Titolo: Storia del sentimento religioso.
Nascita, siluppo e tramonto delle religioni
Autore: Luca Immordino
Editore: Cavinato
Pagine: 167
Prezzo: 13 euro
Descrizione:
Il presente libro fornisce interessanti spunti
per capire quando, come e perché nacque, si sviluppò e stia per
tramontare il sentimento religioso nell'arco della storia dell'umanità.
L'indagine esperita a tutto tondo, scandagliando i vari settori del
sapere umano, rivela interessanti scoperte che confutano le teorie
ufficiali diffuse ai nostri giorni sull'origine del fenomeno religioso.
L'analisi sociologica e psicologica rivelerà l'importanza dell'ambiente e
dell'influenza culturale per il costituirsi delle idee sulla religione:
a seconda dei bisogni umani, degli eventi naturali, degli incontri tra
culture, muta l'idea sul divino. La straordinaria varietà di culti
sparsi per il mondo mostrerà la diversità di concezioni religiose dovute
ai diversi stili di vita ed alle diverse interazioni con l'habitat
circostante. Si analizzerà il cervello umano per rivelare gli svariati
meccanismi che sono alla base della nascita di concezioni relative al
sacro. Il cervello umano è molto complesso e molto circa il suo
funzionamento è ancora ignoto; esso è fonte di svariate elaborazioni o
rielaborazioni di quanto percepito da stimoli sia esterni che interni,
quindi fornisce una varietà d'interpretazioni straordinaria che si
riversa sul patrimonio culturale dei vari popoli. Alla fine della
trattazione si giungerà a stabilire che le società moderne non solo
possono vivere senza le strutture religiose, ma che la loro assenza sia
fonte di maggiore sviluppo sociale.
L'autore:
Luca Immordino è
laureato in Giurisprudenza, Filosofia e Scienze Storiche (senza la CEPU
ed in università pubbliche senza convenzioni). Questo è il suo terzo
libro. Scrive molti articoli sui temi trattati nei suoi libri e non, in
varie riviste; ed altro ancora. Non credendo nel “Ipse
dixit”, più che sull'autorevolezza del suo curriculum, mira ad avere
conferma circa la bontà delle sue teorie, direttamente con la serena
valutazione dei suoi lettori o dal confronto suscitato dal dibattito
culturale che nasce dalle sue produzioni intellettuali.
La mia recensione:
“Ogni uomo creò il proprio dio a sua
immagine e somiglianza”. Questa affermazione che potrà suonare
provocatoria, se non addirittura blasfema alle orecchie di un fervido credente,
costituisce il nucleo intorno al quale si sviluppa questo saggio. A partire da
un excursus che ci riporta all’origine della specie Homo Sapiens, l’autore
ricostruisce la storia del sentimento religioso, ed estendendo poi la sua
analisi all’ambito sociologico e psicologico, ci mostra come l’idea del divino
non sia innata nell’essere umano ma sia frutto di un suo atto creativo teso a fronteggiare
delle esigenze terrene. Per quanto ci si sposti nello spazio e nel tempo e si
prendano in esame religioni di tipo diverso, un dato appare infatti
incontestabile: l’uomo ricorre alla divinità per soddisfare il bisogno di dare
un senso e rendere più tollerabile la morte, le catastrofi naturali, le
malattie.
In accordo con la tesi marxista e con
quella elaborata da Sigmund Freud ne L’avvenire
di un’illusione ‒ giusto per citare due fra i massimi esponenti di questa
corrente di pensiero ‒ Luca Immordino sostiene appunto che sia stato l’uomo a
creare dio, e non il contrario. Nonostante le diversità che li
contraddistinguono, i vari culti sembrano avere tutti alcuni elementi in
comune: la paura dell’ignoto rintracciabile all’origine del sentimento
religioso e il rapporto utilitaristico che lega l’uomo alle sue divinità
(rispetto la legge divina per guadagnare il paradiso, offro sacrifici perché il
raccolto sia ricco, faccio penitenza perché le mie preghiere vengano
esaudite…), a conferma del fatto che la religione risponde a precisi bisogni
dell’uomo.
Nello stesso tempo, il proliferare di
diversi culti nel mondo, non fa che fornire ulteriore sostegno a questa ipotesi
poiché, analizzando le diverse religioni, ci possiamo rendere conto di come
cambino a seconda del contesto socio-culturale in cui attecchiscono, divenendo una
sorta di specchio della società di riferimento e una risposta alle sue
peculiari necessità.
Se fin qui l’opera non fa che
rinsaldare i concetti alla base dell’ateismo filosofico, andando avanti, si
spinge un passo oltre arricchendosi di nuove considerazioni.
Posto che la religione è
un’invenzione dell’uomo, siamo chiamati a interrogarci sulla sua effettiva
utilità e sulle ripercussioni che può avere sul tessuto sociale.
Il sentimento e le istituzioni
religiose che ne derivano, garantiscono un maggior benessere e una maggiore
libertà o è piuttosto vero il contrario? Religione e progresso sono concetti
compatibili o tra i due esiste un rapporto inversamente proporzione per cui
all’intensificarsi della fede corrisponde un indebolirsi dello sviluppo
sociale?
E proiettandoci in avanti, quale
futuro possiamo prevedere per la religione, una sua rinascita o il suo definitivo
tramonto?
Leggendo queste pagine ci renderemo conto
di come interrogativi simili abbiano un senso oggi più che mai, giacché
osservando la realtà che ci circonda e ripercorrendo la nostra storia non possiamo
fare a meno di notare che la religione
non è sempre e solo portatrice di conforto, amore, sicurezza. Le guerre sacre,
la caccia alle streghe, le persecuzioni, la messa all’indice dei libri proibiti
sono solo alcuni esempi di come il sentimento religioso possa risultare nocivo;
d’altra parte, non si può trascurare il conflitto che da sempre sussiste fra
fede e conoscenza ‒ l’ostacolo posto dalla chiesa cattolica al progresso
scientifico nel corso dei secoli è ampiamente documentato dalla storia.
Attraverso una scrittura che coniuga
il rigore scientifico con la massima fruibilità, l’autore affronta una tematica
attualissima fornendoci numerosi di punti di riflessione e suggerendoci interessantissimi punti di vista
‒ che spaziano dalla storia alla psicologia, passando per la sociologia ‒ a partire dai quali poter inquadrare
l’argomento.
La conclusione a cui giunge, per
ovvie ragioni, non potrà essere universalmente condivisibile, anche se bisogna
ammettere che segue una logica difficilmente confutabile; personalmente non
solo l’ho trovata più che plausibile, ma ho colto le previsioni finali come un
messaggio di speranza, poiché condivido in pieno l’dea che una società laica
fondata sull’autentico rispetto dei diritti umani sia più che auspicabile. Il tramonto delle discriminazioni,
delle divisioni e dei pregiudizi alimentati
dai vari fanatismi, di sicuro, non può che coincidere con l’alba di un domani
migliore.
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