Titolo: Prigioniere. Storie di donne, delitti d'onore e Islam
Autore: Amina Sboui
Editore: Baldini+Castoldi
Pagine: 304
Prezzo: 18,00
Prezzo: 18,00
Descrizione:
Amina Sboui, la più controversa
attivista per i diritti umani del mondo arabo, racconta le storie terribili ed
esemplari delle sue compagne di carcere, per denunciare la condizione femminile
nell’Islam. Amina è in attesa di processo per aver postato una sua foto a seno
nudo. La prima notte conosce Bessma, che ha assassinato il fratello. Bessma
significa sorriso, ma la ragazza non ha sorrisi sulle sue labbra e Amina si
chiede cosa può spingere una donna ad ammazzare qualcuno del suo stesso sangue.
La risposta che le dà Bessma è sconvolgente: per essere libera di amare.
Profondamente turbata, Amina decide di raccontare le vicende delle altre
detenute e le loro storie. Conosciamo Iman, raggirata da un uomo che prima la
seduce e poi l’abbandona, Hana, Nahed, Zohra, Monia, condannata per avere
ucciso i suoi due figli. Mandata in sposa dalla famiglia a un cugino violento
che le rende la vita un inferno fin dalla notte di nozze, mette al mondo due
bambini che per via del matrimonio tra consanguinei hanno entrambi gravi
disturbi mentali. Per salvarli dalla violenza del marito, Monia decide di
uccidersi insieme a loro con un potente sonnifero, ma sopravvive. Sono storie
vere, raccolte e raccontate in prima persona da chi ha fatto della lotta e
dell’emancipazione femminile la sua principale ragione di vita. È un viaggio
terribile, ma anche commovente e illuminante all’interno delle carceri tunisine
e in fondo all’anima di queste donne maltrattate, abusate, sottomesse
nell’Islam più fanatico e arretrato, nel quale la condizione femminile è
rimasta come nel Medioevo.
L’autrice:
AMINA SBOUI, nota anche come Amina
Tyler, è un’attivista tunisina di ventiquattro anni che, dopo aver vissuto
qualche anno a Parigi in seguito alle violente polemiche generate dalla sua
attività all’interno del gruppo Femen, ora è tornata nella patria d’origine, a
Sidi Bou Said, un villaggio sulle rive del Mediterraneo, dove nella sua casa
ospita una dozzina fra gay, transgender e lesbiche perseguitati per ragioni di
orientamento sessuale. Femminista e blogger da quando aveva solo diciannove
anni, figlia di un medico e di un’insegnante, era una liceale quando ha diffuso
su Facebook una sua fotografia a seno nudo, accompagnata dalla scritta «Il mio
corpo mi appartiene». Dopo lo scalpore generato da questa forma di protesta, la
sua vita è cambiata radicalmente, e questo libro, nato dietro le sbarre del
carcere tunisino dove è finita dopo il suo atto provocatorio e rivoluzionario,
ne è una prova.
Seguo dalle vacanze alpe di siusi www.martina-lodge.com/it
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