mercoledì 16 novembre 2016

Recensione: La donna della cabina numero 10

Titolo: La donna della cabina numero 10
Autrice: Ruth Ware
Editore: Corbaccio
Pagine: 368
Prezzo: 16,90

Descrizione:
Doveva essere la crociera perfetta. Le luci del grande Nord su una nave di lusso, l’Aurora Borealis, in compagnia di pochi e selezionatissimi ospiti. Un’ottima opportunità professionale per la giornalista Lo Blacklock, incaricata di sostituire il suo capo e ben felice di trovare sollievo dallo choc provocato da un tentativo di furto subito nella sua casa di Londra.
Ma la crociera si trasforma ben presto in un incubo atroce… Durante la prima notte di viaggio, Lo assiste a quello che ha tutta l’aria di essere un omicidio, proprio nella cabina accanto alla sua, la numero 10. Non solo nessuno le crede, ma la ragazza che dice di aver incontrato nella stessa cabina sembra non essere mai esistita: non è a bordo, nessuno la conosce, e le tracce lasciate dalla sua misteriosa presenza svaniscono una dopo l’altra. Bloccata sulla nave e sempre più isolata nella sua ricerca, Lo cade in preda al terrore. Sta forse impazzendo? Oppure è intrappolata in mezzo all’oceano, unica testimone di un delitto e in balia di uno spietato assassino?
Inquietante, coinvolgente, claustrofobico, La donna della cabina numero 10 conferma la nascita di una nuova autrice di grande talento nel panorama del thriller internazionale.

L'autrice:
Ruth Ware è cresciuta a Lewes, East Sussex. Dopo una giovinezza trascorsa a leggere Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Josephine Tey, non è sorprendente che abbia deciso di fare la scrittrice di gialli. Oltre alla «Donna della cabina numero 10», Corbaccio ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, «L’invito», che è entrato nei bestseller del «Sunday Times» e del «New York Times», e diventerà un film con Reese Witherspoon. Ruth Ware vive a Londra con la famiglia.

La mia recensione: 

Il viaggio inaugurale dell’Aurora Borealis, per Laura Blacklock, rappresenta l’occasione che aspettava da una vita. Come inviata speciale della rivista Velocity, finalmente avrà l’opportunità di firmare un reportage importante e guadagnare l’agognata promozione. La crociera, inoltre, potrà fornirle l’opportunità di staccare la spina dalla solita routine e distrarsi dai problemi personali, il che non è un dettaglio trascurabile, giacché Lo, nella vita privata, sta attraversando un momento difficile. Di recente ha subito una rapina nel suo appartamento e ha ancora i nervi tesi, se ciò non bastasse, la relazione con il fidanzato Judah sembra essere giunta a un punto di rottura. Farsi coccolare nella spa di una nave di lusso e poter ammirare dal vivo le tanto decantate luci nordiche, probabilmente l’aiuterà a rilassarsi e a riordinare le idee.
Perlomeno, queste sono le aspettative della giornalista. La realtà le riserverà ben altro e la sorprenderà con lo stesso sgradevole impatto di una doccia gelata.
Giunta a bordo, Lo scopre che Ben, un collega con cui ha avuto una storia sentimentale finita male, è fra i passeggeri dell’Aurora e che quindi dovrà affrontare il viaggio in sua compagnia. Di certo non lo si può considerare un buon inizio, tuttavia il peggio deve ancora arrivare.
Nel cuore della notte, Lo sente un grido, seguito da un tonfo, provenire dalla cabina accanto alla sua e, dalla propria veranda, scorge una figura umana scomparire fra i flutti. Una scena agghiacciante che dà una scossa violenta al suo equilibrio fragile, ma il vero incubo comincia quando lei denuncia l’accaduto, perché nessuno le crede. A quanto pare, la cabina numero dieci, quella in cui si sarebbero svolti i fatti, è priva di occupanti, poiché la persona che l’aveva prenotata ha disdetto all’ultimo momento. I passeggeri e i membri dello staff registrati alla partenza sono tutti presenti, sicché è da escludere che qualcuno sia finito in mare. Eppure, Lo è sicura di quello che ha visto, così come è sicura che la cabina numero dieci non fosse vuota, perché prima di cena lei ha bussato a quella porta e una donna le ha aperto… una donna con cui ha parlato e che le ha prestato il suo mascara. I suoi lineamenti sono ben scolpiti nella  mente di Lo, anche se nessuna delle persone a bordo sembra somigliarle e tutti sono pronti a giurare che non sia mai stata lì.
Possibile che stia impazzendo e che tutto sia tutto frutto della sua immaginazione?
Leggendo ci si sente come in bilico fra un film di Hitchcock e un romanzo di Agatha Christie, intrappolati in una situazione perturbante in cui il confine fra realtà e allucinazione si assottiglia fino a svanire.
Lo è pazza, è vittima di un complotto o ha davvero assistito a un delitto? Sono queste le domande che ci accompagnano per buona parte del romanzo e che ci inducono a osservare ogni dettaglio con circospezione, a elaborare mille ipotesi per poi essere puntualmente smentiti. Ruth Ware si mostra abilissima nel creare suspense e depistare le indagini, la sua scrittura ci cattura in una morsa immaginaria che pare stringersi sempre di più, provocando un effetto ansiogeno.
La trama si sviluppa sulla scia di una curva iperbolica, man mano che le pagine scorrono, conquistiamo nuovi tasselli che, almeno in teoria, dovrebbero aiutarci a ricomporre il puzzle della verità, ma che acuiscono la tensione anziché allentarla, infatti, all’aggiunta di ogni tassello tutto si complica, diviene più agghiacciante del previsto, più pericoloso. Pian piano ci si rende conto che la soluzione del mistero non può coincidere con la salvezza ma con il principio di un nuovo incubo.  
Attraverso la narrazione in prima persona e una caratterizzazione psicologica realistica e dettagliata, l’autrice ci cala con efficacia nei panni della protagonista facendoci respirare la sua paura, il suo smarrimento e, nello stesso tempo, il senso di disperazione che gradualmente si tramuta in rabbia, in sete di verità e rivalsa.
Un giallo ingegnoso per un’autentica traversata da brividi, che dal mare del Nord ci trascina negli abissi dell’anima.




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