Titolo: Ninni, mio padre
Autore: Roberto Sapienza con Vittorio De Agrò
Editore: youcanprint/self publishing
Pagine: 226
Prezzo: 16,00
Descrizione:
In una serata di novembre, Roberto è davanti al computer, cercando di
iniziare a scrivere un libro su suo padre Carmelo, deceduto vent'anni
prima. Improvvisamente, sotto forma di un'entità incorporea, il padre
gli si palesa con l'intento di mostrargli il proprio passato nei minimi
dettagli: dall'infanzia, segnata da una tragedia familiare, dai successi
e delusioni nello studio, in politica e in famiglia, fino al termine
della sua vita, a causa di un male incurabile. Da quelle immagini, tra
Roberto e suo padre, nasce un confronto dialettico segnato da forti
emozioni e da animati contrasti che rivelano visioni discordi e
sedimentate incomprensioni. Dopo il serrato dialogo che li coinvolge
fino all'alba, Carmelo tornerà nella sua dimensione con una maggior
consapevolezza riguardo alle conseguenze dei suoi atteggiamenti nella
vita terrena? E Roberto, dopo quell'intensa e straordinaria
chiacchierata notturna, riuscirà a scrivere quel libro su suo padre?
La mia recensione:
La morte di un padre è un lutto difficile da elaborare;
lo è di più se avviene quando nel rapporto ci sono ancora dei nodi irrisolti,
delle cose non dette.
Sono trascorsi vent’anni da quando Roberto ha perso
suo padre Carmelo e la ferita è aperta più che mai, proprio perché sa che tra
loro sono rimaste delle questioni in sospeso.
«Te ne sei
andato senza avere un vero chiarimento con me. Mi hai lasciato da solo e con
tante domande irrisolte, scaricandomi addosso un peso insopportabile, ovvero il
dubbio di aver deluso mio padre in punto di morte […]»
Carmelo e suo figlio, infatti, non si sono mai
confrontati come avrebbero dovuto, non sono riusciti ad abbattere il muro che,
in qualche modo, li divideva e, ora che non c’è più, Roberto sente di non averlo conosciuto fino in
fondo, al punto che quando il nipotino Leon gli chiede di raccontargli qualcosa
del nonno per poter svolgere un compito scolastico non sa cosa rispondere.
Si rivolge allora alla scrittura, decide di
documentarsi e provare a scrivere una biografia del padre allo scopo di colmare
le lacune e chiudere finalmente i conti col passato. È tarda sera quando si sta
confrontando, per l’ennesima volta, con lo schermo bianco alla ricerca della
giusta ispirazione e qualcosa di imprevisto accade. Ninni, suo padre, gli
appare in sogno – o in una visione – e gli comunica di aver ottenuto un
permesso speciale per parlare con lui, affinché possano dirsi tutto quello che
hanno taciuto. Un dialogo atteso vent’anni, e che mai ha avuto luogo, trova
così spazio in una sorta di dimensione onirica, nella quale non solo Roberto
può ascoltare, chiedere, esprimere il suo parere, ma può osservare su uno
schermo i momenti salienti della vita del genitore, come fosse un film.
Attraverso questo espediente, in bilico fra il
poetico e il surreale, lo scrittore Roberto Sapienza ricostruisce, in maniera
originale, la biografia del padre, una biografia romanzata che si articola su
due piani narrativi: l’uno, interamente di fantasia, ci mostra Carmelo defunto,
intrappolato in un limbo a causa del conflitto irrisolto col figlio, che preme
per ottenere il permesso di parlargli un’ultima volta; l’altro, ancorato alla
realtà dei fatti, ci mostra la vita di quest’uomo scorrere su una sorta di
schermo ideale.
È un ritratto complesso quello che gradualmente si
va delineando. A partire da un’infanzia segnata da un trauma orribile, ripercorriamo
le tappe di un avita intensa, conoscendo un uomo dotato di straordinaria intelligenza
e animato da grandi ambizioni, destinate
tuttavia a scontrarsi con una psiche fragile. Un uomo generoso, a volte tanto
aperto al prossimo da rasentare l’ingenuità e cadere vittima di truffe, ma
nello stesso tempo egocentrico al punto di non riuscire a entrare davvero in
sintonia con coloro che lo circondano,
finendo per rimanere sordo alle richieste di attenzione e al bisogno di comprensione
dei figli, e proiettare su di loro le proprie debolezze e aspettative.
«Tu hai abusato
della mia libertà, papà» lo accuserà
Roberto nel corso della loro chiacchierata onirica. «Hai calpestato perennemente i miei desideri, ignorando ogni mia
volontà. Facevi solo ciò che ti piaceva. Tu non volevi un figlio, volevi un
robot sempre pronto ad obbedirti. Volevi indietro la gioventù che non hai
vissuto […]»
Accuse che, in realtà, risuonano come un disperato
grido d’amore e, a conti fatti, sembra essere proprio questa la chiave di
lettura del libro: attestazione di un sentimento conflittuale e viscerale, estrema
richiesta di un riconoscimento da parte di un figlio, schiacciato dalla
personalità, forse troppo ingombrante, del padre.
Se la parte prettamente biografica si legge con
piacere perché ci consente di conoscere una persona interessante, è quella
romanzata ad avvicinare l’opera al lettore rivelando alcuni tratti facilmente condivisibili.
Ferma restando la diversità delle
esperienze personali, penso che chiunque abbia avuto (o ha) un rapporto
conflittuale con un genitore possa facilmente riconoscersi nello stato d’animo,
nei bisogni, nelle paure di Roberto, cogliendo e facendo propria la funziona quasi
“terapeutica” di questo scritto.
Una lettura scorrevole ma impegnativa nel contempo,
sicuramente non votata al puro intrattenimento, ma comunque in grado di
emozionare e coinvolgere.
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