venerdì 31 agosto 2012

Recensione: Mara non gioca a dadi

Titolo: Mara non gioca a dadi
Autore: Luciano Modica
Editore: Runa Editrice
Pagine: 228
Prezzo: 16,00 euro
Descrizione:
Mara non gioca a dadi è un noir incalzante che avvince il lettore sin dalle primissime pagine, ed in
cui la trama si lega a filo doppio a riflessioni sul senso del male, sul caso e sulla capacità del
singolo di scendere in guerra con il proprio destino.
L’autore:
Luciano Modica è nato a Siracusa il 1 aprile 1967.
Laureato in economia e tra non molto dovrebbe riuscire a prendere la seconda laurea in legge.
Luciano Modica vive in Sicilia, “diviso” tra la città nera e la città bianca.
La sua indole curiosa in genere fusa alla sua passione per il giallo e per il noir, assieme alla voglia di emozionare, lo porta a scrivere il suo primo romanzo “Mara non gioca a dadi”, frutto di mille contaminazioni e infinite contraddizioni.

La mia recensione:

Mara è una giovane donna intrappolata in un’esistenza che non le concede molte gioie. Dopo un’infanzia trascorsa in orfanotrofio è finita sulla strada, costretta a vendere il suo corpo da un protettore che non le riserva alcuna tenerezza. Non è contenta della sua vita e vorrebbe essere altrove, tanto che inganna l’attesa tra un cliente e l'altro leggendo libri che le permettano di viaggiare con la fantasia. Una notte come tante altre, al termine del suo turno di lavoro, accetta un passaggio da uno sconosciuto. Non è insolito che qualcuno si offra di accompagnarla a casa ma quasi sempre il favore le viene concesso in cambio di una prestazione sessuale. Il fatto che Luca (questo il nome dell’uomo) non avanzi alcuna richiesta mostrandosi gentile e disinteressato ha su di lei un effetto spiazzante. Mara teme l’inganno, si prepara al peggio, cade in preda al panico. Qualcosa scatta nel su cervello e la manda in tilt fino a spingerla a un gesto sconsiderato: senza alcuna ragione plausibile accoltella il suo benefattore e scappa via.
Potrebbe essere l’epilogo di una storia di ordinaria follia, invece sarà solo l’inizio di una vicenda torbida e intricata. Il gesto inconsulto della donna provocherà una sorta di effetto domino.
Ben presto si ritroverà a essere ricercata non solo dalla polizia ma anche dai capi dell’organizzazione criminale che gestisce il giro di prostituzione in cui è invischiata. L’aggressione di cui si è macchiata ha infatti attirato l’attenzione delle forze dell’ordine sul clan mafioso. Il boss Franco Tropea non ha gradito e reclama vendetta.
A condurre le indagini sarà Privitera, un commissario sui generis che, a seguito di un drammatico episodio occorso nella sua carriera, ha maturato un grande interesse per la psicanalisi junghiana elaborando un metodo di approccio al crimine diverso dal solito. La ricerca del movente e dell’arma di un delitto, dal suo punto di vista, sono categorie insufficienti in ambito investigativo. La sincronicità degli eventi, il modo in cui i dettagli, anche quelli all’apparenza più insignificanti, si collegano e si inseriscono in un disegno più grande sono elementi imprescindibili per la comprensione della realtà. Come sostiene Einstein, Dio non gioca a dadi, ma gli uomini non sono da meno.
“Nulla accade per caso, e c’è sempre la possibilità di scegliere quale strada seguire, sebbene molto spesso non si tratti di fatti puramente razionali, ma di scelte che avvengono ad un livello ben più profondo ed imperscrutabile di ciò che noi chiamiamo coscienza”.
L’intuizione di Privitera si rivelerà calzante nel caso di Mara giacché un gesto dettato dall’inconscio in un momento di totale blackout della capacità di autocontrollo, innescherà una reazione a catena che condurrà alla scoperta di un’intera rete di corruzione. Ma non è tutto. Paradossalmente la coltellata sferrata a un innocente rappresenterà per la protagonista un punto di svolta. Sarà a partire da lì infatti che avrà luogo il suo percorso di redenzione e liberazione. Da creatura fragile e succube dei suoi aguzzini Mara gradualmente si trasformerà in un donna determinata a riscattarsi da una vita di miserie. Mossa dalla forza della disperazione tirerà fuori gli artigli e si mostrerà pronta a combattere per riappropriarsi del suo destino e della propria dignità.
Benché lei e il commissario non avranno occasione di incontrarsi, le loro azioni si legheranno a filo doppio intessendo un particolare legame a distanza la cui chiave interpretativa non può che essere rintracciata proprio nel concetto di sincronicità.
L’autore gestisce con maestria una trama ben articolata prestando particolare cura all’introspezione psicologica dei personaggi. Trattandosi di un noir, non incentra l’attenzione sulla ricerca dei colpevoli. Sin dall’inizio ci rivela chi ha commesso cosa − pur riservandosi un asso nella manica che calerà solo nel finale − tuttavia riesce a mantenere viva la curiosità del lettore chiamandolo a una sfida di tipo diverso. Perché gli attori della storia agiscono in un determinato modo, come sono giunti a essere quello che sono e, soprattutto, chi sono davvero i buoni e chi i cattivi?
La risposta a quest’ultimo interrogativo non sarà affatto scontata poiché man mano che i nodi verranno al pettine emergerà una realtà il cui livello di corruzione è giunto al punto di far saltare il confine tra legalità e illegalità.
Un romanzo davvero avvincente, crudo attuale e allo stesso tempo inconsueto poiché riesce a coniugare gli elementi tipici del noir con una riflessione di carattere filosofico sul senso della giustizia e sul ruolo che ciascuno di noi svolge nella costruzione del proprio destino.





 

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