giovedì 1 dicembre 2016

Anteprima: La sottile linea bianca di Lemmy

A un anno dalla morte di una delle più grandi icone rock,
torna in libreria l'autobiografia di Lemmy

 

Titolo: La sottile linea bianca
Autore:  Lemmy e Janiss Garza 
Editore: Baldini & Castoldi 
Pagine: 352 
Prezzo cartaceo: 17,00 
Prezzo eBook: 7,99

Descrizione: 
Lemmy è sinonimo di eccesso, e questa è la storia del più incredibile bevitore, del più entusiasta malato di sesso e suoni estremi che sia mai salito su un palcoscenico. Cresciuto troppo in fretta e troppo per potersi accontentare del piccolo giro delle band amatoriali gallesi, Lemmy lanciò la sua prima band, i Rocking Vicars, in un incredibile tour in supporto a Jimi Hendrix. Non pago, nel 1975, si inventò un genere musicale, lo speedmetal, e fondò i leggendari Motörhead. In più di trent’anni di storia e concerti, i Motörhead hanno realizzato 23 album, vinto un Grammy Award e dominato le scene del rock con successi come Ace of Spades, Bomber e Overkill. Nel corso di tutti questi anni il gruppo ha subìto diversi scossoni e cambiamenti, ma Lemmy è sempre rimasto in sella, col suo cappello in testa e una bottiglia di Jack Daniel’s tra le mani. La sottile linea bianca è il suo furioso viaggio attraverso gli eccessi, il percorso di un uomo coerente solo nell’amore per la sua musica e il piacere. Una cavalcata divertente e oltraggiosa, in linea con lo stile inconfondibile del più ruvido e rumoroso cantante del mondo.

L'autore:
Kilmister Frazer Ian. Detto Lemmy (1945-2015), fondatore e leader dei Motörhead, aveva un aspetto inconfondibile, con i suoi due grandi nei sul viso e l’acconciatura ottocentesca con cui univa le basette ai baffi, nota ai fan come The Lemmy. Questi aspetti del suo look, insieme alla voce grave e roca e alla particolare maniera di suonare il basso elettrico, l’hanno reso una figura mitica del rock’n’roll. Lo stile sul palco fu altrettanto riconoscibile, sia per il suo abbigliamento abituale (occhiali da sole, cappello da cowboy, stivali, capelli lunghi, medaglie e simboli prussiani e tedeschi), sia per il suo modo di esibirsi sempre con la testa protesa verso l’alto a raggiungere il microfono: raramente guardava il pubblico o il basso con cui suonava.

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