Titolo: Cento di questi giorni
Autore: Simone Guidi
Editore: selfpublishing
Formato: Ebook
Pagine: 203
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Descrizione:
Marco Caniparoli è un giovane alla soglia dei
trent’anni. Ha un buon lavoro che gli permette di condurre un tenore di vita
agiato e la sua unica preoccupazione è quella di ricordarsi cosa ha combinato
la notte precedente al suo risveglio. In un caldo giorno d’agosto viene
invitato a partecipare a un matrimonio anglo-italiano di una vecchia amica. Si
ritroverà coinvolto in situazioni grottesche e divertenti, che gli
faranno vivere una giornata lontanissima dal classico protocollo. Insieme a
Marco partecipano altri personaggi minori; un rasta nichilista, uno spacciatore
sovrappeso con gentile consorte psicolabile, una coppia di perfetti innamorati
e due sposi completamente irresponsabili. La giornata volgerà al termine
portando con sé radicali cambiamenti nella vita di ognuno e svelando
insospettabili drammi personali. Il tutto durante un matrimonio
che fondamentalmente non interessa a nessuno.
L'autore:
Simone Guidi ha 40 anni e vive nel cuore della Valfreddana, Lucca. Dal
2002 ha iniziato a scrivere per diletto, poi qualcuno gli ha detto che era
bravo e da allora non ha mai smesso. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo
libro, nel 2009 il secondo. Il terzo se Dio vorrà.
Nota bene: è uno che quando si siede al ristorante ha l’aria di essere stato già servito.
Nota bene: è uno che quando si siede al ristorante ha l’aria di essere stato già servito.
La mia recensione:
Si dice che quello del matrimonio sia il giorno più bello.
All’alba del suo, Giulia non sembra esserne del tutto convinta; non è più così
sicura che Ted sia l’uomo giusto e l’idea di compiere il grande passo la
spaventa. Rintanata nel bagno di casa temporeggia, mentre un nugolo di parenti
e amici scalpita affinché venga fuori e onori l’impegno preso.
Per l’occasione la sua famiglia ha speso una cifra da
capogiro e un’orda di inglesi − i parenti dello sposo che ha origini straniere
− è già approdata in quel di Sassella.
È davvero troppo tardi per tirarsi indietro.
Nel frattempo gli invitati ignari si preparano per
partecipare al grande evento.
Fabio Curtis, lunghi rasta e abiti di dubbia eleganza, parte
in sella alla sua vespa insieme a Marika − un tempo la sua ragazza, adesso
semplice coinquilina.
Marco Caniparoli, fighetto DOC, si prepara a travestirsi da
capitano di Star Trek per tener fede a una vecchia scommessa persa con la sposa.
William (alias Massimiliano Vitalino), spacciatore di
provincia decisamente oversize, lotta per allacciarsi i pantaloni, spalleggiato
dall’avvenente mogliettina Laura − l’auto che li condurrà alla festa debitamente
equipaggiata di roba atta a garantire lo sballo.
Sarà attraverso i loro occhi che seguiremo lo svolgersi
delle nozze, a partire dai momenti che le precedono sino all’epilogo. Al loro
punto di vista si aggiungerà anche quello di
Irene (sorella di Giulia) affiancata dal fidanzato Alessandro.
Pur rappresentando il perno intorno a cui ruota la
narrazione, chiaramente il matrimonio non è che la punta di un iceberg. Così
come in Eravamo soltanto amici,
Simone Guidi trasforma un momento conviviale e che rappresenta anche un punto
di svolta nella vita delle persone coinvolte, in una sorta di lente attraverso
la quale osservare gli esseri umani e il tempo che passa.
I matrimoni, come del resto i funerali, spesso offrono
irripetibili occasioni per rincontrare vecchie conoscenze e per fermarsi a
riflettere sul proprio percorso. Osservando i cambiamenti sui volti degli
altri, soffermandosi a valutare le loro scelte, a confrontare il punto da cui
sono partiti con quello a cui sono arrivati, si finisce per guardare dentro se
stessi.
Lo specchio della festa restituisce così a Fabio il ritratto
di un perdente che ha avuto al suo fianco una donna apprezzabile ma l’ha
lasciata andare; mostra a William il vero volto di sua moglie sbattendogli in
faccia i suoi personali fallimenti e le sue insicurezze; sbeffeggia Marco
indicandogli poi una via per cambiar rotta e dare una vera sterzata alla sua
vita; sorride a Irene confermandole di aver trovato il vero amore.
Da semplici invitati, i personaggi a cui viene affidato il
compito di fornirci una cronaca del grande evento diventano dunque protagonisti
assoluti. Attraverso flashback e accadimenti presenti, assumono contorni sempre
più nitidi, si lasciano conoscere dal lettore e finiscono per mettere in scena
le loro stesse esistenze.
La storia di un matrimonio diviene così storia di più vite
che si intrecciano ma non solo, i suoi
attori diventano rappresentanti di uno spaccato sociale ad ampio raggio.
L’atmosfera assolutamente spassosa è quella tipica della
buona commedia all’italiana (penso ai film di Tognazzi o di Verdone per
esempio), caratteristica questa che si connota un po’ come il marchio di
fabbrica delle opere firmate da questo autore. La trama si snoda vivacissima
seguendo il filo brioso di una serie di gaffe e situazioni esilaranti. Leggendo
si ride a crepapelle e fino a un certo
punto il sentimento prevalente è di pura allegria. Man mano che la storia si avvia alle battute finali, però, affiora
anche un senso di tristezza misto a disincanto e l’ilarità sfuma in un sorriso
dolceamaro. È il sorriso che inevitabilmente si accompagna agli anni che
passano, agli errori commessi, alle occasioni mancate ma è anche lo stesso che
si lega alle belle speranze e ai ricordi destinati a rimanere indelebili.
Un romanzo spumeggiante e profondo allo stesso tempo,
consigliato a chi desideri concedersi qualche ora di sano divertimento non
rinunciando a una doverosa riflessione sul senso del nostro vivere.
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