Titolo: Alla ricerca di Fatima
Autore: Ghada Karmi
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 420
Prezzo: 18,00 euro
Autore: Ghada Karmi
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 420
Prezzo: 18,00 euro
Descrizione:
Alla ricerca di
Fatima: una storia palestinese narra la vita di Ghada Karmi,
medico palestinese, che trascorre l’infanzia in un sobborgo
benestante di Gerusalemme con due fratelli, i genitori e il cane Rex, affidata
alle cure della
domestica Fatima. Quando la famiglia è costretta a fuggire in Inghilterra a
causa delle crescenti violenze degli ebrei nei
confronti della popolazione araba, Ghada deve imparare a convivere con la
perdita
progressiva e definitiva del paese in cui è nata, sostituito da Israele.
L’impatto con l’Inghilterra non è troppo traumatico: la scelta
di privilegiare l’identità inglese è naturale e all’inizio risolutiva. Quando,
ormai laureata in
medicina, sceglie di sposare un inglese, Ghada difende il suo matrimonio agli
occhi della famiglia tradizionalista e giudicante,
difendendo allo stesso tempo la fittizia identità inglese che ha attribuito a se
stessa e rifiutando in toto quella araba. Ma ben presto le contraddizioni di una
tale decisione esplodono in tutta la loro violenza:
durante la guerra dei Sei giorni Ghada farà i conti con l’indifferenza, o
addirittura
l’ostilità, di tutti quelli che credeva vicini, marito incluso. Consapevole di
non potersi più nascondere e convinta di dover cercare se stessa scavando nel
passato, Ghada si getta anima e corpo nell’impegno politico, quasi cercasse
un’assoluzione per aver trascurato la storia del suo popolo: negli anni
Settanta inizia a
lottare per far sentire la voce dimenticata degli esuli palestinesi, si reca nei
campi profughi dove lavora come medico, e alla
fine va a vivere in Siria. Finché comprende che nemmeno quello è il suo
posto: perché la
vita in Inghilterra non può essere cancellata con un colpo di spugna. Incapace
di sentirsi “a casa” dovunque provi, Ghada decide
alla fine di visitare i luoghi della sua infanzia, “tornando” in Israele (e
alla vecchia casa
di Qatamon) utilizzando il suo passaporto inglese. Solo dopo questo viaggio
capirà che non esiste per lei alcun posto dove fermarsi: che non sarà mai
un’inglese, non potrà mai tornare in Palestina, e non appartiene per intero
nemmeno al mondo arabo. E proprio questo senso di sradicamento, condiviso
da migliaia di
palestinesi, la spinge a raccontare la storia dei moltissimi uomini e donne
privati, come lei, del proprio paese e del proprio futuro.
L'autrice:
Ghada Karmi è
nata nel 1939 a Gerusalemme da una famiglia musulmana. È palestinese,
emigrata con la famiglia in Inghilterra nel 1948. Dottore in medicina,
autore soprattutto di saggi e accademico. Scrive spesso sulla questione
palestinese su giornali e riviste, tra cui The Guardian, The Nation e il Journal of Palestine Studies.
Dal 1999 al 2001 è stata Associate Fellow del Royal dell’Institute of
International Affairs, dove ha condotto un importante progetto sulla
riconciliazione israelo-palestinese. Attualmente Ghada Karmi è Research
Fellow presso l’Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica dell’Università
di Exeter. Vive a Londra.
La mia recensione:
Ghada ha solo cinque anni quando, insieme ai genitori e ai
fratelli, è costretta ad abbandonare il suo mondo per trasferirsi in
Inghilterra. Il papà assicura che sarà solo per poco, tanto che tutti prendono
lo stretto indispensabile e persino il cane, Rex, viene affidato
temporaneamente alla domestica, Fatima.
In realtà, alla sua casa natia, la famiglia Karmi non farà più ritorno e non sarà la sola.
È il 1948,
in Palestina è stato istituito lo stato di Israele e
molte famiglie arabe, come quella di Ghada, sono costrette a fuggire per mettersi al riparo dai violenti attacchi
degli ebrei. Tutti, nel fondo dei loro cuori, custodiscono se non la certezza
almeno la speranza che si tratti di una situazione passeggera, che qualcuno
fermerà l’avanzata ebraica e che l’incubo si concluderà con il legittimo
rientro a casa dei palestinesi. Le cose però andranno diversamente.
In realtà, alla sua casa natia, la famiglia Karmi non farà più ritorno e non sarà la sola.
Il viaggio in Inghilterra per la protagonista, così come per
molti suoi connazionali, segnerà l’inizio di un lungo esilio.
Alla ricerca di Fatima è un romanzo autobiografico, un sentito racconto in prima persona attraverso cui l’autrice rende la sua testimonianza della diaspora. Quelle che ci offre sono pagine pervase di un’atmosfera intima, intrise di ricordi che ci conducono tra le sue mura domestiche ma che assumono un significato ben più ampio perché, a partire da un’esperienza particolare e unica, ci raccontano la storia di un popolo.
Leggere questo libro, in definitiva, significa concedersi uno sguardo su una scottante pagina di storia mediorientale, significa entrare nel merito della questione palestinese provando a inquadrarla da una prospettiva diversa dal solito
La peculiarità di questo libro è quella di fornirci un dettagliato e puntuale resoconto storico degli avvenimenti ma affiancando, alla storia esterna, quella interiore. L’esilio di cui Ghada ci parla è infatti anche e soprattutto un esilio psicologico ed è su questo aspetto, in particolare, che ci fa riflettere.
Quando abbandona la Palestina per andare a vivere in Inghilterra, lei è solo una bambina. Vive il trauma del distacco, avverte lo spaesamento, ma l’impatto con la nuova realtà per lei non è del tutto negativo. A differenza degli adulti, Ghada non ha ancora assimilato a fondo la cultura araba, non ha ancora acquisito un’identità ben definita, cosicché riesce ad adattarsi al nuovo con una certa facilità.
Alla ricerca di Fatima è un romanzo autobiografico, un sentito racconto in prima persona attraverso cui l’autrice rende la sua testimonianza della diaspora. Quelle che ci offre sono pagine pervase di un’atmosfera intima, intrise di ricordi che ci conducono tra le sue mura domestiche ma che assumono un significato ben più ampio perché, a partire da un’esperienza particolare e unica, ci raccontano la storia di un popolo.
Leggere questo libro, in definitiva, significa concedersi uno sguardo su una scottante pagina di storia mediorientale, significa entrare nel merito della questione palestinese provando a inquadrarla da una prospettiva diversa dal solito
La peculiarità di questo libro è quella di fornirci un dettagliato e puntuale resoconto storico degli avvenimenti ma affiancando, alla storia esterna, quella interiore. L’esilio di cui Ghada ci parla è infatti anche e soprattutto un esilio psicologico ed è su questo aspetto, in particolare, che ci fa riflettere.
Quando abbandona la Palestina per andare a vivere in Inghilterra, lei è solo una bambina. Vive il trauma del distacco, avverte lo spaesamento, ma l’impatto con la nuova realtà per lei non è del tutto negativo. A differenza degli adulti, Ghada non ha ancora assimilato a fondo la cultura araba, non ha ancora acquisito un’identità ben definita, cosicché riesce ad adattarsi al nuovo con una certa facilità.
Crescendo finisce per integrarsi nella comunità inglese al
punto che lei stessa comincia a sentirsi “un’inglese con la pelle più scura”. I
ricordi d’infanzia non vanno perduti ma con gli anni sbiadiscono insieme, per
esempio, alla padronanza della lingua araba.
Pur essendo vittima di alcuni episodi di razzismo, Ghada finisce per sentirsi accettata nel nuovo paese ma, nel tempo, comprende di essere destinata a rimanere per sempre, comunque, una senza patria, una persona spaccata a metà e privata del vero senso di appartenenza.
Ghada si sente inglese ma non lo è davvero, è palestinese ma quando in età adulta riesce tornare in Palestina − per un breve soggiorno in veste di turista −, scopre di non essere più riconosciuta fino in fondo neanche come araba
Il romanzo attraversa un lunghissimo arco temporale,
dall’infanzia alla maturità la protagonista ci accompagna lungo il suo percorso
di vita soffermandosi sulle tappe fondamentali del suo cammino, dagli studi che
la portano a diventare un medico al matrimonio travagliato con un inglese, dalla
scelta del divorzio fino al capitolo del suo attivismo politico.
Pur essendo vittima di alcuni episodi di razzismo, Ghada finisce per sentirsi accettata nel nuovo paese ma, nel tempo, comprende di essere destinata a rimanere per sempre, comunque, una senza patria, una persona spaccata a metà e privata del vero senso di appartenenza.
Ghada si sente inglese ma non lo è davvero, è palestinese ma quando in età adulta riesce tornare in Palestina − per un breve soggiorno in veste di turista −, scopre di non essere più riconosciuta fino in fondo neanche come araba
È una vita intensa la sua, gravida di difficoltà ma anche di
successi, ad attraversala come una ferita rimane però il senso di sradicamento.
La ricerca di Fatima menzionata nel titolo è, di fatto, una ricerca simbolica
più che reale. Fatima, la vecchia domestica palestinese, rappresenta per Ghada
l’infanzia, il profumo, il colore di quella terra a cui non può tornare più. La
perderà all’inizio della sua odissea e non avrà occasione di rincontrarla,
proprio come accadrà per la sua patria.
Scritto con il chiaro intento di informare e far riflettere
piuttosto che intrattenere, Alla ricerca
di Fatima, non è un libro che si legge tutto d’un fiato. Il corposo
bagaglio di informazioni e di riferimenti storico-politici, unitamente a uno
stile fortemente descrittivo, a tratti, rallentano un po’ la lettura. Tuttavia
è un romanzo estremamente interessante e che merita di essere letto perché fa
luce su una questione spinosa e ancora aperta, ci aiuta comprendere i fatti ma ancor di più i
sentimenti e i conflitti interiori che vi si celano dietro umanizzando una
vicenda di cui spesso si parla ma della quale, forse, non si sa mai abbastanza.
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