L’uomo si è infatti evoluto al punto da aver completamente perso la facoltà del sonno e con essa la sua memoria.
Al governatore Kala è giunta voce che nel giacimento minerario di Ferro Sette qualcosa di strano sta accadendo. La fornitura di ferro è stata bloccata e si sospetta che i suoi abitanti stiano maturando velleità di rivolta. Decide perciò di inviare sul posto il cacciatore di taglie Tobruk Ramarren allo scopo di far luce sulla vicenda e ristabilire l’ordine.
L’uomo si imbatterà così in una comunità di reietti che, guidati dall’ex miliziano Hobbes, vaneggiano di un mondo del passato e di una civiltà superiore proprio perché capace di dormire.
La loro miniera ospita un laboratorio segreto il cui scopo è quello di riabilitare le funzioni primarie del sonno, è questo il primo passo per l’attuazione di una rivoluzione tesa alla riconquista della libertà.
L’agghiacciante scoperta segnerà per Tobruk l’inizio di una nuova vita.
Attraverso gli occhi del protagonista, che è anche voce narrante dell’intera vicenda, Francesco Troccoli ci offre uno spaccato davvero sorprendente di quello che, per molti versi, ci appare come un mondo alla rovescia. Ciò che a noi risulta naturale e indiscutibile, su Harris IV è illogico oltre che terrificante. Quando Tobruk Ramarren fa il suo primo ingresso nel laboratorio di Ferro Sette descrive una scena raccapricciante: uomini collegati a delle strane macchine, abbandonati come fossero morti ma scossi da convulsioni ritmiche che suggeriscono un’idea di sofferenza e di mancanza assoluta di controllo. Il suo senso di terrore è tale da convincere il lettore che le “cavie umane” di cui si parla siano davvero sottoposte a chissà quali terribili torture. Grande è lo stupore quando si scopre che gli uomini in questione stanno semplicemente dormendo.
Il confronto/scontro fra il miliziano e Hobbes pone in rapporto due diversi punti di vista che ci inducono a riflettere sul significato del sonno e sul suo valore intrinseco.
Dormire, per i fautori della rivolta, non significa soltanto poter recuperare energie accrescendo le proprie forze e le proprie aspettative di vita ma significa anche e soprattutto sognare, cosa che gli abitanti di Harris IV non sanno più fare neanche a occhi aperti. È appunto la ritrovata capacità di esercitare l’immaginazione e di riconquistare la dimensione onirica a rappresentare la forza dei ribelli. Il sogno di libertà rappresenta quella spinta interna necessaria affinché un folle proposito di ribellione si tramuti in un progetto realizzabile. Tobruk suo malgrado dovrà prenderne atto e sarà proprio questa presa di coscienza che gradualmente lo spingerà a mettere in discussione le sue certezze provocando in lui un cambiamento irreversibile.
Inizialmente cinico e spietato, Tobruk Ramarren andrà così incontro a un processo di trasformazione che tuttavia non cesserà di connotarlo come antieroe in contrapposizione alla figura di Hobbes che si caratterizza per il suo spiccato idealismo. Ciò farà di lui un personaggio assolutamente credibile, in grado di suscitare simpatia nel lettore, nonostante la corazza.
L’universo fantascientifico, descritto con dovizia di particolari dall’autore, ci trascina in un mondo altro tutto da scoprire ma nel contempo rivela interessanti analogie con la nostra realtà. Il ritmo di vita frenetico, l’ansia di produrre e accumulare ricchezze, la sempre più spiccata propensione a sacrificare l’immaginario in nome di un progresso votato al materialismo sono tutti elementi rintracciabili anche nell’attuale società. Nel sistema di Harris IV li riscopriamo amplificati ed esasperati ma non diversi nella sostanza tanto da fornirci l’impressione di essere proiettati in un futuro che davvero ci somiglia.
Se i momenti di riflessione rappresentano un gran punto di forza del romanzo, azione, suspense e avventura non mancano. Troccoli è infatti riuscito a confezionare una trama che, pur prestandosi a un’interessantissima seconda chiave di lettura, non rinuncia al piacere dell’intrattenimento.
Sebbene incentrato sul valore del sonno, Ferro Sette è un romanzo che tiene svegli e che si lascia leggere tutto d’un fiato.
Lettura altamente consigliata a chi ama la fantascienza di qualità.

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