Titolo: La cugina americana
Autrice: Francesca Segal
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 339
Prezzo: 17,50
Descrizione:
Hampstead
Garden, nordovest di Londra, è il quartiere della buona borghesia ebraica,
ricca, istruita, liberal, solidale: tutti conoscono tutti, tutti frequentano
tutti, tutti sono pronti a soccorrere chiunque si trovi in difficoltà.
Adam e Rachel si conoscono da sempre, si
amano dall’adolescenza, e stanno per fidanzarsi. La comunità segue l’evolversi
della relazione da quando è nata, aspetta il matrimonio, i figli. Tutto va come
dovrebbe andare fino a quando, da New York, città di liberi costumi e strane
usanze, arriva Ellie, la cugina di Rachel: bellissima, fragile, dolce,
infelice, anticonformista. Ellie è una sopravvissuta, come tanti dei membri
anziani della comunità: non ai campi di concentramento, ma alla morte della
madre in un attentato terroristico in Israele, e alla conseguente decisione del
padre di vagare per il mondo portando la piccola con sé.
Tra Adam ed Ellie è amore al primo
sguardo. Entrambi resistono, si evitano, si cercano, irresistibilmente attratti
e irrimediabilmente divisi. Fino a quando Adam, avvocato nello studio del padre
di Rachel, viene incaricato di risolvere la situazione incresciosa, pericolosa,
che Ellie si è lasciata alle spalle a New York. I due sono costretti a
incontrarsi, per lavoro, fino a quando una malattia di Ziva, la nonna di Ellie
e Rachel, fornisce ai due innamorati impossibili l’occasione di infrangere le
regole.
Nel romanzo di Edith Wharton che
l’autrice prende esplicitamente a modello, L’età dell’innocenza, la
comunità dalle regole ferree è la New York di fine Ottocento e la società
disinvolta quella dell’Europa aristocratica. Francesca Segal rovescia le tavole
e ci regala un delizioso romanzo ricco di suspense e venato di ironia: suspense
per l’evoluzione dell’amore proibito, e tenera, indulgente ironia per le usanze
e le regole della comunità ristretta, descritta con una profusione di
particolari che impedisce di staccare gli occhi dalla pagina.
L'autrice:
Francesca Segal collabora come
giornalista e critico letterario a numerose testate tra cui «Granta», «The
Guardian», «The Observer», «The Daily Telegraph», «Financial Times Magazine»,
«The Tatler» e «The Jewish Chronicle». Per tre anni ha tenuto la rubrica
dell’«Observer» dedicata alla narrativa d’esordio. La cugina americana è
il suo primo romanzo.
La mia recensione:
Adam e Rachel sono i protagonisti di una lunga storia
d’amore che sta per giungere al suo coronamento. Si sono conosciuti da bambini,
si sono innamorati da adolescenti e da quel momento sono sempre rimasti insieme
godendo dell’approvazione delle rispettive famiglie. Giunti alla soglia dei
ventotto anni hanno compiuto il grande passo del fidanzamento ufficiale e già
fervono i preparativi per il matrimonio ormai prossimo.
La loro è una relazione costruita su basi solide, alimentata
da un affetto profondo e sincero ma soprattutto portata avanti nel rispetto
delle regole ferree dettate dalla società di appartenenza.
Entrambi sono nati e vissuti nel quartiere ebraico di
Hampstead Garden, un piccolo quartiere borghese in cui tutti conoscono tutti e
il conformismo è un valore acquisito. L’amore si inserisce in una cornice di
convenzioni e precetti che tracciano senza mezze misure il confine tra ciò che
è giusto o sbagliato, tra ciò che è conveniente e ciò che non lo è.
Adam non ha mai dubitato dei suoi sentimenti per Rachel, è
convinto che sia la sua donna ideale ed è ansioso di convolare a giuste nozze
ma con l’arrivo di Ellie, la cugina americana della futura sposa, le sue certezze cominciano a vacillare.
Ellie sembra incarnare la negazione del conformismo. Vissuta
a New York, città di liberi costumi, è oltremodo emancipata, libertina,
spregiudicata. Giunta a Londra per sottrarsi allo scandalo provocato da un film
porno che la vede attrice protagonista, sin da subito attira su di sé tanto gli
sguardi curiosi dei coetanei quanto quelli di biasimo dei più anziani.
La sua presenza si abbatterà come un ciclone sulla vita
tranquilla di Adam. Sebbene innamorato di Rachel, egli non potrà resistere al
fascino della cugina e quando comprenderà che l’attrazione è reciproca, non
saprà sottrarsi alla tentazione di rompere gli schemi.
La storia narrata da Francesca Segal è quella di un
triangolo amoroso, dell’eterno conflitto tra dovere e passione e della
difficoltà di compiere delle scelte. Si tratta in realtà di una storia vecchia
come il mondo e che qui si sviluppa seguendo uno schema abbastanza prevedibile
ma che riesce comunque a catturare l’attenzione del lettore offrendo
interessanti spunti di riflessione.
Leggendo le prime pagine del romanzo si ha la sensazione di
essere trasportati indietro nel tempo. I costumi e le regole sociali che
caratterizzano la comunità ebraica di Hampstead rivelano infatti molte
somiglianze con quelli della società di fine Ottocento. Quasi ci si stupisce
nello scoprire che la storia è ambientata ai giorni nostri ma, a un’analisi più
attenta, non si può fare a meno di notare certe similitudini anche con realtà
ben più vicine, basti pensare alle usanze tipiche dei piccoli paesi di provincia.
L’autrice riesce a rendere con grande efficacia il senso di claustrofobia
generato dalla necessità di conformarsi alle regole per poter esercitare e
preservare il proprio diritto di appartenenza al gruppo. La solidarietà, lo
spirito da “famiglia allargata” che con prepotenza emerge tra le pagine
colpisce per la sua natura di arma a doppio taglio e innesca un gioco di
contrasti tale da farci assaporare in pieno il gusto del proibito che connota
la relazione tra Adam ed Ellie.
Nel complesso la storia appassiona, ci si immedesima nei
protagonisti e ci si ente animati dalla curiosità di scoprire come finirà,
tuttavia La cugina americana non è un
libro che si lascia leggere tutto d’un fiato. La ricchezza di dettagli nella
descrizione delle usanze della comunità, se da un lato conferisce particolare
realismo al racconto, dall’altro rallenta il ritmo narrativo. L’evoluzione
della trama è sorretta da un grande equilibrio, dettaglio che ancora una volta
va a vantaggio della verosimiglianza ma finisce per stemperare un po’ il
pathos. La passione travolgente, il bisogno di scompaginare un iter
prestabilito, il senso di ribellione attraversano l'intera narrazione ma rimangono latenti.
Personalmente ho atteso la rottura degli argini fino alla fine e sono rimasta
un tantino delusa nel constatare invece che, dopo la piena, il fiume si ritira.
Il libro non mi è dispiaciuto ma mi ha regalato le emozioni
di un volo a bassa quota mentre la quarta di copertina sembrava promettere
qualcosa di più.
Nessun commento:
Posta un commento