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giovedì 21 aprile 2016

Recensione: Una luce accecante

Titolo: Una luce accecante
Titolo originale: The Blinding Light
Autrice: Renae Kaye
Traduttrice: Chiara Fazzi
Genere: Contemporaneo
Editore: Triskell
Lunghezza: 236
Formato: pdf, epub, mobi
Prezzo: € 5,99

Descrizione:
Jake Manning non è mai stato bravo a tenere a freno la lingua. A causa di questa pessima abitudine – e di una buona dose di sfortuna – non riesce mai a tenersi un lavoro. Ora ha un grosso debito da saldare e una madre alcolizzata e tre sorelle di cui prendersi cura. Quando gli viene offerto un posto da domestico, Jake è così disperato che accetta senza pensarci due volte. Ma gli basta un giorno per capire che il suo nuovo datore di lavoro, Patrick Stanford, è un uomo viziato, arrogante, maleducato e… cieco.
Nato senza l’uso della vista, Patrick è abituato a essere sempre accontentato, ma trova un degno avversario in Jake, che non accetta le sue intemperanze e minaccia di scambiare le etichette in braille sui barattoli della dispensa e di fuggire col suo cane guida, se non si darà una regolata. Lentamente, Jake comincia ad affezionarsi a Patrick, e le cose a casa sembrano andare per il meglio. Ma quando finalmente decide di pensare alla propria vita e di dedicarsi alla sua nascente storia d’amore, i doveri di famiglia si fanno di nuovo pressanti, mettendolo nella posizione di dover scegliere… o di permettere a Patrick di aiutarlo.

La mia recensione:

Lavorare alle dipendenze di Patrick Stanford si rivela un incubo per chiunque. Arrogante, esigente, capriccioso, l’uomo ha già messo in fuga una fitta schiera di domestici quando Martha West, titolare della Housekeeping Inc., offre il posto di lavoro a Jake Manning. Le premesse sono tutt’altro che rosee, ma lui ha un disperato bisogno di soldi, perciò accetta la sfida.
Il primo approccio fra loro somiglia un po’ a un appuntamento al buio: durante il turno lavorativo di Jake, Patrick è sempre fuori, cosicché non si incontrano mai. Un elenco puntato, perentorio e impersonale, è l’unico  mezzo attraverso cui comunicano.  In effetti, soddisfare le necessità del signor Stanford non è facile perché è cieco, dunque la gestione della sua casa richiede una serie di attenzioni particolari: è indispensabile che ogni cosa sia al suo posto, che tutto sia corredato di etichette in braille, che i punti di passaggio siano rigorosamente privi di ostacoli… ma a rendere più faticoso il compito è il suo caratteraccio che emerge persino dalle sintetiche note scritte.
Grazie, per piacere, scusa sono parole assenti nel vocabolario di Patrick. Ordinare, pretendere e criticare  sembrano, invece, essere la sua specialità.
Jake, tuttavia, non è un tipo che si lascia intimidire, né tantomeno si scoraggia di fronte alle difficoltà. Nonostante la sua giovane età, la vita l’ha già messo abbondantemente alla prova: figlio di una madre alcolizzata, non ha mai conosciuto il padre; sin da piccolo, ha dovuto vestire i panni dell’uomo di casa e prendersi cura delle tre sorelle minori. Il suo disperato bisogno di soldi, d’altra parte, si deve proprio al fatto che sta ripagando dei debiti di gioco contratti dalla madre, mentre continua a mantenere l’intera famiglia. Insomma, le motivazioni per tenere duro, di certo, non gli mancano, per questo stringe i denti e si sforza di resistere.
Inizialmente è un braccio di ferro fra due ossi duri, quando fortuitamente i due uomini si incontrano, però, qualcosa comincia a cambiare.
Nel momento in cui Jake e Patrick si ritrovano faccia a faccia, scoprono di essersi lasciati fuorviare da una serie di pregiudizi, giacché entrambi si rendono conto di trovarsi al cospetto di qualcuno che non somiglia neanche lontanamente a quello che si erano prefigurati. Jake dava quasi  per scontato  che il suo datore di lavoro fosse un anziano burbero, invece scopre che è un giovane dalla bellezza mozzafiato; mentre Patrick era certo che la sua domestica fosse una donna…
L’incontro, verificatosi come un incidente di percorso, in realtà non sarà che l’inizio di una svolta.
Pian piano i due uomini accorceranno le distanze e cominceranno a conoscersi.
Ecco allora che l’arroganza di Patrick si rivelerà un sintomo di insicurezza, un atteggiamento difensivo, legato al senso di inferiorità e dipendenza che avverte a causa della sua cecità. Jake riuscirà a scorgere il ragazzo sensibile e dolce sotto la corazza e a farlo affiorare in superficie.
Il rapporto lavorativo si evolverà così in una bella amicizia, fino a trasformarsi in qualcosa di molto più intenso.
La prima parte del romanzo è occupata dalla dolcissima storia d’amore che gradualmente sboccia fra i due protagonisti. Jake, che è anche la voce narrante, buca la pagina con la sua personalità che è condensato di pregi, al punto che il suo unico limite è quello di sembrare “troppo bello per essere vero”. Impossibile non innamorarsi di una ragazzo tanto dolce, paziente, altruista, responsabile, sincero. Benché il destino sia stato crudele nei suoi confronti, lui ha reagito con positività, facendo tesoro delle brutte esperienze e tirando sempre fuori il meglio.
Il modo in cui si prende cura di Patrick è commovente, ma altrettanto toccante è la bellezza interiore di quest’ultimo, la spontaneità e la generosità con cui si offre al compagno nell’istante in cui comprende di potersi fidare e di poter essere accettato per quello che è.
Benché dei due sia Patrick il disabile e quindi, presumibilmente, l’elemento debole all’interno del rapporto, Renae Kaye ci mostra come, di fronte all’amore, siamo tutti sullo stesso piano e nessuno è immune alle fragilità. La relazione che si delinea fra loro, colpisce proprio per il bisogno reciproco che i due uomini maturano l’uno dell’altro, creando un equilibrio in cui non ci sono forti e deboli, disabili e abili, ma semplicemente due anime che si completano.
Pur non avendo un’indole molto romantica e avendo una predilezione per le storie a tinte forti, ammetto di essermi lasciata travolgere dall’amore e dalla passione – molteplici e particolarmente hot sono anche le scene di sesso – che caratterizzano questa coppia. Peso però che il vero punto di forza, sia da rintracciare nella seconda parte del romanzo, in cui assistiamo a una svolta inattesa. Non vi svelerò nei dettagli cosa accade per evitare spoiler, ma vi anticipo che viene introdotta una tematica attualissima: quella delle adozioni nelle coppie gay.
Ho apprezzato tanto la delicatezza e la sensibilità con cui l’autrice affronta l’argomento, scegliendo di regalarci una favola. Parlo di favola perché l’epilogo che confeziona, un po’ come Jake, è “troppo bello per essere vero”, la nostra realtà purtroppo è più irta di ostacoli e solitamente certe situazioni non sfociano in un lieto fine. Il quadro familiare che si delinea nelle battute conclusive ha quindi il sapore di un mondo ideale, di ciò che personalmente auspico e che il più delle volte non è, ma non di meno mi ha commossa e mi ha infuso un senso di speranza.



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