giovedì 4 febbraio 2016

Recensione: Libertà

Titolo: Libertà 
Autore: Jay Kirkpatrick
Traduttore: Victor Millais
Editore: Dreamspinner
Genere: fantascienza
Pagine: 217
Prezzo: 6,99




Descrizione:  
In una Terra futura, Patrick Harvey, promosso di recente a Empath di Prima Classe, sogna l’indipendenza che la sua posizione comporta e l’appartamento per cui sta risparmiando. Il suo primo incarico autonomo prevede che si occupi di John Doe 439, un uomo ritrovato fuori città, percosso, traumatizzato e in apparenza muto.
Nonostante un tabù impedisca agli Empath di intraprendere relazioni romantiche, Patrick capisce di provare una forte attrazione per il suo paziente. Presto scopre che l’uomo è un Talento Psichico di alto livello che si chiama Jac, a cui persone violente stanno dando la caccia per i suoi doni, e il semplice mondo di Patrick va in pezzi.
Jac deve riunirsi con i suoi compagni di fuga e lasciare la città prima che altri riescano a trovarlo, ma potrebbe essere troppo tardi. Le voci sui suoi talenti sono giunte fino al Governo Centrale di Chicago. Se Jac vuole mantenere la sua libertà, deve scappare subito. E se Patrick desidera esplorare una relazione che la società gli vuole impedire, dovrà scambiare le comode catene del suo lavoro con l’incertezza della libertà.

La mia recensione:
 
Un viaggio in avanti nel tempo e un tuffo nelle profondità dell’animo umano: è quello che vi aspetta se sceglierete di Leggere Libertà, un romanzo intenso e particolarmente ricco di spunti di riflessione.
Siamo in futuro immaginario, in quella che appare come una nuova versione del nostro mondo, inaugurata da uno Scoppio (una sorta di big bang provocato dagli esseri umani?). Non ci è dato  sapere nel dettaglio in cosa sia consistito questo evento catastrofico, quel che è certo è che ha modificato il pianeta Terra, e non in meglio. NeverNever: è questo il suo nuovo nome, quasi profetico.   Pochi gli spazi ancora vivibili e destinati solo a chi possiede dei Talenti da mettere al servizio della comunità. Per chi non ha nulla da offrire, c’è l’Esterno, ovvero la sconfinata area desertica, e pressoché invivibile, che si estende al di fuori delle città superstiti.
Mentre ha impoverito l’habitat umano,  tuttavia, lo Scoppio sembra aver arricchito alcuni uomini di nuove e meravigliose capacità: i Talenti appunto, che rappresentano l’elemento discriminante fra chi ha diritto di stare dentro e chi è condannato a rimanere fuori. Perlopiù si tratta di poteri psichici – telepatia, empatia, telecinesi, preveggenza. Chi li possiede è ritenuto utile alla società, perciò riceve dal governo un lavoro, un alloggio, in sintesi una sorta di protezione dalla brutture del deserto; per gli altri non c’è speranza.
La storia comincia quando al giovane Patrick Harvey, classificato come Empath di prima classe dalle autorità, viene assegnato il primo incarico autonomo: dovrà occuparsi di John Doe 439, ovvero un uomo rinvenuto ai margini del deserto in fin di vita.
Il talento di Patrick, come suggerisce la sua qualifica, consiste principalmente nell’empatia, cioè nella capacità di penetrare la mente altrui e stabilire un particolare contatto psichico ed emotivo. Ciò fa di lui la persona adatta a occuparsi del caso 439, poiché il soggetto da curare e da cui carpire informazioni è fortemente traumatizzato e ha difficoltà di linguaggio. Occorre pertanto sondare la sua mente per scoprire chi è, cosa gli è successo, perché non parla…
Il contatto fra l’Empath e il suo assistito sarà all’origine di una serie di rivelazioni sconvolgenti e che gradualmente scardineranno tutte le certezze di Patrick. Nella mente di Jac – questo scoprirà essere il vero nome del paziente – vedrà orrori inimmaginabili , scoverà indizi su verità allarmanti che riguardano il governo e la stessa società in cui vive, riconoscerà un Talento straordinario quanto raro, ma non solo. La sua vicinanza gli consentirà di fiutare qualcosa che non ha mai conosciuto prima: l’amore.
Il primo incarico per Patrick si trasformerà in breve in un’esperienza shockante, destinata  a mettere in discussione tutte le sue convinzioni e a fargli aprire gli occhi. Forse il governo non ha realmente a cuore il benessere dei suoi cittadini come vuol far credere, forse l’attenzione per i Talenti nasconde piani che vanno al di là del bene comune… probabilmente Jac non interessa alle alte sfere  in quanto essere umano, ma in quanto detentore di  capacità sfruttabili per l’accrescimento del potere e per l’esercizio di un controllo globale.
Il seme del sospetto germoglierà in Patrick e sarà all’origine dell’avventura che seguirà. Quelle delineate sin qui non sono, infatti, che le premesse di una storia ricca e movimentata, una storia che narra di ribellione e di fuga verso la libertà.
Empatia non è solo un Talento alimentato dallo Scoppio, è ciò che si prova leggendo questo romanzo, che al mistero e alla costruzione di un impianto distopico ben articolato, associa una massiccia dose di introspezione psicologica. Insieme a Patrick scandagliamo la mente di Jac e tocchiamo con mano le sue emozioni. Nello stesso tempo, l’autrice ci lascia entrare nella mente, e nel cuore, di Patrick facendoci percepire anche i suoi stati d’animo: l’orrore nel vedere le violenze che si annidano nel passato di Jac, lo sconcerto e la rabbia nel realizzare di essere stato ingannato e manipolato dal sistema, la meraviglia per lo strano sentimento  che scopre di provare per il suo protetto.
La fragilità di Jac, la sua paura per il bianco, la sua sete di colore, la difficoltà di linguaggio che lo spinge a parlare come un bambino, l’ingenuità e la schiettezza di alcuni suoi comportamenti sono tutte caratteristiche che disarmano e lo rendono irresistibile, al punto che non si fa affatto fatica  a comprendere il coinvolgimento del suo Empath.
Unico scoglio in una narrazione che avvince a più livelli, dal mio punto di vista, è rappresentato dall’alternanza di molteplici POV abbinati all’utilizzo della prima persona. Nella prima parte sono solo Patrick e Jac ad avvicendarsi, per cui si riesce senza grandi problemi a seguire i cambi di prospettiva; andando avanti però i punti di vista aumentano, si aggiungono altre voci narranti e il percorso diventa più accidentato, tanto che si rischia spesso di perdere il filo. Più volte ho dovuto fermarmi o tornare indietro per capire chi stesse raccontando cosa, in un dato momento.
Ammetto che questo ha rallentato un po’ la lettura. Si tratta in ogni caso di un ostacolo superabile e che, di sicuro, passa in secondo piano rispetto ai pregi dell’opera, che ho apprezzato anche per la sua capacità di discostarsi dai soliti M/M.
Benché l’amore giochi un ruolo fondamentale, la componente romance, di solito  marcata nei romanzi ascrivibili al genere, qui è quasi assente. Non si sviluppa una relazione romantica fra i protagonisti e non ci sono scene di sesso. L’amore impregna ogni singola pagina ma è lì più come un ideale da raggiungere, come obiettivo per cui combattere e conquistare il coraggio di compiere una scelta di libertà. La componente distopica, al contrario, è molto più marcata ed è quella che maggiormente connota il libro. Amando moltissimo le distopie, personalmente, ho gradito tanto questa sorpresa (in effetti la si può proprio definire così), ma penso che possa anche spiazzare gli abituali lettori di M/M.
Visto il particolare taglio, sento infatti di consigliare Libertà soprattutto agli appassionati di fantascienza, un po’ meno a chi ricerca la classica storia d’amore male to male.






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