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lunedì 6 marzo 2017

Recensione: Il respiro del fuoco

Titolo: Il respiro del fuoco
Autore: Federico Inverni
Editore: Corbaccio
Pagine: 474
Prezzo: 16,90

Descrizione:
Manca poco al tramonto quando il cielo grigio e nero che incombe sulla città di Haven si accende di un rosso infuocato. Ma quel bagliore non proviene dal sole calante che tenta di illuminare uno degli ultimi giorni che precedono il Natale.È il rosso violento di un incendio scaturito sulla cima di una collina in periferia, nella cittadina abbandonata di Eden Crossing.Il respiro del fuoco non ha lasciato scampo: l’eccentrico tempio che accoglieva il reverendo Tobias Manne e i suoi adepti è ora un sepolcro ardente con decine di vittime.La profiler Anna Wayne e il detective Lucas sono arrivati troppo tardi per impedire quel suicidio rituale...  ma qualcosa appare assurdamente incongruo. Qualcuno è riuscito a dominare il fuoco, a farsene padrone. E forse quello non è un suicidio collettivo, ma la più efferata delle stragi, messa in atto da una mente visionaria e geniale. Perché esiste soltanto una cosa più affascinante e pericolosa del manipolare il fuoco: manipolare le menti. Mentre in città la notte arde di altri fuochi, Anna e Lucas devono sfidare il tempo per riuscire a elaborare un profilo del killer, ricostruire la storia delle vittime e individuare la più sfuggente delle ombre, prima che uccida ancora.Ma ogni indagine ha un prezzo, e quando sia Anna sia Lucas scoprono che quel caso affonda le radici nel loro passato, nei loro segreti, sono costretti a chiedersi se possono davvero fidarsi l’una dell’altro... O se invece, come predicava il reverendo Tobias Manne, non sia il momento di compiere l'ultimo passo: accettare l'inaccettabile.

L'autore:
Federico Inverni è lo pseudonimo di un autore che preferisce conservare il proprio anonimato, lasciando che siano i suoi romanzi a trovare la loro strada, ma è felice di parlare con i suoi lettori e con i tanti librai che l’hanno contattato attraverso i social network. Nasconde i suoi interessi e le sue passioni fra le righe che scrive. Ha esordito con Corbaccio nel 2016 con il thriller Il prigioniero della notte, il primo romanzo con protagonisti la profiler Anna Wayne e il detective Lucas. Il respiro del fuoco è il suo secondo romanzo.

La mia recensione: 
Manca poco a Natale, la città di Haven brilla di luci colorate, ma un bagliore decisamente più vivo e più forte illumina la collina su cui sorge il complesso di Eden Crossing. Nessuna festa in questo caso ma un terribile appuntamento con la morte. Le fiamme stanno divorando il tempio dei Testimoni dell’Avvento e si sospetta che sia in atto un suicidio rituale.
Il gruppo religioso capeggiato dal reverendo Tobias Manne era già nel mirino della polizia proprio perché c’erano state strane avvisaglie.
Il primo sopralluogo, però, mostra una serie di incongruenze che fanno pensare a qualcosa di ancor più terribile. Forse gli adepti non si sono votati liberamente al suicidio ma sono vittime di una strage, un omicidio di massa orchestrato da una mente malata.
A occuparsi del caso sono la profiler Anna Wayne e il detective Lucas, già protagonisti de Il prigioniero della notte. Quest’ultimo è ancora in terapia e non sembra aver risolto del tutto i suoi problemi di depersonalizzazione e derealizzazione, scaturiti da un suo trauma passato. I colleghi non sono sicuri che sia idoneo a svolgere le indagini, ma Anna non ha alcun dubbio: lo vuole al suo fianco anche questa volta.
Risolvere l’enigma è una vera sfida, giacché l’unica testimone superstite scompare prima ancora di poter rendere la sua deposizione. Non vi sono indizi, non sembra esserci un movente, e la situazione si complica quando altre persone, presumibilmente membri della setta che non erano al tempio la notte della strage, cominciano a morire, misteriosamente bruciati in altri luoghi della città.
Vittimologia, questa secondo Anna è l’unica vera pista da seguire per risolvere il mistero. In mancanza di altro, non resta che far parlare i morti, lasciare che siano loro a raccontare, con le loro ferite, i loro trascorsi, quello che è accaduto.
Leggendo si ha l’impressione di avventurarsi in un labirinto, poiché la matassa si ingarbuglia sempre più. Tentare di ricostruire i fatti significa scavare nei segreti della setta, comprendere le sue dinamiche, il suo credo, penetrare nella mente del suo leader carismatico, e nello stesso tempo non perdere di vista le possibili implicazioni con l’esterno, gli eventuali fili sottili che dai Testimoni dell’Avvento si dipartono per seguire ben altre vie.
Con grandissima sagacia Federico Inverni semina lungo il percorso numerose tessere atte a comporre un puzzle sorprendente e complesso. Andando avanti ci si rende conto che il fanatismo religioso, pur giocando un ruolo importante fino alla fine, non è che la punta di un iceberg. La verità si annida in una mente diabolica ed è nei suoi meandri che occorre avventurarsi per scoprirla.
L’assassino da stanare, infatti, è un autentico manipolatore, in grado di giocare non solo con il fuoco ma con la psiche di chi gli dà la caccia.
Sin da subito siamo catturati negli ingranaggi del processo investigativo;  in maniera dettagliata  avvincente e credibile, l’autore ci descrive un lavoro di squadra in cui ciascun componente, con le sue competenze, fornisce  un valido contributo, basti pensare al medico legale Sasha o all’esperto informatico Jian Carvin. Tuttavia, per Anna e Lucas la sfida  sarà doppia, in quanto non sarà rappresentata unicamente dalla complessità del caso ma dal loro coinvolgimento emotivo nello stesso.  Il killer, a un certo punto, mostrerà di conoscerli bene, di possedere dettagli sul loro passato che persino loro stessi ignorano e non esiterà a usarli, coinvolgendoli una sorta di partita a scacchi perversa. Per poterlo stanare, entrambi dovranno  fare i conti con i reciproci fantasmi, con i personali traumi irrisolti.
In questo modo, avremo dunque occasione di approfondire la conoscenza dei due personaggi, che rappresentano un po’ un mistero nel mistero. Il ritratto già delineato nel romanzo precedente ma ancora ricco di lacune si arricchisce qui di nuove sfumature, pur lasciando diversi quesiti in sospeso, che presumibilmente troveranno risposta in un seguito.
Un thriller intrigante e ben congegnato, si fa leggere tutto d’un fiato, complice anche uno stile accattivante e a tratti poetico, tenendoci in equilibrio sulla sottile linea di confine che separa sanità mentale e follia.  








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