Buongiorno cari follwer,
oggi ho il piacere di partecipare a un nuovo Review Tour, organizzato in occasione dell'uscita di Un gancio al cuore di Manuela Chiarottino, prevista per il prossimo 10 settembre.
Oltre alla mia recensione in anteprima, vi propongo una mini intervista all'autrice.
Titolo: Un gancio al cuore
Autrice: Manuela Chiarottino
Editore: sel publishing
Lunghezza stampa: 300 circa
Prezzo: 3,49
Descrizione:
Tirare pugni a un sacco, sfogando tutto ciò che ha dentro, è
per Byron l’unica maniera di dimenticare. Dimenticare un passato solitario, un
presente in cui arranca, un futuro grigio e piatto che gli sta piombando
addosso senza freni. Non c’è carriera, per lui, né nobiltà alcuna nel pugilato,
bensì una scappatoia, una via per guadagnare il necessario utile a lui e sua
nonna per abbandonare la povertà. E sua madre… be’, lei continua ad andare e
venire dalla casa del suo “fidanzato” e per Byron è meglio non pensarci. Tutto
sembra destinato a rimanere così, quindi, statico e deprimente, fino a quando
nella palestra di John non entra Brandon, l’angelo nero, un ex pugile dallo
sguardo enigmatico e il sorriso irriverente. Per Byron è il cataclisma, ma non
è l’unico a sentirsi trasportato dagli eventi: Brandon rimane folgorato dal
ragazzo ancor prima di averlo messo a fuoco. Può l’amore cambiare del tutto le
carte in tavola? Possono i vinti diventare vincitori, se ci credono davvero? E
i colpi della vita possono fare male più di quelli ricevuti in pieno viso?
La mia recensione:
Byron si accinge diventare un pugile di professione. Manca
poco al suo primo incontro ufficiale quando il suo allenatore gli fa conoscere
Brandon Cooper. Quest’ultimo è un ex campione e toccherà a lui seguirlo
nell’ultima fase della sua preparazione.
Fin qui nulla di strano. La situazione comincia a
complicarsi e a farsi incandescente nel momento in cui due uomini si rendono
conto di essere attratti l’uno dall’altro.
L’omosessualità nel mondo della boxe è un tabù perché in
antitesi con l’idea di machismo che l’accompagna, se si scoprisse che Byron è
gay, la sua carriera sarebbe morta sul nascere. La cosa più saggia da fare, per
lui, sarebbe ignorare la voce del cuore e prendere le distanze da Brandon prima
che sia troppo tardi, ma è davvero ciò che vuole?
La storia comincia in un momento critico per il
protagonista. In effetti, Byron attraversa una fase caratterizzata da mille
incertezze, un momento in cui non sa decidere che direzione dare alla sua vita.
La boxe lo appassiona ma può rappresentare sul serio il suo futuro? La verità è
che il ragazzo ha un nodo irrisolto nella sua esistenza. Cresciuto senza un
padre, ha vissuto perlopiù con sua nonna, potendo contare solo raramente sulla
presenza della madre che, insicura e incline a innamorarsi sempre degli uomini
sbagliati, non ha mai saputo prendersi davvero cura di lui.
Tirare pugni a un sacco – o a un avversario – è una valvola
di sfogo, un modo per cacciare fuori la rabbia accumulata negli anni. Ma è
l’atteggiamento giusto per un pugile?
Oltre a farlo fremere di desiderio, Brandon lo indurrà a
riflettere sulle sue motivazioni, finendo per allenarlo, sia pure non
intenzionalmente, ad affrontare la vita più che l’avversario sul ring.
Un gancio al cuore
ci fa sognare con una bellissima storia d’amore ma nello stesso tempo si
propone come un romanzo di formazione e pone l’accento su una tematica di
spessore come l’omofobia nel mondo dello sport. Pur tessendo una trama di
fantasia, l’autrice si ispira a una figura reale del mondo del pugilato: quella
di Emile Griffith, campione mondiale e protagonista di una triste vicenda
giudiziaria, gravata appunto dal suo orientamento sessuale.
Brandon e Byron sono un esempio di come i pregiudizi e
l’intolleranza possano essere causa di grandi sofferenze costringendo a delle
scelte assurde. Nello stesso tempo, però, diventano anche simbolo dell’amore
che non conosce barriere e trova sempre e comunque un modo per affermarsi e
vincere su tutto.
Le scene che descrivono gli allenamenti si alternano a
quelle più hot nelle quali i due protagonisti esprimono la reciproca passione e
liberano un sentimento in crescita. Fra le une e le altre si inseriscono poi le
pagine che ricostruiscono il passato di Byron e la sua disastrosa situazione
familiare. È qui che trova spazio il rapporto privilegiato – intriso di amore e
grande tenerezza – che il ragazzo ha instaurato con la nonna, e quello
conflittuale con la madre, donna immatura e incapace di assumersi qualsiasi
responsabilità. Sono piccoli ma efficaci spaccati che contribuiscono a delineare
in modo credibile e approfondito la psicologia del personaggio rendendoci
partecipi del suo malessere e nondimeno del suo percorso di crescita. Byron è,
infatti, un personaggio in evoluzione, lo incontriamo iroso e impulsivo
all’inizio del romanzo per riscoprirlo maturo e più sicuro di sé in un epilogo
che segna il punto di un nuovo inizio.
Pur avendo trovato un po’ eccessiva la rapidità con cui i
due protagonisti si innamorano perdutamente l’uno dell’altro, sono riuscita a
immedesimarmi e a emozionarmi con loro.
“Dentro o fuori dal ring, non c’è niente di male a cadere. È
sbagliato rimanere a terra” scrive l’autrice a un certo punto del romanzo
citando Muhammad Ali. Brandon e Byron ci mostrano proprio come ci si possa
alzare dopo essere stati atterrati dalla vita, come da vinti ci si possa
trasformare in vincitori semplicemente aprendosi all’amore.
Intervista a Manuela Chiarottino:
Come nasce Un gancio al cuore?
Mi attirava l’idea di ambientare la storia di un amore
omosessuale in
un ambiente considerato sede del macismo come quello della
boxe.
Per il tuo romanzo hai tratto ispirazione dalla vicenda
personale del pugile Emile Griffith. Ti va di parlarcene?
In realtà l’idea è venuta prima, ma poi facendo delle
ricerche sulla boxe e i suoi campioni, mi sono imbattuta in questa storia, che
ho scoperto essere simbolo dell’omosessualità nel pugilato. Emile Griffith è
stato un campione mondiale, tra l’altro ha avuto una profonda amicizia con
Benvenuti, campione italiano, e fu proprio lui che dichiarò ai giornalisti che,
anche se non capiva, se l’amico voleva sposare un uomo doveva avere gli stessi
diritti di tutti, e lo avrebbe sostenuto.
Alla fine del romanzo parlo brevemente della storia di
Griffith, comunque la sua omosessualità divenne pubblica nel 62, per l’insulto
e il gesto scorretto di un suo avversario, creando un contrasto che ebbe un
tragico epilogo. L’incontro finì col KO dell’avversario e la sua morte, a causa
dei pugni presi; qualcuno la considerò la “vendetta del pugile gay” e questo
mandò in profonda crisi Griffith .
“Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È
sbagliato rimanere a terra”. A un certo punto del libro citi questa frase di
Muhammad Ali. Pensi che valga sempre nella vita reale?
Sì, assolutamente. L’ho provato in prima persona e credo che
tutti noi a un certo punto ci siamo sentiti sconfitti, stanchi e abbiamo
pensato fosse inutile rialzarsi, ma non è così.
A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e perché?
La consiglio a chi ama le storie d’amore tra uomini di forte
temperamento, a chi è attratto dal mondo della boxe o ne è incuriosito.
Naturalmente considerando che è sempre un romance.
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