Titolo: La donna del piano di sopra
Autrice: Claire Messud
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Varianti
Pagine: 288
Prezzo: 17,50 euro
Descrizione:
2004, Cambridge,
Massachusetts. Nora Eldridge, insegnante elementare sulla quarantina, è da tempo
scesa a compromessi con il sogno di essere un’artista di successo, una madre e
una donna amata. È piuttosto diventata la «donna del piano di sopra», una
persona gentile ma insignificante, un’amica affidabile ma sempre spettatrice dei
successi altrui. Finché nella sua vita arrivano i cosmopoliti Shahid: Reza, un
nuovo alunno, un bambino di otto anni che sembra uscito da una fiaba, e i suoi
genitori, Selene, artista italiana di grande fascino, e Skandar, professore
libanese a Harvard per un anno di insegnamento. Quando Reza è vittima di un
episodio di bullismo, Nora viene coinvolta sempre più intensamente nella vita
degli Shahid, fino a ritrovarsi innamorata di ciascuno di loro, come se ognuno
dei tre, separatamente, andasse a colmare l’abisso di desiderio appannato dalla
vita quotidiana. Sarà la loro intelligenza, il loro talento, il loro successo, o
la loro sessualità aperta ad affascinare Nora? Oppure la diversità «europea» che
emana dalla loro vita libera, dalla loro casa elegante, dalla loro tavola
esotica? I rapporti con i membri della famiglia diventano via via più intimi,
personali, e la suspense aumenta man mano che i sentimenti si fanno più ambigui.
Quando Selene e Skandar torneranno definitivamente in Europa senza più
contattare la loro amica americana, Nora cercherà di capire le ragioni del loro
allontanamento. Ma soltanto, anni dopo, durante un viaggio a Parigi, saprà cos’è
veramente successo, che cosa si sia immaginata e chi fossero in realtà i due
esotici europei.
Claire Messud
possiede un talento sicuro nel creare suspense e ambiguità, nel tenere il
lettore con il fiato sospeso da una pagina all’altra, avvolgendolo nella stessa
rete leggera, impalpabile, in cui la coppia di intellettuali anticonformisti
d’oltreoceano imprigiona l’ingenua Nora. Come nei romanzi di Henry James,
l’americana «innocente» si fa sedurre dagli europei «diabolici»: il risultato è
una storia ad alta tensione psicologica dal ben congegnato finale
choc.
L'autrice:
Claire Messud, nata
nel Connecticut e cresciuta tra Stati Uniti, Australia e Canada, è autrice di
I figli dell’imperatore (2007)
selezionato come miglior libro dell’anno dal «New York Times», dal «Los Angeles
Times» e dal «Washington Post». Il suo primo romanzo When the World Was Steady e la raccolta di
racconti The Hunters sono stati
finalisti al PEN/Faulkner Award; il suo secondo romanzo The Last Life è stato il miglior libro
dell’anno per «Publishers Weekly» e per «The Village Voice». Claire Messud è
stata premiata con lo Strauss Living Award dall’American Academy of Arts and
Letters e ha ricevuto i Fellowships Guggenheim e Radcliffe. Vive a Boston con il
marito, il critico letterario James Wood, e due figli.
La mia recensione:
Le donne del piano di sopra sono “quelle tranquille in fondo
al corridoio del secondo piano, quelle che non sgarrano mai con la spazzatura,
quelle che sorridono e salutano allegramente sulle scale e che, dietro le porte
chiuse, non fanno mai rumore”.
Nora Eldridge è una donna del piano di sopra. Ha poco più di
quarant’anni, un aspetto gradevole ma non appariscente, è una maestra
elementare ligia al dovere, è single più per necessità che per scelta, giacché
negli ultimi anni ha dedicato più tempo alla madre malata che a se stessa. Da
sempre coltiva una grande passione per l’arte ma non ha mai osato esporsi. Le
sue creazioni sono diorami, per la precisione stanze piccole quanto scatole da
scarpe, della giusta misura perché possano passare inosservate, proprio come
lei che dell’invisibilità sembra aver fatto uno stile di vita. In ogni stanza tuttavia,
Nora inserisce sempre una figurina d’oro che rappresenta la gioia quasi a
volersi regalare la speranza, seppure nascosta, di essere ancora in tempo per
dare una svolta alla sua vita insignificante.
E la svolta sembra arrivare davvero quando un nuovo alunno
giunge nella sua classe. Lui è Reza Shahid, figlio di due intellettuali
cosmopoliti trasferitisi da poco in America per ragioni di lavoro.
In seguito a un episodio di bullismo che si consuma a
scuola, Nora ha occasione di conoscere sua madre Selene, artista di origini
italiane. Discorrendo le due donne scoprono di essere accomunate dalla stessa
passione e tra loro scocca subito la scintilla di una grande intesa. Di lì a
poco prendono insieme un locale in affitto in cui realizzare le rispettive
creazioni artistiche in piena libertà.
È l’inizio di quella che si prospetta come una grande
amicizia. Gradualmente Nora si inserisce nella vita degli Shahid divenendo
parte integrante di un quadro che finisce per inglobare tutti i componenti
della famiglia. Nora, infatti, raggiunge una perfetta intesa anche con Skandar,
il marito di Selene, e stabilisce un profondo legame con Reza, di cui presto
diventerà pure babysitter, a titolo gratuito.
Dall’esterno potrebbe non sembrare una grande svolta, ma per
Nora non è così. Reza è il figlio che vorrebbe e non ha mai avuto, Skandar ha
tutti i requisiti per essere il suo uomo ideale e Selene è la perfetta
incarnazione di tutto ciò che lei vorrebbe essere e non è.
In breve si innamora
di ciascuno di loro e comincia a vivere di riflesso. Osservando i suoi amici ha
come l’impressione di guardare in un film la vita che le piacerebbe vivere ma
che il destino avaro non le ha concesso.
L’intera trama orchestrata da Claire Messud si regge
sull’ambiguità dei sentimenti ma soprattutto sull’imprevedibilità della svolta
a cui una situazione caratterizzata da un equilibrio, delicato se non proprio
precario, può condurre.
Ambigui, almeno fino a un certo punto, sono i sentimenti di
Nora la cui psicologia si rivela assai complessa. Se lineare e poco
equivocabile, appare ciò che prova per Reza e Skandar, nebuloso è il suo
sentimento per Selene, tanto che lei stessa non sa dargli un nome. Puro affetto
o anche attrazione sessuale? Difficile stabilirlo, quel che è fuori di dubbio
però è lo stato dipendenza in cui la donna scivola sempre di più, al punto che
quando gli Shaihid decideranno di trasferirsi le crollerà il mondo addosso.
Pur trattandosi di un romanzo fortemente introspettivo e,
per certi versi statico, La donna del
piano di sopra riesce a provocare uno stato d’ansia e di grande attesa. La
lettura scorre rapida perché, man mano che si va avanti, cresce in maniera
esponenziale la curiosità di scoprire in che modo si evolveranno gli eventi. Da
un certo punto in poi si comprende che qualcosa di drammatico e di essenziale
sta per accadere, si presagisce un dramma imminente ma davvero non si riesce a
indovinare in che modo possa concretizzarsi. In alcuni passi l’atmosfera si fa
così tesa che la narrazione acquisisce quasi le sfumature di un thriller e, in
un certo senso, è anche questo. Un
finale davvero inimmaginabile si appresta a investirci come una doccia fredda sulla
linea di arrivo. È allora che tutti i castelli crollano, la verità si mostra
nuda a i nostri occhi e ci sorprende perché lì dove ci aspetteremmo di
imbatterci nel punto di rottura di una mente che sta deviando verso la follia,
ci ritroviamo a fare i conti con un’altra mente, calcolatrice, cinica,
diabolica all’inverosimile.
Emblematico è il disequilibrio che caratterizza la relazione
tra Nora e Selene, visibile non solo
nella diversità dei rispettivi stauts sociali e degli obiettivi raggiunti, ma
anche nella ripartizione degli spazi
fisici e nella differenza che caratterizza le loro opere. Nora è compressa
in un angolino dello studio mentre Selene occupa un’intera “elle”; l’una
realizza miniature che riproducono scorci di vita di donne famose mentre
l’altra è, lei stessa, una donna famosa
e realizza installazioni ingombranti come può esserlo un intero paese delle
meraviglie.
L’una è la mediocrità che aspira alla perfezione dell’altra,
ma può davvero ritenersi perfetto chi gioca con i sentimenti altrui?
La donna del piano di
sopra, in definitiva è l’originalissima storia di una donna ombra che,
paradossalmente, si carica di luce vincendo il confronto con una personalità
all’apparenza destinata a soffocarla ma che finisce per essere schiacciata
dalla sua pochezza.
Una intensissima storia di dolore che diviene rabbia, rabbia
che “bolle dentro come il fuoco del sole” è che è tanto forte da trasformarsi
in coraggio di vivere sul serio.
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