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venerdì 10 giugno 2016

Recensione Il mistero della gazza ladra

Titolo: Il mistero della gazza ladra
Autore: Emilio Martini
Editore: Corbaccio
Pagine: 240
Prezzo: 12,00
 
Descrizione:
Esiliato dalla sua amata Milano per motivi disciplinari, Berté ha cercato di adattarsi a Lungariva, un «ridente» paese del golfo del Tigullio. dove il vicequestore con la coda ha dovuto affrontare una serie di brutali omicidi.
Ora si trova tra le mani un altro delitto scomodo.
In un ventoso inverno marino, la commercialista Luciana Saturno viene uccisa nel proprio appartamento. La domestica la trova con la testa spaccata da un piede di porco, la bocca piena di monete e tre tarocchi appoggiati sul petto… Una messinscena grottesca, un modo per indirizzare le indagini oppure un tentativo di sviarle? Le frequentazioni della vittima, tra clienti ingannati, un ex convivente, un’amica cartomante, una cameriera reticente e un autista innamorato, lasciano aperta ogni pos­sibilità. E rappresentano uno spaccato umano interessante per Berté, poliziotto con la pas­sione per la scrittura che, dopo l’umiliante giu­dizio espresso da un editore sul suo talento, si è lanciato nella stesura di un racconto noir ambientato proprio nel mondo dei libri.
A causa di questa delusione editoriale Berté ha un diverbio con la Marzia, sposatissima proprietaria della pensione in cui vive, di cui è innamorato. E che rischia di distrarlo proprio quando ha bisogno di tutta la sua concentra­zione per scoprire un feroce assassino…
 
L'autore:
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nascon­de un vicequestore aggiunto in carne e… coda brizzolata, che opera in un commissariato italiano.
Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il commissario, sono milane­si e frequentano da anni la Liguria. Insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora e Il duca che non poteva ama­re, e i gialli con protagonista il commissario Berté La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso e Doppio delitto al Grand Hotel Miramare, oltre alla raccolta I racconti neri del commissario Berté
 
La mia recensione:
Un cadavere ritrovato con il cranio spaccato, una manciata di monete in bocca, tre tarocchi adagiati sul petto: un nuovo assassinio commesso nel paesino di Lungariva, un nuovo caso per il commissario Gigi Bertè.  
La vittima è Luciana Saturno, una commercialista molto stimata all’apparenza, anche se basta un primo giro di interrogatori per rendersi conto che in molti avrebbero avuto un movente per farla fuori. Probabilmente sono più le persone che hanno tratto vantaggio, o soddisfazione, dalla sua morte che non quelle a volerla viva.
Un fidanzato mollato e deluso, una cartomante complice e amica, un amante segreto in un posto molto lontano, un autista innamorato, una colf dall’aria sospetta… una sfilza di clienti arrabbiati, perché certi di esseri stati truffati.
La lista dei sospetti è lunghissima, gli indizi pochi e, se ciò non bastasse, la scena del crimine suggerisce l’idea di una messinscena, improvvista allo scopo di depistare, confondere.
Un giallo classico, alla Agatha Christie, ma in salsa tutta italiana: è questa l’ottima impressione che ho ricavato subito leggendo il romanzo di Emilio Martini, per me il primo, anche se siamo già alla quinta indagine del commissario Bertè. 
Da grandissima estimatrice del genere, non ho potuto che lasciarmi coinvolgere dalla lettura e seguire con entusiasmo il processo investigativo. L’autore (o meglio le due autrici che ci celano dietro lo pseudonimo) costruisce un intreccio ad arte, disseminando una serie di indizi che rendono il lettore partecipe della caccia al colpevole. A più riprese ci si sente sfidati a risolvere il caso, magari precedendo il protagonista, salvo ritrovarsi disorientati e confusi, quanto lui, giacché il rompicapo con cui siamo chiamati a confrontarci e tutt’altro che semplice da risolvere. 
Se il giallo fa da fil rouge, com’è giusto che sia, il romanzo non si limita a questo. Mentre le indagini sono in corso, abbiamo occasione di dare una sbirciatina anche alla vita privata del commissario Berté e di conoscerlo più da vicino.
Devo ammettere che questo personaggio, per me, è stato una piacevolissima scoperta, e penso che rappresenti uno dei maggiori punti di forza dell’opera.
Berté incarna l’antieroe per eccellenza: burbero, schietto al punto di risultare spesso rude, irascibile, sfida il crimine con lucidità ma anche con disincanto. Non insegue grandi ideali, semplicemente tenta di fare giustizia, rimanendo sempre con i piedi per terra e non rinunciando  mai a un pizzico di autoironia. Solido e impenetrabile come una roccia quando veste i panni professionali, in privato non è scevro di debolezze (caratteristica che lo rende ancor più umano e credibile). 
La prima si chiama Marzia, è la proprietaria della locanda Aurora, in cui Berté alloggia temporaneamente, nonché la donna di cui si è innamorato. Lei ricambia ma c’è un ostacolo da superare perché il loro amore possa essere coronato e Gigi possa realizzare il sogno di andare a vivere con lei in una misteriosa casa gialla: Marzia ha un marito, anche se al momento è lontano.  
Riuscirà ad affrontarlo al suo ritorno e a liberarsi da un matrimonio che ormai le sta stretto?
La seconda debolezza, invece, è la scrittura. Sì perché il commissario si diletta a scrivere racconti noir e, anche se fa fatica ad ammetterlo, non gli dispiacerebbe pubblicare. 
In questo capitolo della serie lo vedremo affrontare l’onta di un rifiuto e perdere le staffe in presenza di un editore che ha smontato un suo scritto pezzo per pezzo. 
L’intrecciarsi dell’indagine portante ai vari episodi che caratterizzano la vita più intima di Berté, arricchisce la narrazione di momenti divertenti e, perché no, a tratti romantici, sebbene in materia l’omaccione dalla lunga coda sia piuttosto imbranato. 
Ciliegina sulla torta è poi il racconto “Erba miseria” che il commissario scrive mentre si occupa del caso Saturno e che, a piccole dosi, abbiamo occasione di leggere anche noi. 
La scrittura per lui ha quasi  una funzione catartica, lo aiuta a stabilire una sorta di distacco emotivo dalle brutalità cui quotidianamente assiste sul lavoro. In questa occasione, tuttavia, se ne servirà anche per smaltire la delusione procuratagli dalle critiche dell’editore. Il suo racconto si rivela un vero gioiellino attraverso cui l’aspirante scrittore volge uno sguardo sarcastico e dissacrante al mondo dell’editoria e, nello stesso tempo, si concede una piccola rivincita. 
Un giallo arguto e godibilissimo. Personalmente ne sono rimasta conquistata al punto che mi è venuta voglia di leggere anche gli altri libri della serie.









 
 

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