In libreria a ottobre 2012
Titolo: L'acqua più dolce del mondo
Autore: Jamil Ahmad
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Varianti
Descrizione:
Era il 1893, quando
Sir Henry Mortimer Durand tracciò con un bastone una riga sulla sabbia del
deserto per segnare il confine tra l’Afghanistan e l’allora India
nordoccidentale, ora diventata Pakistan: uno dei tanti lungimiranti interventi
britannici forieri di ogni genere di disastro.
E disastri verranno
in quel territorio. Oltre a quelli noti, come l’invasione sovietica e l’attacco
americano, ci sono quelli che Ahmad racconta qui, in forma di romanzo. La narrazione
comincia negli anni Cinquanta, e finisce una ventina d’anni dopo.
A condurre il
lettore attraverso le incredibili vicissitudini delle tribù locali, per lo più
nomadi, costrette dalle guerre e dall’avanzare della modernità a perire per
mancanza di cibo e acqua, a raccontarci le loro storie, le loro affascinanti
leggende e l’imperscrutabile saggezza di cui sono portatrici, è un bambino, Tor
Baz, «il falco nero». Tor Baz nasce sotto il più infausto degli auspici: figlio
di una donna colpevole di adulterio, viene alla luce in un avamposto militare
nel deserto dove la madre ha trovato rifugio insieme al padre. Quando il
piccolo ha sei anni, arriva un drappello di guerrieri guidato dal nonno
materno, deciso a vendicare l’onore offeso uccidendo la figlia e il suo amante.
Non ha però il coraggio di uccidere anche il piccolo, che vagherà fino all’età
adulta da una tribù all’altra, da una figura paterna all’altra, conducendo
anche il lettore nei recessi più oscuri del territorio e in quelli più
misteriosi delle anime che lo popolano.
Le avventure del
piccolo sono raccontate in una prosa attenta al particolare e insieme
essenziale, priva di ornamenti e parca di metafore, dura e realistica nei
momenti di pathos, leggera e quasi fantastica nell’esporre leggende, filosofie
e saggezze che si possono definire orientali in assenza di una parola più
precisa: perché non hanno niente a che vedere con quelle già note dell’Oriente
mitico e romanzesco, e sono invece dolci come l’acqua del titolo o amare come
le cronache di guerra o di soprusi sulle donne e i deboli che leggiamo tutti i
giorni.
L'autore:
Jamil Ahmad è nato a Jalandhar nel 1933. Ha lavorato in
Belucistan e nelle zone di frontiera tra
Pakistan,
Afghanistan
e Iran, come funzionario del governo
pachistano. È stato presidente della Tribal Development Corporation, e delegato
all’ambasciata pachistana di Kabul nei momenti critici precedenti e successivi
all’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979. Oggi vive a Islamabad con la
moglie Helga Ahmad, premiata nel 2007 con la Fatima Jinnah Gold Medal per il
suo lavoro a favore dell’ambiente. L’acqua più dolce del mondo, suo
romanzo d’esordio, raccoglie le pagine scritte proprio nel periodo trascorso
tra le aree tribali del Pakistan, e pubblicate per la prima volta a distanza di
trent’anni.
Titolo: Il posto della scienza
Autore: Thorstein
Veblen
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Incipit
Descrizione:
Qual è il ruolo della scienza nella società contemporanea? Questa
domanda ritorna periodicamente nel dibattito pubblico, che si parli di
biotecnologie, di fisica nucleare o di matematica finanziaria. Si tratta di una
domanda antica, che ha spesso diviso il mondo tra fautori e detrattori del
pensiero scientifico e che nel nostro paese, in particolare, ha visto la forte
contrapposizione tra un fronte idealista e religioso da un lato e uno
positivista e pragmatista dall’altro.
È sorprendente dunque che in un dibattito così serrato non siano
mai stati pubblicati in italiano i due contributi cruciali che proponiamo in
questo volume, scritti da Thorstein Veblen tra il 1906 e il 1908, nel contesto
tumultuoso della seconda industrializzazione. Oggi questo libro svela un Veblen
inedito, non economista ma epistemologo, il cui acume ha ancora molto da
insegnarci.
L'autore:
Thorstein
Veblen (1857-1929) è stato un economista e sociologo statunitense
di origini norvegesi. La sua opera principale (La teoria della classe agiata,
1899) ha fortemente influenzato il pensiero economico novecentesco, ponendo il
tema dell’ostentazione del «consumo vistoso» al centro della riflessione
sociologica ed economica.
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