sabato 9 settembre 2017

Review Tour: Un gancio al cuore di Manuela Chiarottino

Buongiorno cari follwer,
oggi ho il piacere di partecipare a un nuovo Review Tour, organizzato in occasione dell'uscita di Un gancio al cuore di Manuela Chiarottino, prevista per il prossimo 10 settembre.
Oltre alla mia recensione in anteprima, vi propongo una mini intervista all'autrice.

Titolo: Un gancio al cuore
Autrice: Manuela Chiarottino
Editore: sel publishing
Lunghezza stampa: 300 circa
Prezzo: 3,49

Descrizione: 
Tirare pugni a un sacco, sfogando tutto ciò che ha dentro, è per Byron l’unica maniera di dimenticare. Dimenticare un passato solitario, un presente in cui arranca, un futuro grigio e piatto che gli sta piombando addosso senza freni. Non c’è carriera, per lui, né nobiltà alcuna nel pugilato, bensì una scappatoia, una via per guadagnare il necessario utile a lui e sua nonna per abbandonare la povertà. E sua madre… be’, lei continua ad andare e venire dalla casa del suo “fidanzato” e per Byron è meglio non pensarci. Tutto sembra destinato a rimanere così, quindi, statico e deprimente, fino a quando nella palestra di John non entra Brandon, l’angelo nero, un ex pugile dallo sguardo enigmatico e il sorriso irriverente. Per Byron è il cataclisma, ma non è l’unico a sentirsi trasportato dagli eventi: Brandon rimane folgorato dal ragazzo ancor prima di averlo messo a fuoco. Può l’amore cambiare del tutto le carte in tavola? Possono i vinti diventare vincitori, se ci credono davvero? E i colpi della vita possono fare male più di quelli ricevuti in pieno viso?

La mia recensione: 
Byron si accinge diventare un pugile di professione. Manca poco al suo primo incontro ufficiale quando il suo allenatore gli fa conoscere Brandon Cooper. Quest’ultimo è un ex campione e toccherà a lui seguirlo nell’ultima fase della sua preparazione.
Fin qui nulla di strano. La situazione comincia a complicarsi e a farsi incandescente nel momento in cui due uomini si rendono conto di essere attratti l’uno dall’altro.
L’omosessualità nel mondo della boxe è un tabù perché in antitesi con l’idea di machismo che l’accompagna, se si scoprisse che Byron è gay, la sua carriera sarebbe morta sul nascere. La cosa più saggia da fare, per lui, sarebbe ignorare la voce del cuore e prendere le distanze da Brandon prima che sia troppo tardi, ma è davvero ciò che vuole?
La storia comincia in un momento critico per il protagonista. In effetti, Byron attraversa una fase caratterizzata da mille incertezze, un momento in cui non sa decidere che direzione dare alla sua vita. La boxe lo appassiona ma può rappresentare sul serio il suo futuro? La verità è che il ragazzo ha un nodo irrisolto nella sua esistenza. Cresciuto senza un padre, ha vissuto perlopiù con sua nonna, potendo contare solo raramente sulla presenza della madre che, insicura e incline a innamorarsi sempre degli uomini sbagliati, non ha mai saputo prendersi davvero cura di lui.
Tirare pugni a un sacco – o a un avversario – è una valvola di sfogo, un modo per cacciare fuori la rabbia accumulata negli anni. Ma è l’atteggiamento giusto per un pugile?
Oltre a farlo fremere di desiderio, Brandon lo indurrà a riflettere sulle sue motivazioni, finendo per allenarlo, sia pure non intenzionalmente, ad affrontare la vita più che l’avversario sul ring.
Un gancio al cuore ci fa sognare con una bellissima storia d’amore ma nello stesso tempo si propone come un romanzo di formazione e pone l’accento su una tematica di spessore come l’omofobia nel mondo dello sport. Pur tessendo una trama di fantasia, l’autrice si ispira a una figura reale del mondo del pugilato: quella di Emile Griffith, campione mondiale e protagonista di una triste vicenda giudiziaria, gravata appunto dal suo orientamento sessuale. 
Brandon e Byron sono un esempio di come i pregiudizi e l’intolleranza possano essere causa di grandi sofferenze costringendo a delle scelte assurde. Nello stesso tempo, però, diventano anche simbolo dell’amore che non conosce barriere e trova sempre e comunque un modo per affermarsi e vincere su tutto.
Le scene che descrivono gli allenamenti si alternano a quelle più hot nelle quali i due protagonisti esprimono la reciproca passione e liberano un sentimento in crescita. Fra le une e le altre si inseriscono poi le pagine che ricostruiscono il passato di Byron e la sua disastrosa situazione familiare. È qui che trova spazio il rapporto privilegiato – intriso di amore e grande tenerezza – che il ragazzo ha instaurato con la nonna, e quello conflittuale con la madre, donna immatura e incapace di assumersi qualsiasi responsabilità. Sono piccoli ma efficaci spaccati che contribuiscono a delineare in modo credibile e approfondito la psicologia del personaggio rendendoci partecipi del suo malessere e nondimeno del suo percorso di crescita. Byron è, infatti, un personaggio in evoluzione, lo incontriamo iroso e impulsivo all’inizio del romanzo per riscoprirlo maturo e più sicuro di sé in un epilogo che segna il punto di un nuovo inizio.
Pur avendo trovato un po’ eccessiva la rapidità con cui i due protagonisti si innamorano perdutamente l’uno dell’altro, sono riuscita a immedesimarmi e a emozionarmi con loro.
“Dentro o fuori dal ring, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra” scrive l’autrice a un certo punto del romanzo citando Muhammad Ali. Brandon e Byron ci mostrano proprio come ci si possa alzare dopo essere stati atterrati dalla vita, come da vinti ci si possa trasformare in vincitori semplicemente aprendosi all’amore.

Intervista a Manuela Chiarottino:

Come nasce Un gancio al cuore?
Mi attirava l’idea di ambientare la storia di un amore omosessuale in
un ambiente considerato sede del macismo come quello della boxe.

Per il tuo romanzo hai tratto ispirazione dalla vicenda personale del pugile Emile Griffith. Ti va di parlarcene?
In realtà l’idea è venuta prima, ma poi facendo delle ricerche sulla boxe e i suoi campioni, mi sono imbattuta in questa storia, che ho scoperto essere simbolo dell’omosessualità nel pugilato. Emile Griffith è stato un campione mondiale, tra l’altro ha avuto una profonda amicizia con Benvenuti, campione italiano, e fu proprio lui che dichiarò ai giornalisti che, anche se non capiva, se l’amico voleva sposare un uomo doveva avere gli stessi diritti di tutti, e lo avrebbe sostenuto.
Alla fine del romanzo parlo brevemente della storia di Griffith, comunque la sua omosessualità divenne pubblica nel 62, per l’insulto e il gesto scorretto di un suo avversario, creando un contrasto che ebbe un tragico epilogo. L’incontro finì col KO dell’avversario e la sua morte, a causa dei pugni presi; qualcuno la considerò la “vendetta del pugile gay” e questo mandò in profonda crisi Griffith .

“Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra”. A un certo punto del libro citi questa frase di Muhammad Ali. Pensi che valga sempre nella vita reale?
Sì, assolutamente. L’ho provato in prima persona e credo che tutti noi a un certo punto ci siamo sentiti sconfitti, stanchi e abbiamo pensato fosse inutile rialzarsi, ma non è così.

A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e perché?
La consiglio a chi ama le storie d’amore tra uomini di forte temperamento, a chi è attratto dal mondo della boxe o ne è incuriosito. Naturalmente considerando che è sempre un romance.



















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