lunedì 20 aprile 2015

Recensione: Bruto

Titolo: Bruto
Titolo originale: Brute
Autore: Kim Fielding
Genere: fantasy
Editore: Dreamspinner
Formato: Ebook
Pagine: 327
Prezzo: 6,99
Disponibile qui
 
Descrizione:
Bruto conduce una vita solitaria in un mondo dove la magia è all’ordine del giorno. È un gigante di due metri e trenta di bruttezza e dai natali ignobili. Nessuno, incluso Bruto, si aspetta che lui sia più di un operaio. Ma gli eroi si presentano in tutte le forme e dimensioni e, dopo aver subito una mutilazione per salvare il principe, la vita di Bruto cambia bruscamente: è chiamato a servire al palazzo di Tellomer come guardia per un singolo detenuto. Sembra facile, ma si rivela essere la sfida della sua vita.
Le voci di palazzo dicono che il prigioniero, Gray Leynham, sia uno stregone e un traditore. Quel che è certo è che ha trascorso anni nello squallore: cieco, incatenato, reso quasi muto da una balbuzie estrema. Sogna la morte della gente, e quei sogni si avverano.
Mentre Bruto si abitua alla vita di palazzo e comincia a conoscere Gray, scopre anche il proprio valore, in primo luogo come amico e uomo, poi come amante. Ma Bruto impara anche che gli eroi, a volte, devono affrontare scelte difficili e che fare ciò che è giusto può portare nuovi pericoli.
 
La mia recensione:
Un incipit che sembra rievocare le fiabe di Perrault ci trasporta nel mondo di Bruto, un mondo fantastico, dalle atmosfere medievaleggianti, ma che somiglia terribilmente al nostro quando si rapporta al diverso, quando si erge a giudice per mettere ai margini chi non può essere incasellato entro i limiti dettati dalla norma. Due metri e trenta di bruttezza sono più che sufficienti affinché un uomo venga etichettato come mostro, eppure bruttezza e cattiveria non sono necessariamente facce di una stessa medaglia. 
In effetti, quella raccontata da Kim Fielding è la favola di un gigante buono che alle angherie risponde con un sorriso mesto e con semplicità si prodiga per chiunque abbia bisogno di aiuto. È con questa spontaneità che un giorno Bruto salva il principe Aldfrid, precipitato in un dirupo e, senza volerlo, da freak si ritrova a calzare i panni dell’eroe. Nel caso specifico non si tratta di un vero e proprio salto di qualità, giacché il gigante perde una mano nell’impresa negandosi la possibilità di tornare a svolgere l’unico lavoro di cui sia capace: trasportare pietre. Più che un premio, l’atto eroico pare dunque procurargli una grave punizione, almeno fino a che il principe non decide di intervenire offrendogli un’alternativa.
È così che Bruto viene chiamato a Tellomer per prestare servizio come guardia nella Torre Marrone. Giunto sul posto, tuttavia, scoprirà di dover svolgere un compito assai insolito. A occupare l’unica cella della prigione è, infatti, un solo prigioniero, Gray Leynham, e quel che viene richiesto alla sua guardia non è tanto di impedirne la fuga, giacché è saldamente incatenato, quanto vegliarlo mentre dorme per prendere nota di ciò che dice in sogno e riferirlo agli stretti collaboratori del re. 
Cosa sogna Gray? Perché i suoi sogni interessano tanto alla corte? Perché è ritenuto tanto pericoloso e, soprattutto, perché tutte le guardie che hanno preceduto Bruto sono sempre fuggite abbandonando il posto di lavoro? 
Sono tutti misteri che attendono di essere svelati e che attraversano il romanzo tenendoci saldamente incollati alla pagina, mentre i due protagonisti si lasciano conoscere, sussurrandoci anche una seconda fiaba nella fiaba: quella di due solitudini che si incontrano, di due outsider che si ritrovano a condividere un bizzarro destino. La storia di un compito ingrato o un’apparente beffa che si trasforma, gradualmente, nella più grande occasione concessa dagli dèi a Bruto e Gray, perché tra le sbarre di una prigione, entrambi avranno modo di scoprire l’amore e di conquistare la felicità che il destino sembrava aver loro negato. 
Indignazione, dolore, tenerezza, simpatia, gioia… tantissime sono le emozioni che si rincorrono capitolo dopo capitolo scandendo la lettura di questo fantasy pregno di avventura e dolcezza. 
Personalmente ho trovato irresistibile la coppia formata da Bruto e Gray, sono rimasta totalmente folgorata dalla loro fragilità che si tramuta in forza crescente nel momento in cui si trovano e si affidano l’uno all’altro. Disarmante è Bruto la cui sensibilità è direttamente proporzionale alla sua grandezza fisica; irresistibile Gray che ci si offre come un cucciolo assetato d’amore, un uomo offeso, umiliato, privato di tutto, ma che ha conservato intatta nel cuore, la voglia di amare e di essere amato. 
Fiaba che riecheggia suggestioni d’altri tempi per ambientazioni  e plot ma che si afferma per l’attualità dei temi affrontati, con tanta delicatezza, Bruto è un meraviglioso inno alla diversità, intesa come dono e non limite, e all’amore, capace di superare ogni ostacolo. Leggendolo vi accorgerete di entrare con i protagonisti in una gabbia, avvertirete il suono delle catene e vi sembrerà di respirarne l’aria asfittica, eppure andando avanti avrete l’impressione di vedere quello stesso spazio dilatarsi e i ceppi dissolversi fino a fornirvi la sensazione di volare, perché Bruto ci ricorda che la magia dell’amore è tale da poter mettere le ali, anche a chi se le è viste tarpare da una società che si rifiuta di guardare oltre le apparenze.






 

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