sabato 2 gennaio 2016

Recensione: Le grida di Rebel

Titolo: Le grida di Rebel
Le cronache di Apishipa Creek vol. 1
Autrice: Rain Carrington
Editore: AAS publishing
Pagine: 370
Prezzo ebook: 2,27
Prezzo cartaceo: 13,06
Disponibile su Amazon

Descrizione:
Jack Colton ha dedicato la sua vita a due cose: alla legge e ad amare uno splendido uomo di nome Martin. Quando quest’ultimo muore, la sofferenza di Jack è così profonda che vede suo marito ovunque. Martin gli dice che deve proseguire con la sua vita, cercare un’altra persona da amare, ma Jack si sente ancora legato al ricordo del marito e troppo sommerso dal lavoro, per accorgersi di quello che potrebbe essere un nuovo amore, quando questo gli passa accanto, nella piccola e sonnolenta cittadina che deve sorvegliare.
Rebel Marino vive grazie al suo nome. È un bad boy che ha sempre combattuto duramente per sopravvivere, non si lascia avvicinare da nessuno, finché un giorno eredita una casa e un’attività ad Apishipa Creek , Colorado, dalla sua zia preferita. Nonostante sia morta, Rebel continua a vederla e sembra che questa donna abbia una missione: convincerlo che il bel sceriffo che lavora ad Apishipa meriti un’opportunità.
Scopriranno di avere un interesse comune: il BDSM. Questo presuppone fiducia e insieme capiranno cosa significa andare avanti e superare i confini dell’amicizia e dell’interesse comune per arrivare fino all’amore.
Ma prima che i loro sentimenti diventino troppo profondi, un uomo, segretamente innamorato di Jack cercherà di intromettersi. Riuscirà a dividerli?


La mia recensione:

Sono attratta da tutto ciò che non conosco, ancor di più da ciò che fatico a comprendere. L’ignoto per me rappresenta una sfida e le sfide mi piacciono, è più forte di me.
Fondamentalmente è con questo spirito che mi accosto alla lettura dei romanzi BDSM – M/F o M/M che siano. Sarà  perché ho il terrore del dolore fisico e  non lo sopporto, ma ho sempre considerato dolore e piacere come concetti antitetici e assolutamente inconciliabili. L’universo sadomaso contraddice questa mia convinzione e, pur inquietandomi, mi affascina proprio per questo. La lettura di alcuni romanzi a tema, in effetti, mi ha consentito di capire certe dinamiche e di rendermi conto che, per quanto possa sembrare assurdo, l’incapacità di provare piacere in assenza di dolore ha una spiegazione in termini psicologici.
Leggendo Le grida di Rebel ho scoperto qualcosa che mai avrei sospettato e che mi ha spiazzata del tutto, ovvero la possibilità di impiegare le pratiche BDSM a scopo terapeutico.
La peculiarità di questa storia, ciò che la distingue in maniera netta dalle altre ascrivibili allo stesso genere, è da rintracciarsi proprio nell’utilizzo del sadomaso come cura.
Protagonisti sono Jack e Rebel. Il primo è lo sceriffo di Apishipa Creek, un paesino arroccato fra le montagne del Colorado. Vedovo da tre anni, continua a essere schiavo del dolore causato dalla perdita del marito Martin, con cui ha condiviso una fetta consistente della sua vita, oltre che la passione per il BDSM. Martin non era solo il suo consorte, il suo grande amore ma anche il suo sottomesso.  Rebel è un giovane dal passato assai travagliato e un indole che sembra rispecchiare in pieno il suo nome, giunto ad Apishipa Creek per aver ereditato le proprietà di una zia con la quale non aveva più molti contatti da tempo.
Jack si imbatte in lui durante un turno di servizio poiché, arrivato in paese, Rebel finisce subito coinvolto in una rissa. Questo approccio formale e poco felice non è che l’inizio di una conoscenza che si spinge oltre. Lo sceriffo si sente attratto sin da subito dal ragazzo che pare risvegliare in lui sentimenti ormai sopiti, pulsioni che credeva di aver sepolto con il suo Martin, ma c’è di più. Da bravo Dom non esita a riconoscere in Rebel un potenziale sottomesso  e questo accresce il suo interesse al punto che decide di frequentarlo. Lui non si oppone, ricambiando il sentimento di attrazione. È così che Jack scopre in Rebel un ragazzo provato da un’infanzia difficile durante la quale  ha subito violenze inenarrabili. Il suo spirito di ribellione, quello che fa di lui un bad boy ma anche un disadattato non è che il risultato dei traumi irrisolti e del dolore che si porta dentro. Di lì a convincersi di poterlo aiutare attraverso il BDSM il passo è breve (e anche un po’ azzardato, a mio parere).
Jack inizierà Rebel al sesso Kinky e farà di lui il suo sub per salvarlo da se stesso.
Non più, o non solo, dolore come mezzo per procurare piacere ma dolore come strumento per aiutare qualcuno a superare i propri traumi e liberarsi da determinate barriere che gli  impediscono di raggiungere un equilibro psichico e conquistare la felicità.
Sinceramente non so se una simile teoria abbia un reale fondamento, non so se davvero qualcuno  abbia mai testato un percorso terapeutico del genere, né tanto meno se possa essere davvero efficace. Non vi nascondo che mi ha lasciata parecchio perplessa, mi ha destabilizzata  e turbata per alcuni versi, ma nello stesso tempo ha calamitato la mia attenzione al punto che non riuscivo a smettere di leggere, tanta era la curiosità di scoprire come si sarebbe evoluta la trama.
Un forte  desiderio  di continuare a guardare misto all’impulso di distogliere lo sguardo: è più o meno questa la sensazione che ho provato scorrendo le pagine del libro.
Nonostante l’idea di fondo non mi abbia convinta – anche perché Rebel mi è parso spesso plagiato, se non costretto, da Jack a prestarsi al gioco più che realmente incline  – mi sono sentita totalmente coinvolta dalla storia. Ho percepito chiaramente tutto il dolore di Rebel, non tanto quella fisico quanto quello interiore. Pur non riuscendo a provare la stessa empatia per Jack – che a tratti mi è parso peraltro un po’ “forzato”  nei panni del Dom – ho colto anche la sua sofferenza e la lotta interiore che ingaggia per elaborare il suo lutto e trovare il modo di andare avanti.
Fondamentalmente sono due esseri feriti dalla vita Rebel e Jack, due uomini che cercano di rinascere attraverso l’amore, il fatto che lo ricerchino in modi poco convenzionali non ne sminuisce l’intensità, anzi.
L’autrice tratteggia in maniera approfondita la psicologia dei suoi personaggi, stabilendo anche un giusto equilibrio tra scene di sesso e introspezione.
A prescindere dai dubbi che il percorso intrapreso dai due protagonisti può sollevare, il romanzo non si propone al lettore come una vuota carrellata di scene hot tese a suscitare scalpore, ma pone il giusto accento sul sentimento e scandaglia il concetto di dolore mettendone in evidenza le più svariate sfumature.
Una lettura impegnativa dal punto di vista emotivo, disorientante ma che consiglio a chi voglia scoprire aspetti inediti del BDSM regalandosi nel contempo una bellissima, agrodolce storia d’amore.
 

  


2 commenti:

  1. Di questo genere ho letto solo il ben noto '50 sfumature di grigio', che ho trovato parecchio banale.
    Dopo aver letto la tua recensione ho cercato la sigla BDSM, che non conoscevo. In rete c'è una grandissima quantità di siti che parlano di questo argomento in maniera anche alquanto approfondita. Prima di documentarmi sul BDSM ammetto che pensavo si trattasse di pratiche da pervertiti e basta. Ora invece ho capito che alcuni dei dom usano questo rapporto non solo per un soddisfacimento personale ma anche per aiutare il sub nella vita quotidiana. Ti lascio il link all'articolo che ho letto, magari può interessarti.
    http://www.lettera43.it/esclusive/davide-la-greca-vi-spiego-io-cosa-e-il-bdsm_43675152356.htm
    In ogni caso per ora non ho interesse nel leggere altri libri di questo genere ma la tua è stata un'ottima recensione. Grazie e a presto.

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    1. Sì questa è stata una scoperta anche per me, inizialmente non immaginavo che il BDSM potesse avere significati che vanno oltre la semplice perversione. Grazie pe ril link, leggerò volentieri l'articolo.

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