giovedì 20 luglio 2017

Recensione: Vício Louco

Titolo: Vício Louco
Autori: Luca Sinesi e João Avelar Lobato
Editore: Self publishing


Descrizione:  
Davide Bartolomei, un giovane dottorando in Architettura, scompare nella metropoli brasiliana di Recife, 3 milioni di abitanti, 200 favelas e uno dei patrimoni di musica e cultura popolare più ricchi al mondo.
Alfonso Scardicchio, un detective semi-fallito, appassionato di vodka, taccuini e detti popolari, dovrà affrontare un viaggio picaresco, pericoloso e affascinante immergendosi nella vita underground di Recife per capire che fine abbia fatto Davide.

Gli autori: 
Luca Sinesi è un giornalista barese specializzato in Studi Latino-Americani all'Universidad Nacional Autónoma de Mexico (UNAM). Ha vissuto e lavorato per 14 anni in Brasile, dove ha lavorato per diverse ONG e agenzie di cooperazione, ricoprendo ruoli di direzione con International Service e Plan International Brasil. Vive attualmente a Bari, dove continua a scrivere polizieschi e suonare con l'ensemble L'Altramerica. Vício Louco è il suo secondo romanzo dopo “La Carne di Adam” (Edizioni Palomar, 2002).
João Avelar Lobato, nato a Belo Horizonte (Brasile) nel 1978, è specializzato in Studi Latino-Americani all’Università di Cambridge. Vive attualmente a Londra. Ha pubblicato i suoi libri di azione “Oculto - Despertando para o poder” (Editora Leitura, 2010) e “Conexões” (Editora Planeta, 2011) con lo pseudonimo di Norman Lance. Con il suo nome originale, ha pubblicato “A India que eu vi”, successo editoriale in Brasile per l’Editora Leitura (2009).

La mia recensione: 
Alfonso Scardicchio è un investigatore privato in bolletta. Ha appena ricevuto una lettera dal comune con cui lo informano che il palazzo in cui abita sta per essere demolito, sicché a breve non avrà più nemmeno un tetto, quando un cliente inatteso lo chiama. Si tratta di Gianni Bartolomei. Suo figlio Davide, dottorando a Recife, in Brasile, è scomparso da tredici giorni, la polizia non fa progressi nelle ricerche e vuole che Scardicchio si rechi sul posto per indagare; pensa che sia la persona più idonea poiché, dalle informazioni raccolte, gli risulta che è già stato in quella zona e che la conosce bene. La somma offerta, naturalmente, è allettante e capita nel momento giusto, perciò non può che accettare l’ingaggio.
La voce secondo cui Davide avrebbe assistito a un assassinio in una favela e una fotografia, rinvenuta nel suo appartamento, che lo ritrae con una ragazza misteriosa in un noto bordello della zona: questi sono i due indizi su cui Alfonso potrà basarsi per avviare le sue indagini. Lungi dal presentarsi alla polizia e proporre una collaborazione, preferirà agire per vie ufficiose, contando su vecchie conoscenze che ha sul posto, prima fra tutte Julia, sua ex ragazza, nonché giornalista.
Sullo sfondo delle favela brasiliane, fra malavita e bordelli, gli autori intessono un noir intrigante e ricco di azione.
Scardicchio incarna i tipici cliché dell’ispettore hard-boiled: è cinico, irriverente, appassionato di vodka; non ha un rapporto idilliaco con la polizia e nemmeno con le donne, che ama fisicamente – il suo interesse anzi appare anche un tantino morboso – ma con le quali non riesce a intrattenere delle relazioni serie e durature.
Per questione di gusti personali, non posso dire che questo personaggio abbia fatto breccia nel mio cuore, ma la sua caratterizzazione è sicuramente credibile e consona al ruolo. I suoi metodi investigativi anticonvenzionali, inoltre, movimentano parecchio la trama rendendo l’indagine particolarmente avventurosa. Lo vedremo arrischiarsi nei quartieri periferici, mimetizzarsi  fra gli avventori di locali malfamati e persino finire in prigione a causa della sua tendenza a muoversi sempre al limite della legalità
La narrazione è fluida e accattivante, e la lettura scorre rapida, anche se i diversi refusi sfuggiti alla revisione, di tanto in tanto, costituiscono un inciampo.
Ben congegnato il finale, che garantisce un piacevole effetto sorpresa.




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