Titolo: Le grida di Rebel
Le cronache di Apishipa Creek vol. 1
Autrice: Rain Carrington
Editore: AAS publishing
Pagine: 370
Prezzo ebook: 2,27
Prezzo cartaceo: 13,06
Disponibile su Amazon
Descrizione:
Jack Colton ha dedicato la sua vita a due cose: alla legge e ad amare uno splendido uomo di nome Martin. Quando quest’ultimo muore, la sofferenza di Jack è così profonda che vede suo marito ovunque. Martin gli dice che deve proseguire con la sua vita, cercare un’altra persona da amare, ma Jack si sente ancora legato al ricordo del marito e troppo sommerso dal lavoro, per accorgersi di quello che potrebbe essere un nuovo amore, quando questo gli passa accanto, nella piccola e sonnolenta cittadina che deve sorvegliare.
Rebel Marino vive grazie al suo nome. È un bad boy che ha sempre combattuto duramente per sopravvivere, non si lascia avvicinare da nessuno, finché un giorno eredita una casa e un’attività ad Apishipa Creek , Colorado, dalla sua zia preferita. Nonostante sia morta, Rebel continua a vederla e sembra che questa donna abbia una missione: convincerlo che il bel sceriffo che lavora ad Apishipa meriti un’opportunità.
Scopriranno di avere un interesse comune: il BDSM. Questo presuppone fiducia e insieme capiranno cosa significa andare avanti e superare i confini dell’amicizia e dell’interesse comune per arrivare fino all’amore.
Ma prima che i loro sentimenti diventino troppo profondi, un uomo, segretamente innamorato di Jack cercherà di intromettersi. Riuscirà a dividerli?
La mia recensione:
Sono
attratta da tutto ciò che non conosco, ancor di più da ciò che fatico a
comprendere. L’ignoto per me rappresenta una sfida e le sfide mi piacciono, è
più forte di me.
Fondamentalmente
è con questo spirito che mi accosto alla lettura dei romanzi BDSM – M/F o M/M
che siano. Sarà perché ho il terrore del
dolore fisico e non lo sopporto, ma ho
sempre considerato dolore e piacere come concetti antitetici e assolutamente inconciliabili.
L’universo sadomaso contraddice questa mia convinzione e, pur inquietandomi, mi
affascina proprio per questo. La lettura di alcuni romanzi a tema, in effetti,
mi ha consentito di capire certe dinamiche e di rendermi conto che, per quanto
possa sembrare assurdo, l’incapacità di provare piacere in assenza di dolore ha
una spiegazione in termini psicologici.
Leggendo
Le grida di Rebel ho scoperto
qualcosa che mai avrei sospettato e che mi ha spiazzata del tutto, ovvero la
possibilità di impiegare le pratiche BDSM a scopo terapeutico.
La
peculiarità di questa storia, ciò che la distingue in maniera netta dalle altre
ascrivibili allo stesso genere, è da rintracciarsi proprio nell’utilizzo del
sadomaso come cura.
Protagonisti
sono Jack e Rebel. Il primo è lo sceriffo di Apishipa Creek, un paesino
arroccato fra le montagne del Colorado. Vedovo da tre anni, continua a essere
schiavo del dolore causato dalla perdita del marito Martin, con cui ha
condiviso una fetta consistente della sua vita, oltre che la passione per il
BDSM. Martin non era solo il suo consorte, il suo grande amore ma anche il suo
sottomesso. Rebel è un giovane dal
passato assai travagliato e un indole che sembra rispecchiare in pieno il suo
nome, giunto ad Apishipa Creek per aver ereditato le proprietà di una zia con
la quale non aveva più molti contatti da tempo.
Jack
si imbatte in lui durante un turno di servizio poiché, arrivato in paese, Rebel
finisce subito coinvolto in una rissa. Questo approccio formale e poco felice
non è che l’inizio di una conoscenza che si spinge oltre. Lo sceriffo si sente
attratto sin da subito dal ragazzo che pare risvegliare in lui sentimenti ormai
sopiti, pulsioni che credeva di aver sepolto con il suo Martin, ma c’è di più.
Da bravo Dom non esita a riconoscere in Rebel un potenziale sottomesso e questo accresce il suo interesse al punto
che decide di frequentarlo. Lui non si oppone, ricambiando il sentimento di
attrazione. È così che Jack scopre in Rebel un ragazzo provato da un’infanzia
difficile durante la quale ha subito
violenze inenarrabili. Il suo spirito di ribellione, quello che fa di lui un
bad boy ma anche un disadattato non è che il risultato dei traumi irrisolti e
del dolore che si porta dentro. Di lì a convincersi di poterlo aiutare
attraverso il BDSM il passo è breve (e anche un po’ azzardato, a mio parere).
Jack
inizierà Rebel al sesso Kinky e farà di lui il suo sub per salvarlo da se
stesso.
Non
più, o non solo, dolore come mezzo per procurare piacere ma dolore come
strumento per aiutare qualcuno a superare i propri traumi e liberarsi da
determinate barriere che gli impediscono
di raggiungere un equilibro psichico e conquistare la felicità.
Sinceramente
non so se una simile teoria abbia un reale fondamento, non so se davvero
qualcuno abbia mai testato un percorso
terapeutico del genere, né tanto meno se possa essere davvero efficace. Non vi
nascondo che mi ha lasciata parecchio perplessa, mi ha destabilizzata e turbata per alcuni versi, ma nello stesso
tempo ha calamitato la mia attenzione al punto che non riuscivo a smettere di
leggere, tanta era la curiosità di scoprire come si sarebbe evoluta la trama.
Un
forte desiderio di continuare a guardare misto all’impulso di
distogliere lo sguardo: è più o meno questa la sensazione che ho provato scorrendo
le pagine del libro.
Nonostante
l’idea di fondo non mi abbia convinta – anche perché Rebel mi è parso spesso
plagiato, se non costretto, da Jack a prestarsi al gioco più che realmente
incline – mi sono sentita totalmente
coinvolta dalla storia. Ho percepito chiaramente tutto il dolore di Rebel, non
tanto quella fisico quanto quello interiore. Pur non riuscendo a provare la
stessa empatia per Jack – che a tratti mi è parso peraltro un po’
“forzato” nei panni del Dom – ho colto
anche la sua sofferenza e la lotta interiore che ingaggia per elaborare il suo
lutto e trovare il modo di andare avanti.
Fondamentalmente
sono due esseri feriti dalla vita Rebel e Jack, due uomini che cercano di
rinascere attraverso l’amore, il fatto che lo ricerchino in modi poco
convenzionali non ne sminuisce l’intensità, anzi.
L’autrice
tratteggia in maniera approfondita la psicologia dei suoi personaggi,
stabilendo anche un giusto equilibrio tra scene di sesso e introspezione.
A
prescindere dai dubbi che il percorso intrapreso dai due protagonisti può
sollevare, il romanzo non si propone al lettore come una vuota carrellata di
scene hot tese a suscitare scalpore, ma pone il giusto accento sul sentimento e
scandaglia il concetto di dolore mettendone in evidenza le più svariate
sfumature.
Una
lettura impegnativa dal punto di vista emotivo, disorientante ma che consiglio
a chi voglia scoprire aspetti inediti del BDSM regalandosi nel contempo una
bellissima, agrodolce storia d’amore.
Di questo genere ho letto solo il ben noto '50 sfumature di grigio', che ho trovato parecchio banale.
RispondiEliminaDopo aver letto la tua recensione ho cercato la sigla BDSM, che non conoscevo. In rete c'è una grandissima quantità di siti che parlano di questo argomento in maniera anche alquanto approfondita. Prima di documentarmi sul BDSM ammetto che pensavo si trattasse di pratiche da pervertiti e basta. Ora invece ho capito che alcuni dei dom usano questo rapporto non solo per un soddisfacimento personale ma anche per aiutare il sub nella vita quotidiana. Ti lascio il link all'articolo che ho letto, magari può interessarti.
http://www.lettera43.it/esclusive/davide-la-greca-vi-spiego-io-cosa-e-il-bdsm_43675152356.htm
In ogni caso per ora non ho interesse nel leggere altri libri di questo genere ma la tua è stata un'ottima recensione. Grazie e a presto.
Sì questa è stata una scoperta anche per me, inizialmente non immaginavo che il BDSM potesse avere significati che vanno oltre la semplice perversione. Grazie pe ril link, leggerò volentieri l'articolo.
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