lunedì 11 giugno 2012

Recensione: Memento. I sopravvissuti


Titolo: Memento. I sopravvissuti
Autrice: Julianna Baggott
Traduzione dall’inglese di Luca Briasco
Editore: Giano
Collana: Blugiano
Prezzo: Euro 18,00
Pagine: 496
 
Descrizione:
Pressia ricorda soltanto vagamente le Detonazioni o la sua vita di prima. Nel suo armadio, sul retro di un vecchio negozio di barbiere distrutto, dove vive con il nonno, pensa alla sua esistenza perduta, al mondo dei parchi divertimento, dei cinema, delle feste di compleanno, delle madri e dei padri... ridotto ormai a cenere e polvere, ferite, bruciature e corpi fusi, danneggiati. E ora che ha raggiunto l’età in cui deve consegnarsi alla milizia, per cominciare l’addestramento da soldato oppure per essere usata come bersaglio se giudicata troppo danneggiata, non può più fare finta di essere bambina. Pressia ora è in fuga.
Ci sono anche quelli che sono scampati all’apocalisse senza ferite. I Puri. Vivono al sicuro all'interno della Sfera, che protegge i loro corpi sani. Eppure Partridge, figlio di uno degli uomini più influenti della Sfera, si sente isolato. Solo. Diverso. Anche lui pensa a ciò che ha perso. La sua è una famiglia distrutta. Il padre è emotivamente distante, il fratello si è suicidato, la madre non è riuscita a mettersi in salvo. L’ordine rigido all’interno della Sfera gli sta stretto e quando crede di intuire, da una frase sussurrata, che la madre potrebbe ancora essere viva, rischia la vita per fuggire.
  
L'autrice:
 Julianna Baggott ha scritto numerosi romanzi per ragazzi, prima di dedicarsi alla trilogia di Memento. I suoi scritti sono anche apparsi sul New York Times, Washington Post, Boston Globe.
 
La mia recensione:
Tutto comincia, o sarebbe il caso di dire finisce, con le Detonazioni. Lampi di luce feriscono il cielo tracciando una linea di confine immaginaria tra Prima e Dopo.
Il Prima coincide con il mondo che tutti conosciamo, ridotto ormai in cenere. Il Dopo è un domani postapocalittico devastato dalle radiazioni e popolato da Sopravvissuti che sembrano aver perso parte della loro umanità. I corpi sfigurati dalle bruciature si sono fusi con gli oggetti o con altre creature viventi generando quasi degli scherzi della natura.
Pressia ha un braccio che termina in una testa di bambola. Vive nascosta in un armadio sul retro di un negozio di barbiere. Suo nonno, che ha un ventilatore innestato nella gola, è l’unico familiare che le sia rimasto. Si aggrappa disperatamente alle poche tracce del passato e tenta di rievocare un Prima, in cui c’erano i genitori, le feste di compleanno, i parchi divertimento, giocando a “Mi ricordo”.
Il suo sedicesimo compleanno si avvicina e con esso il terrore di doversi consegnare dall’ORS (Operazione Ricerca e Salvataggio o forse Operazione Rivoluzione Sacra) per diventare un soldato oppure un bersaglio nel caso in cui la milizia la giudichi troppo danneggiata per combattere.
È proprio fuggendo da questo destino che la ragazza si imbatte in Partridge, un Puro fuggito dalla Sfera per cercare sua madre.
La Sfera è l’altra faccia della medaglia, un microcosmo protetto in cui pochi eletti hanno avuto il privilegio di rifugiarsi per sfuggire alle Detonazioni. Si dice che coloro che vi abitano osservano con benevolenza dall’alto i fratelli sventurati e che, al momento opportuno, interverranno a salvare anche loro.
Ma sarà vero?
I dubbi di Bradwell, un ribelle esperto di Storia Fantasma che convive con alcuni uccelli innestati nella schiena, uniti alle testimonianze di Partridge sveleranno pian piano una verità agghiacciante.
A quel punto, mettersi al sicuro, diventerà una missione impossibile.
Il futuro immaginato dalla Baggott si configura così come una distopia a tutto tondo che investe i luoghi, la società, l’anima. La realtà assume i contorni di una gabbia che non concede vie di fuga.
I Sopravvissuti faticano a riconoscersi come esseri umani perché costretti a ospitare nei loro corpi oggetti alieni. Quel che hanno perso va ben al di là di un ambiente vivibile e familiare. I ricordi (che riconducono al titolo stesso del romanzo) rappresentano le uniche coordinate possibili per salvaguardare un briciolo di umanità, eppure tendono a svanire. I protagonisti sono in lotta con se stessi e, nel contempo, in lotta con una sorta di regime autoritario di orwelliana memoria, incontrastabile poiché sfuggente.
Chi è il nemico? Da dove viene davvero il pericolo?
È impossibile stabilirlo giacché chi regge le fila del nuovo folle mondo agisce nell’ombra. Non è dato sapere se la Sfera sia il paradiso in cui sperare o l’origine di tutti i mali così come non è dato sapere cosa sia davvero l’ORS e nell’interesse di chi agisca.
Di certo, Pressia e Partridge, sono accomunati da un profondo malessere che, a quanto pare, non risparmia neanche chi vive nel rifugio degli eletti.
L’autrice ci propone il loro duplice punto di vista alternando capitoli che narrano la storia dall’una o dall’altra prospettiva. La scelta del tempo presente acuisce il senso di profondo coinvolgimento del lettore. Ci fa percepire il dramma come imminente e per nulla distante dal nostro presente. Le Detonazioni descritte dall’autrice e gli effetti devastanti delle radiazioni non possono che richiamare alla mente un pezzo della nostra storia, quasi un memento di quell’assaggio di apocalisse rappresentato da Iroshima e Nagasaki.
D’altra parte le possibili macchinazioni in atto all’interno delle Sfera accendono i riflettori su tematiche di grande attualità. Sovrappopolazione, esaurimento delle risorse, sono argomento di discussione anche ai vertici del nostro sistema. L’ipotesi paventata in questo romanzo ci appare allora meno fantasiosa di quel che potrebbe sembrare a un primo impatto.
La storia si snoda tra colpi di scena e momenti ricchi di azione che rendono il libro particolarmente avvincente e fanno sì che diventi difficile staccarsi dalla pagina.
Così come gli oggetti si innestano nei corpi dei Sopravvissuti, passi ricchi di poesia si innestano nella descrizione di un universo agghiacciante. Gli uccelli che agitano di continuo le ali nella schiena di Bradwell, sono un bellissimo simbolo dell’anelito alla libertà che caratterizza i vari personaggi.
Vincente, dal mio punto di vista, l’idea di affidare l’unico briciolo di speranza possibile alle nuove generazioni. In questo senso Memento può essere letto anche come un ottimo romanzo di formazione.
Sicuramente una delle opere distopiche più innovative e interessanti tra quelle proposte in questi ultimi anni.

 

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