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lunedì 9 gennaio 2017

Recensione: Ritorno

Titolo: Ritorno
Titolo originale: Return
Serie: Davlova #2
Autrice: A. M. Sexton
Traduttrice: Emanuela Graziani
Genere: drammatico, distopico
Lunghezza: 313 pagine
Editore: Triskell
Formato: pdf, epub, mobi
Prezzo: € 6,99

Descrizione:
L’eccitante conclusione di “Liberazione”.
Il fuoco infuria nella città di Davlova, sulla scia di una rivoluzione sanguinosa. L’alta società, che aveva instaurato una tirannia, è stata deposta. Nel mezzo del caos, Misha e Ayo scappano sulla barca di Miguel Donato e fuggono attraversando il mare, diretti alla lontana città di Deliphine.
Misha ha sognato per tutta la vita di lasciarsi Davlova alle spalle, ma adesso l’unica cosa che vuole è tornare a casa. Non sa se la città è ancora in piedi o quanti dei suoi amici sono sopravvissuti. Ma prima di tornare a Davlova e trovare il suo posto nel paesaggio distrutto dei fossati, dovrà fronteggiare una nuova minaccia a Deliphine: la Dollhouse.
Anche a Deliphine, la maggior parte delle persone crede che la Dollhouse sia un mito, ma Misha sa la verità. La Dollhouse è reale. È spietata. Ha i suoi piani.
E rivuole Ayo.

La mia recensione:

Qual è il confine fra l’uomo e la bestia, fra l’essere umano e il frutto delle sue manipolazioni genetiche? In cosa si identifica il concetto stesso di umanità? Esiste spazio per l’amore in un mondo in cui il suo significato sembra essersi perso?
Gli interrogativi riecheggianti sin dalle prime battute di questa serie tornano a farsi pressanti nel capitolo conclusivo.
Dopo il colpo di stato che ha rovesciato il governo di Davlova, Misha e Ayo si ritrovano in viaggio verso Deliphine. La loro vorrebbe essere una fuga verso la libertà e l’inizio di una nuova vita, priva di condizionamenti, ma non si tratta di un obiettivo facile da perseguire. La morte di Miguel Donato non è bastata a spezzare le loro catene, almeno non quelle di Ayo, che ha sempre un chip nella testa e continua a rispondere ai comandi  che i suoi programmatori gli hanno impiantato nel cervello. Ora che il suo padrone è venuto meno, l’ordine che gli rimbomba nella mente è quello di tornare dai suoi creatori, alla Dollhouse, e gli è quasi impossibile contrastarlo.
Misha tuttavia non è disposto a lasciarlo andare. Non dopo aver perso tutto e aver ucciso per lui, non adesso che sente di esserne innamorato.
Sarà proprio questa la nuova sfida, quella che scandirà l’inizio del ritorno: affrontare la Dollhouse, ammesso che esista davvero e non sia solo un mito come taluni affermano, e far sì che liberi definitivamente Ayo dai suoi condizionamenti, riportandolo alla sua condizione originaria di semplice essere umano, sempre che ciò sia possibile.
Appare subito chiaro che si tratta di un’impresa titanica, costellata di  mille dubbi e difficoltà.
La narrazione scorre rapida, all’insegna dell’azione e dei mille pericoli con cui i due protagonisti devono confrontarsi. Dall’inizio alla fine ci ritroviamo a trattenere il fiato mentre un senso di catastrofe imminente incombe. L’autrice imbastisce una trama al cardiopalma, fittissima di imprevisti al punto da non concedere mai tregua. Quando sembra che la storia abbia preso una certa direzione e che si stia preannunciando una schiarita, le carte vengono rimescolate e ci riscopriamo al punto di partenza, di fronte e nuove minacce, più temibili, più oscure delle precedenti.
Il senso di inquietudine sale perché, questa volta, il nemico da affrontare è più subdolo. Non ha un volto definito come Donato, ma è qualcosa di intangibile, di strisciante, privo di una precisa identità.
Sarà una vera  odissea quella che Misha e Ayo dovranno affrontare, un percorso lungo e intricato che, a un certo punto, li riporterà a Davlova e sarà proprio lì che avranno appuntamento con il loro destino.
In questo secondo libro l’autrice alza il tiro, assistiamo quasi a un salto che ci trasporta su un piano narrativo più complesso e più ricco di sfumature. Mentre si sviluppa  una storia d’amore tanto intensa che strazia l’anima, lo scenario distopico assume tratti sempre più interessanti, tempestandoci di mille suggestioni. Quella a cui i due giovani fanno ritorno è una Davlova che si risveglia all’indomani della rivoluzione, lo scenario però non è quello immaginato. I vecchi tiranni sono stati deposti ma la vita non sembra essere migliorata per nessuno. La gente è ridotta alla fame, le costruzioni in macerie. Si continua  a rubare e  a prostituirsi per sopravvivere. Sono cambiati i “padroni”, le barriere architettoniche che separavano la città alta da quella bassa sono crollate, tuttavia il divario permane. A cosa  è servito lottare allora?
La personale battaglia di Misha e Ayo pian piano si intreccia con gli accadimenti che seguono il colpo di stato e all’obiettivo originario, quello di liberarsi dalla minaccia della Dollhouse, se ne aggiunge un secondo, non meno difficile da realizzare: trovare una nuova dimensione in un contesto ostile e nel contempo reinventarsi.
Tornare a casa per Misha non può significare tornare a rubare o a vendere il proprio corpo, giacché farlo sarebbe la vera sconfitta.
In effetti, questo personaggio, che già si era rivelato eccezionale nel capitolo precedente, non smette di stupirci. Qui avremo occasione di conoscere un Misha ancor più coraggioso, più maturo, ma anche ottimista e altruista al punto da divenire una sorta di eroe per i suoi concittadini.
Nondimeno Ayo mostrerà una grandissima forza a dispetto della sua apparente fragilità, assicurandosi un posto privilegiato nel nostro cuore.
Particolarmente toccanti sono i momenti di intimità fra loro che qui mantengono una carica erotica altissima ma si spogliano della brutalità che aveva permeato le descrizioni del libro precedente, per  impregnarsi di una sorta di lirismo struggente.
Alla ricchezza e profondità di contenuti si associa inoltre uno stile raffinato e poetico  che rappresenta di sicuro un valore aggiunto.
Ritorno è una profonda storia d’amore fra due anime, martoriate ma mai soggiogate da un destino avverso, ma anche una storia di ribellione, di solidarietà e speranza. È l’alba dopo una lunga notte, è morte e rinascita, è la vittoria di chi soffre e non soccombe, di chi non si nasconde ma comprende che per vincere l’oscurità bisogna “passarci attraverso”.









 

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