mercoledì 21 marzo 2012

Recensione: L'innocenza delle volpi


L'INNOCENZA DELLE VOLPI  
Torey L. Hayden
Traduzione di Lucia Corradini Caspani
Pagg. 360
€ 16.90
Narrativa
Collana: Narratori Corbaccio


Descrizione:
Abundance, nel Montana, non è il paradiso che il nome sembra suggerire. È un luogo aspro e selvaggio, circondato da montagne e boschi di grande bellezza, ma afflitto da disoccupazione e miseria. Dixie è una giovane donna triste che ha appena perso un figlio di pochi mesi e che è fidanzata con Billy, un uomo ingenuo e violento allo stesso tempo, incapace di tenersi un lavoro per più di pochi giorni. Nel fortuito incontro con Tennessee, un bambino di nove anni, figlio non voluto e non amato di un famoso attore di Hollywood, Billy vede un mezzo per diventare ricco: lo sequestra e chiede un riscatto. Ma i giorni passano e i soldi non arrivano. E Dixie, a poco a poco, instaura con il bambino un rapporto emotivamente intenso. Con conseguenze imprevedibili per tutti...  

L'autrice:
Torey L. Hayden è nata negli Stati Uniti, nel Montana, ma vive da molti anni in Inghilterra. La sua esperienza di insegnante nelle scuole per bambini emotivamente labili e negli istituti psichiatrici ha fatto di lei una specialista di riferimento nella ricerca sulla psicologia infantile. I suoi numerosi libri, in cui ha raccontato alcuni dei suoi «casi», sono stati tradotti in oltre 20 lingue e sono stati spesso adottati come testi di studio in diverse università. 


La mia recensione:
Abundance è un paesino del Montana circondato dalle montagne e immerso nel verde. Sebbene il suo paesaggio fiabesco, unitamente al nome, suggerisca l’idea di un piccolo angolo di paradiso, la realtà che vi si cela è ben diversa. Nessuna abbondanza ma disoccupazione e miseria caratterizzano la vita dei suoi abitanti.
È qui che vive Dixie con il compagno Billy. Lei è una donna fragile con un passato difficile alle spalle e ha appena perso il figlio di soli nove mesi. Lui è un uomo frustrato, violento, dedito all’alcol e incapace di mantenere un lavoro per più di pochi giorni. La morte di quel bambino non suo sembra non averlo scalfito minimamente. Il suo unico cruccio è rappresentato dalla somma di denaro che deve pagare alle pompe funebri per il funerale e che lui spenderebbe volentieri in modo diverso. Il suo sogno è quello di poter comprare dei cavalli e di fare il cowboy. Un obiettivo irrealizzabile fino a che un caso fortuito non gli fornisce l’occasione per dare una svolta al suo destino.  Billy si imbatte infatti in un ragazzino che si aggira smarrito tra i boschi dopo essere scappato di casa. Si tratta di Tennesee, il figlio del famoso attore Spencer Scott che ha scelto proprio Abundance per staccare la spina e concedersi una pausa lontano dai riflettori insieme alla nuova compagna. Quale occasione migliore di questa per far soldi in modo facile?
Senza pensarci due volte, l’uomo rinchiude il ragazzino nel cassone del suo furgoncino e lo porta a casa.
Dixie verrà così coinvolta in un sequestro che non approva assolutamente ma al quale non riesce nemmeno a opporsi. In breve si ritroverà costretta a nascondersi tra le montagne e a far da guardia all’ostaggio intanto che il suo uomo studia il modo per ottenere il riscatto. Il compito si rivelerà particolarmente arduo perché Tennesee è tutt’altro che un angioletto. È un bambino aggressivo, maleducato e insopportabile. La situazione sarà aggravata dal fatto che Billy li abbandonerà spesso con la scusa di tornare in paese a gestire le trattative dimenticandosi persino di lasciar loro viveri a sufficienza. La donna e il bambino dovranno dunque lottare per la sopravvivenza. Tra scontri e difficoltà, non potranno però fare  a meno di approfondire la reciproca conoscenza. Pian piano Dixie si affezionerà a lui e ciò scatenerà conseguenze imprevedibili quanto incontrollabili…
Al pari di un’esperta psicologa, l’autrice ci fa penetrare nelle menti dei suoi protagonisti, li rende vivi tanto da suscitare forti reazioni emotive nel lettore ma costringendolo nel contempo a sospendere qualsiasi giudizio.
Suscita rabbia Dixie che subisce le botte e asseconda le assurdità del suo uomo perché troppo debole per ribellarvisi. Scavando nel suo passato, il suo senso di dipendenza però appare come l’inevitabile conseguenza di determinate esperienze.
Suscita antipatia e disprezzo Billy per il suo cinismo, per l’egoismo e la sua propensione alla violenza ma contemporaneamente induce alla compassione. Per quanto i suoi comportamenti siano ingiustificabili, la sua logica malata non fa una grinza. Egli si sente vittima di un’ingiustizia perché è nato nei boschi, ha l’indole di un cowboy eppure è condannato a vivere di espedienti perché non ha abbastanza soldi per realizzare i suoi sogni, mentre un attore viziato come Spencer Scott può permettersi di possedere un magnifico cavallo che non è neanche capace di cavalcare.
D’altra parte la maschera di perfezione indossata dall’attore hollywoodiano non manca di sgretolarsi al primo colpo. È ricco sì, e sul set è un dio, ma la sua vita privata è altrettanto costellata di lustrini?
Perché non accetta suo figlio e sembra odiarlo al punto da indugiare  a lungo prima di prendere sul serio la sua scomparsa?
E che dire di Tennesee? È sboccato, antipatico, intrattabile ma sicuramente non è facile per un bambino della sua età sentirsi un peso per tutti. La madre non perde occasione per sbarazzarsi di lui e il padre non si stanca di ripetergli che non lo ha mai voluto. Legato, imbavagliato, maltrattato, deve fare i conti con un dato di fatto ben più doloroso delle percosse: nessuno lo cerca, nessuno desidera davvero che torni a casa.
Se il plot è quello di un thriller mozzafiato, leggendo ci si rende conto che quella narrata da Torey L. Hyden è una storia intensa, una storia che ci fa scontrare con il dolore di un’infanzia deturpata dall’egoismo e dall’indifferenza degli adulti ma anche con luci e ombre della maternità.
Ci mostra come anche le esperienze più traumatiche possano riservare qualcosa di buono trasformandosi in occasioni per guardare dentro se stessi e diventare persone migliori.
Attraverso un linguaggio che alterna immagini vivide a profondi momenti di introspezione, l’autrice ci restituisce la crudezza di una vicenda, atroce e verosimile, riuscendo a innestare la poesia in un terreno che, all’apparenza, la respinge. La cronaca di un orribile sequestro diviene allora anche cronaca dello sbocciare di un rinnovato senso materno, della rinascita del coraggio e della possibilità di riscatto.
Un romanzo che “disturba”, scuote le coscienze e provoca il pianto ma che si rivela un inno al diritto di amare ed essere amati regalandoci la speranza che ciò sia possibile, nonostante tutto.

  




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