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venerdì 20 settembre 2013

Recensione: L'amore in un giorno di pioggia

Titolo: L'amore in un giorno di pioggia 
Autrice: Sarah Butler 
Editore: Garzanti 
Pagine: 270 
Prezzo: 16,40

Descrizione:

Da quasi trent’anni, quando la brezza di Londra diventa più calda e petali bianchi si aprono tra i fili d’erba, Daniel cammina sulle rive del Tamigi e si siede su una panchina. Tra le mani ha un foglio di carta e una busta su cui scrive solo un nome, sempre lo stesso. Poi la imbuca, senza indirizzo. Sono gli auguri di compleanno per sua figlia. Di lei sa solo come si chiama e che è stata concepita in un giorno di pioggia con la donna che ha amato di più al mondo.

Alice ha trent’anni e da sempre si sente più felice sotto un cielo stellato, circondata dall’immensità dell’orizzonte, piuttosto che al sicuro fra quattro mura. Londra le va stretta, piena dei ricordi di sua madre scomparsa troppo presto, di una famiglia a cui non sente di appartenere e di un amore perduto. Ma adesso è tornata, perché suo padre sta morendo. Alice riesce a dargli solo l’ultimo addio.

Alice e Daniel sembrano non avere nulla in comune, tranne l’amore per le stelle, i colori e i mirtilli ancora aspri. Ma soprattutto l’abitudine di stilare elenchi delle dieci cose che li rendono più tristi o felici.

Alice non conosce l’uomo che le si avvicina con aria confusa e impacciata al funerale del padre. Alice non sa chi è Daniel. E non sa che la sta cercando da tutta la vita. Tra le mani Daniel tiene un fiore di carta e nella testa tutte le parole e le carezze che ha conservato per Alice in tutti questi anni. E che, forse, adesso avrà il coraggio di regalarle…



L'autrice:

Sarah Butler vive a Manchester. Si occupa di progetti letterari e artistici che riflettono sui luoghi in cui viviamo. L’amore in un giorno di pioggia è il suo primo romanzo.

La mia recensione:

Alice sente di non avere ancora un posto nel mondo, cerca se stessa viaggiando e non si ferma mai a lungo nello stesso luogo. Preferisce avere un cielo stellato invece che un tetto sulla testa forse perché le stelle le consentono di liberare la mente dal fardello dei ricordi. Una mamma morta quando aveva appena quattro anni, due sorelle e un padre che la amano ma che fatica a riconoscere davvero come la sua famiglia, una relazione finita male.
È in Mongolia quando apprende che il padre sta morendo; le rimane pochissimo tempo per poterlo riabbracciare un’ultima volta così Alice non ha altra scelta che rinchiudere i timori insieme ai suoi effetti personali in uno zaino blu e tornare a Londra.
Anche Daniel è alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno. Da anni vive per strada osservando tutti i passanti nella speranza di riconoscere un volto che, in realtà, non ha mai visto. In un tempo ormai remoto, la donna che amava ha scelto un altro, se n’è andata portando via con sé sua figlia non ancora nata e, da quel giorno, lui non ha mai smesso di cercarla.
Da tanto Daniel ha smesso di avere una casa, come Alice trae conforto dalle stelle ma, diversamente da lei, sa cosa vuole e dove è diretto. Daniel sa che le parole sono colori, sa che hanno un peso e che può legarle insieme; sa che porgerle alla persona che ama potrebbe alleviare il senso di oppressione che da una vita gli grava sul petto. 
Alice. Figlia, Amore, Scusa. Padre.
Vorrebbe dire semplicemente questo ma non sa se ne sarà capace quando avrà trovato la persona a cui sono indirizzate. 
L’amore in un giorno di pioggia racconta il legame sottile eppure indissolubile tra padre e figlia. Racconta un amore mai detto eppure vivo e lo fa con una delicatezza che è pura poesia.
Tra le righe serpeggia una verità mai svelata insieme a una consapevolezza che prevarica il silenzio.
I due protagonisti si cercano, più o meno consapevolmente, non si sono mai incontrati ma, in un certo senso, è come se si conoscessero da sempre.

“Non si può sentire la mancanza di chi non si è mai conosciuto. Eppure tu mi manchi.”

È una storia pregna di sentimento e di speranza quella tessuta da Sarah Butler, una storia che non concede sconti di pena ma in cui l’amore vince. 
I protagonisti hanno in comune più di quanto loro stessi non sospettino, condividono un senso di incompletezza che li spinge alla costante ricerca di qualcuno o qualcosa ma anche una fragilità di fondo che, in qualche modo, li “scolla” da ciò che li circonda.
Entrambi hanno l’abitudine di stilare elenchi composti da dieci voci: dieci cose tristi o allegre, dieci ricordi per  volta atti a tenersi ancorati a una realtà che sfugge, utili a contenere l’angoscia derivante dal sentirsi soli, nonostante tutto.
Peculiarità questa che diventa anche una personale cifra stilistica dell’autrice che, di queste liste si serve per caratterizzare in modo insolito quanto incisivo i suoi personaggi. 
Quasi protagonisti di una favola surreale e un po’ naif, Alice e Daniel suscitano empatia e tenerezza al punto che leggendo non si può fare  a meno di soffrire e gioire con loro. La loro storia si snoda rimanendo come sospesa in una atmosfera magica che peraltro si fregia di una cornice d’eccezione. A far da sfondo agli eventi narrati è infatti Londra con i suoi colori, i suoi odori, la sua capacità di far convivere la modernità con gli echi del passato. 
Ho amato questo romanzo dalla prima all’ultima pagina, ne ho amato l’intensità e la leggerezza, la capacità di sussurrare al cuore eludendo i luoghi comuni, di raccontare la vita e la morte senza erigere barriere e ne ho amato anche il finale sospeso che, lungi dal comunicare un senso di incompiutezza dilata i confini narrativi infondendo speranza.  

“Se resti immobile in un posto abbastanza a lungo, puoi iniziare a sentirti a casa.”
  
Anche imparare ad amare qualcuno, può essere un inizio perché “casa” è il posto in cui ci sono le persone che si amano.

   
 
 

2 commenti:

  1. Bella recensione ^-^ la storia è molto delicata!

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  2. Il libro è bellissimo! Se ti piaccione le storie commoventi te lo consiglio davvero :)

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