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martedì 30 aprile 2013

Recensione: La bambina dagli occhi di cielo

Titolo: La bambina dagli occhi di cielo 
Autrice: Barbara Mutch
Editore: Corbaccio 
Pagine: 460
Prezzo: 17,60
 
Descrizione:
Cathleen Harrington lascia l’Irlanda nel 1919 e si trasferisce in Sudafrica per sposare l’uomo che ama ma che non vede da cinque anni. Isolata e straniata in un ambiente così diverso da quello a cui era abituata, trova conforto nel suo diario e nell’amicizia con la governante  e con sua figlia  Ada. In lei trova quell’amore e quella comprensione che né il marito né la figlia sembrano poterle offrire. Sotto la guida di Cathleen, Ada diventa un’abile pianista e una lettrice vorace, anche di quel diario che Cathleen tiene gelosamente nascosto… E quando, suo malgrado, tradirà la fiducia di Cathleen e sarà costretta ad abbandonarne la casa, Cathleen farà di tutto per riavvicinarsi a lei nel nome di un’amicizia che oltrepassa il tempo, i rancori, lo status sociale.
La bambina dagli occhi di cielo è il romanzo di due donne straordinarie che vivono in un paese meraviglioso e crudele.

L'autrice:
Barbara Mutch,  è di origine inglese, è cresciuta in Sudafrica. E’ sposata con due figli e atttualmente vive fra Londra e Cape Town.
  
La mia recensione:

L’immagine di dita agili e leggere che danzano su una tastiera mi fa pensare alla libertà. Il connubio tra questa immagine e questo pensiero mi ha accompagnata durante tutta la lettura de “La bambina dagli occhi di cielo”, non solo perché il pianoforte con la sua musica ne è protagonista tra i protagonisti ma perché la storia custodita nelle sue pagine ci parla di gabbie sociali, del desiderio irrinunciabile di oltrepassare le sbarre e della possibilità di abbatterle con la sola forza dell’amore.
Bianchi e neri, proprio come i tasti dello strumento musicale, sono i suoi protagonisti ma qui divisi dall’abominio dell’apartheid.
Siamo nel Sudafrica degli anni ’30. La giovane Cathleen Harrington, irlandese di origine, si trasferisce a Craddock House per sposare l’uomo che ama. Straniera in una terra tanto diversa da quella in cui è cresciuta fatica ad abituarsi alla nuova vita. La nascita di due bambini e la presenza costante del pianoforte, che da sempre rappresenta la sua più grande passione,  l’aiuteranno a vincere la solitudine ma sarà l’affetto che maturerà per la sua domestica Miriam e la sua figlioletta Ada a restituirle davvero il sorriso.  A dispetto della diversità di colore e delle leggi razziali in vigore, tra le due donne nascerà una sincera amicizia ma sarà soprattutto nella piccola che Cathleen riscoprirà una fonte di gioia. Ada è infatti animata da una grandissima curiosità per tutto ciò che la circonda e, a differenza dei figli dei padroni, mostra un grande talento per la musica. Sfidando qualsiasi convenzione e opponendosi all’autorità del marito, la donna le insegnerà a scrivere, a leggere e a suonare fornendole così gli strumenti per superare la sua condizione di inferiorità.
Le buone intenzioni però non bastano a trasformare una storia dolorosa in una fiaba. Nonostante l’amore trovato a Craddock House, Ada dovrà fronteggiare l’odio dei bianchi per i neri e, insieme a quelle di consolazione dovrà imparare parole crudeli come “guerra” e “apartheid”. Parole, queste ultime, che il destino inciderà nella sua stessa carne.
Prima sarà la guerra a insegnarle che esistono ferite dell’anima impossibili da guarire e a porla a confronto con il dolore della perdita, poi toccherà  al razzismo farle ingoiare il calice amaro della diversità.
Somiglia a un’odissea il percorso di Ada. Dal giorno della sua nascita la osserveremo negli anni, la vedremo diventare donna e madre a sua volta, la seguiremo tra le mura rassicuranti − ma solo fino a un certo punto − di Craddock House e poi oltre i cancelli, nel sobborgo in cui i neri lottano per la sopravvivenza e coltivano sogni di rivolta.
A scandire il suo cammino di morte e rinascita, umiliazione e redenzione, il filo rosso di quell’affetto  profondo e incondizionato che dal principio alla fine legherà lei e Cathleen. Un amore che va oltre il colore della pelle, accompagnato dalle note di un pianoforte e da un dialogo muto che passa attraverso le pagine di un diario segreto ma non troppo.
È un libro che si legge con un misto di angoscia  e speranza questo di Barbara Mutch, da centellinare più che da sorbire tutto d’un fiato poiché nonostante lo stile scorrevole e il susseguirsi avventuroso degli avvenimenti, veicola un bagaglio consistente di emozioni, non sempre facili da metabolizzare soprattutto se si è sensibili a certe tematiche. L’autrice riesce calarci pienamente nei panni delle due protagoniste, attraverso i loro occhi e le loro anime ci fa percepire con grande realismo il clima che si respirava durante l’apartheid, ci fa vivere tutto l’orrore e l’assurdità del razzismo. Palpabile è il senso di solitudine, la determinazione ma anche l’impotenza di Cathleen che si dissocia da un sentire comune e, nel suo piccolo, tenta di combattere ciò che recepisce come un’ingiustizia. Altrettanto tangibile è il fardello di incomprensione, isolamento, sofferenza con cui convive Ada, vittima di un sistema aberrante. Disarmante spesso, la sua ingenuità e il senso di abnegazione con cui soccombe ad abusi che la mentalità imperante tollera come fossero la normalità.
Entrambe sono due figure femminili straordinarie, due donne molto diverse tra loro ma che, ciascuna a suo modo, si affermano per il grande coraggio, per la determinazione per l’umanità che le caratterizza e le rende capaci di guardare oltre le apparenze, di comunicare e lottare usando principalmente il cuore.
La narrazione si regge in perfetto equilibrio su un filo sospeso tra i contrasti. Vita e morte, odio e amore, bianco e nero, schiavitù e libertà sono metà inscindibili di una storia in cui i sentimenti, positivi o negativi che siano, non ammettono mezze misure, in cui musica e parole si fondono ricordandoci come arte e cultura possano diventare ali che non conoscono barriere.  


2 commenti:

  1. Sembra proprio interessante, come tutti i libri sentiti raccontare da te :)

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    1. Grazie! Comunque sì, è un bellissimo romanzo, commuove e nello stesso tempo consente di approfondire una tematica davvero interessante.

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