Titolo: Un luogo a cui tornare
Autrice: Fioly Bocca
Editore: Giunti
Pagine: 250
Prezzo: 12,90
Descrizione:
«Perché una casa è anche e soprattutto questo: un luogo che resiste, ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia o diventi. Puoi averne cento, o una sola. Ma conta poco, perché quell’unica può combaciare col mondo.»
«Sempre così, ogni volta la stessa storia» pensa con rabbia Argea mentre guida veloce per le strade battute da una pioggia torrenziale. Le lacrime che le offuscano la vista, la musica alta, il movimento ipnotico dei tergicristalli. Poi, all’improvviso, una sagoma scura le si para davanti.
Argea si risveglia in ospedale, accanto a lei c’è Gualtiero, il suo fidanzato, lo stesso che quella sera le ha dato buca per l’ennesima volta. Via via che la mente si snebbia, si fanno largo i sensi di colpa: ha investito un passante? lo ha travolto con la sua auto?
Solo qualche stanza più in là, nel reparto di terapia intensiva, Zeligo è in coma. Le uniche cose che ha con sé sono una carta di identità scaduta e la foto di un bambino. L’ispettore dice che si tratta di un rifugiato bosniaco, un senzatetto, probabilmente ubriaco. Nessuno viene mai a trovarlo.
Spinta dai rimorsi e dall’inquietudine per una vita che non la soddisfa del tutto, Argea comincia a fare visita a Zeligo e, quando l’uomo finalmente si risveglia, scopre la sua straziante storia. È così che viene a contatto con un mondo sommerso, doloroso ma anche libero da ogni vincolo, che la attrae e la spaventa al tempo stesso. Determinata ad aiutare Zeligo, Argea non sa ancora che, proprio come hanno predetto i tarocchi, grazie a questo incontro tutto nella sua vita è destinato a cambiare.
Con il suo stile poetico e delicato, Fioly Bocca ci regala un romanzo di profonda umanità sul coraggio di scegliere di amare, nonostante tutto.
Fioly Bocca vive sulle colline del Monferrato ed è madre di due figli. Laureata in Lettere all'Università degli Studi di Torino, si è specializzata con un corso in redazione editoriale. Ovunque tu sarai, il suo romanzo d’esordio nel 2015, è stato un grande successo del passaparola, cui ha seguito L'emozione in ogni passo. I diritti di traduzione dei suoi romanzi sono stati venduti in Germania, Francia, Norvegia, Olanda e Turchia.
La mia recensione:
Basta un attimo a sconvolgerti la vita, un momento di distrazione,
una debolezza e lo scenario a cui sei abituato cambia forma e colore, tanto che
temi di non poterti più ritrovare. Per Argea quell’attimo si concretizza in uno
scontro, in senso fisico. Sta guidando di notte, è triste perché il compagno le
ha dato buca e ha la vista appannata dalle lacrime; distoglie lo sguardo dalla
strada per qualche secondo, giusto il tempo di frugare nella borsa alla ricerca
delle sigarette e tanto basta perché cali il buio. Al suo risveglio in
ospedale, apprende di aver investito un uomo, ora ricoverato in stato di coma.
Tutti sembrano minimizzare l’accaduto: quel tizio era ubriaco, è un profugo
bosniaco, un senzatetto, colpa sua se le ha tagliato la strada. Argea è una
giornalista, una scrittrice stimata, quel che conta è che lei se la sia cavata
con poco.
La donna, tuttavia, non condivide lo stato d’animo generale.
Avverte un forte senso di colpa opprimerle il petto e l’idea che nessuno si preoccupi
dell’uomo a causa del suo status
sociale le sembra una grande ingiustizia. Quando apprende che nessuno viene mai
a trovarlo, il suo malessere aumenta.
Sebbene, Gualtiero, il suo compagno, tenti di dissuaderla in
ogni modo, non appena è in grado di alzarsi, Argea chiede di poter far visita
alla sua vittima, che ha scoperto
chiamarsi Zeligo. Si stabilisce così un legame che diventerà duraturo e finirà
per segnare in modo indelebile le vite di entrambi.
L’incidente si trasforma in occasione: l’occasione di un incontro
decisivo fra due persone, all’apparenza agli antipodi, ma accomunate da qualcosa
di profondo. Pur avendo background completamente diversi, Argea e Zeligo
attraversano un momento delicato nelle loro esistenze, una sorta di fase di
transizione in cui hanno smarrito la rotta e hanno bisogno di qualcosa, o
qualcuno, che li aiuti a ritrovarla.
Zeligo è finito per strada dopo aver perso la donna che
amava. È caduto nel baratro dell’alcolismo e per questo ha dovuto allontanarsi
dal figlio, che adesso teme di perdere definitivamente.
Argea, invece, sembra avere una vita felice: un lavoro che
le piace, una bella casa, un fidanzato invidiabile, sebbene, diversamente da
lei, non sia pronto a far evolvere la loro relazione in qualcosa di più
stabile. Eppure, non riesce a dirsi felice. C’è qualcosa che le manca perché
possa sentirsi completa, questo qualcosa coincide con un bisogno inappagato di
maternità.
Una volta che si saranno conosciuti, i due protagonisti non
riusciranno più ad allontanarsi e tra loro nascerà una bellissima amicizia. Aprendosi
l’uno all’altra, mettendo a nudo le reciproche anime, le rispettive paure e i
propri sogni, finiranno per aiutarsi a trovare il loro posto nel mondo.
Il luogo a cui tornare,
di cui con grandissima sensibilità e delicatezza ci racconta Fioly Bocca, è
quel posto ideale, chiamato casa, che non si identifica con quattro mura ma ha
le sue fondamenta dentro di noi e ci segue, e resiste a qualsiasi tempesta,
ovunque andiamo. È la dimensione in cui finalmente ci sentiamo realizzati e al
sicuro, in cui ci sentiamo completi e amati.
Un racconto dalla prosa evocativa ma costruito con mattoni
semplici, che rimandano a una quotidianità ordinaria, come quella di Argea –
scandita dal lavoro, dalla famiglia, dai progetti da realizzare – e a una
quotidianità in ombra, quella dei migranti, dei senzatetto, di coloro che
vivono ai margini, come Zeligo. Dal confronto di queste due realtà in antitesi emergono
i valori più sacri, quelli che danno un senso al nostro vivere e che, a
prescindere dal vissuto di ciascuno, ci accomunano.
Leggere questo libro è come compiere un viaggio nelle profondità
dell’anima, un’esperienza toccante in cui facilmente ci si immedesima e ci si
riconosce. Possiamo essere diversi per nazionalità, colore della pelle,
estrazione sociale ma l’umanità è una sola e tutti aspiriamo a un’unica meta, a
quel luogo appunto che chiamiamo casa. Costruendo un percorso incredibile,
dalle atmosfere intime e sognanti, i protagonisti del romanzo ci mostrano la
via, invitandoci a cogliere lungo il percorso la magia delle piccole cose.
Come dirà Zeligo: “non è importate quello che accade ma ciò
che facciamo delle cose che accadono”, ed è proprio in questa misura che
possiamo diventare artefici della nostra felicità.
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