giovedì 23 marzo 2017

Recensione: Un piccolo favore

Titolo: Un piccolo favore
Autore: Darcey Bell
Editore: Rizzoli
Pagine: 350
Prezzo: 19,50

Descrizione:
Un esordio folgorante per un thriller psicologico con al centro due figure femminili misteriose di cui il lettore capirà presto di non potersi fidare. L.S. Hilton l'ha definita «una storia deliziosamente velenosa». Tutto ha inizio con un piccolo favore tra madri. «Puoi passare tu a prendere Nicky?» chiede Emily alla sua migliore amica Stephanie. Quel giorno però Emily non torna a prendere suo figlio, e non risponderà alle telefonate, né ai messaggi. Stephanie, preoccupata, smarrita, si avvicina al marito della sua amica, Sean, gli sta accanto e si prende cura di lui e del bambino. E col passare dei giorni si innamora. Poi la notizia. Un corpo è stato ritrovato nelle acque del lago, e la polizia conferma: si tratta di Emily. Suicidio, il caso è chiuso. Ma è davvero così? Presto, Stephanie si renderà conto che niente è come sembra, e dietro l’amicizia, l’amore, o anche la semplicità di un piccolo favore, si nascondono invece una mente subdola e un disegno perverso e diabolico. Un piccolo favore è un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta. Qui Darcey Bell ci presenta due figure femminili opposte, eppure per certi versi affini, di cui il lettore capirà presto di non potersi fidare.

La mia recensione:
Stephanie ed Emily sono amiche. Sono due donne molto diverse tra loro: la prima è una vedova, completamente dedita alla casa e al figlio e amministratrice di un blog dedicato alle mamme; la seconda è una donna in carriera, opera nel mondo della moda, è bella, elegante dinamica ed è sposata con un uomo quasi sempre assente per lavoro. All’apparenza non hanno niente in comune e si fa quasi fatica a immaginarle insieme, in realtà condividono qualcosa di importante: l’esperienza della maternità e la difficoltà di gestire un figlio senza il supporto di un partner. È proprio questo che le porta ad avvicinarsi e a conoscersi. I loro bambini, di cinque anni, frequentano la sessa scuola materna e si incontrano spesso quando vanno ad accompagnarli o a riprenderli. All’inizio non fanno che scambiarsi piccoli favori, come darsi passaggi in macchina o tenere l’una il figlio dell’altra nei momenti di difficoltà, pian piano la loro conoscenza si intensifica e iniziano a trascorrere sempre più tempo insieme.
Sembra andare tutto a gonfie vele, le due mamme fanno squadra, si sostengono, si fanno compagnia, redendo più facile e più piacevole la routine quotidiana, finché un giorno come tanti Emily chiede a Stephanie di tenerle il piccolo Nicky mentre è al lavoro ma, a sera, non torna a prenderlo.
Le ore trascorrono e lei non si fa viva, non è raggiungibile per telefono e nessuno sembra sapere dove sia.
Ben presto, l’ipotesi più spaventosa prende forma traducendosi in realtà: Emily è scomparsa.
Stephanie è disperata, si attiva subito per cercarla, allerta le lettrici del suo blog scrivendo post sull’accaduto e nel frattempo offre tutto il suo supporto al bambino e a suo marito, Sean, costretto ad abbandonare gli impegni lavorativi e a tornare a casa dall’Inghilterra.
Le ricerche purtroppo non danno i risultati sperati perché a distanza di alcuni giorni Emily viene ritrovata morta: imbottita di stupefacenti e annegata in un lago.
Il caso viene archiviato come suicidio o incidente, ma Stephanie non è affatto convinta che le cose siano andate così. Emily non faceva uso di droghe e non aveva alcuna ragione per togliersi la vita.
Mentre il suo legame con Sean si rinsalda e comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso dalla semplice solidarietà, la donna tenta di far luce sulla vicenda.
È  a questo punto che la vera storia inizia, le maschere cominciano a cadere e gradualmente si delineano i contorni di una realtà completamente diversa da quel che sembra.
Stephanie comprende di non aver mai conosciuto davvero colei che reputava la sua migliore amica e scopre cose sul suo conto che mai avrebbe immaginato. Nello stesso tempo,  il suo stesso ritratto assume contorni sempre più definiti agli occhi del lettore e si scopre che, a dispetto di quel che appare, nemmeno lei è così trasparente. Anche la super mamma blogger ha il suo bel bagaglio di segreti che scottano e probabilmente giocheranno un ruolo nel giallo che, andando avanti, si trasforma in una matassa sempre più ingarbugliata.
Passo dopo passo, costruendo un percorso adrenalinico e fitto di sorprese, l’autrice ci conduce alla scoperta di un piano diabolico, un piano assai ben orchestrato ma che, suo malgrado, includerà delle variabili impazzite, destinate a farlo saltare. In una trama intessuta di bugie e mezze verità, infatti, il punto debole sarà proprio l’impossibilità di fidarsi davvero di qualcuno: i vari personaggi saranno tutti pedine di un gioco in cui si crederanno burattinai ma saranno solo burattini, penseranno di avere ben chiaro chi siano gli avversari e chi gli alleati, salvo poi comprendere di aver sbagliato tutto.
Un romanzo godibilissimo per chi ama il thriller psicologico e  i plot ad alta tensione. L’ho divorato in pochissimo tempo, spinta dalla curiosità di capire come sarebbe andato a finire. Tuttavia, non mi ha conquistata completamente. La mia impressione è che, in diversi punti, l’autrice abbia calcato un po’ troppo la mano togliendo credibilità alla storia. Se l’idea di fondo è plausibile, alcuni passaggi mi sono parsi fantasiosi, così come alcune coincidenze determinanti nell’evolversi della vicenda mi sono sembrate un tantino forzate, quasi interventi da deus ex machina tesi ad abbattere alcuni ostacoli difficilmente sormontabili per altre vie.
Questi aspetti, almeno nel mio caso, hanno mitigato l’effetto perturbante, impedendomi di provare un vero senso di inquietudine.
Una lettura piacevole nel complesso ma mi aspettavo qualcosa di più.









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