lunedì 7 ottobre 2013

Recensione: Agricolae. Contadini

Titolo: Agricolae. Contadini
Autrice: Cristina Lattaro
Editore: Runa
Pagine: 156
Prezzo: 12,00 euro

Descrizione:
A volte l'incendio nasce da una fiamma esile e allora lotterai in ogni modo per difenderlo.

In un villaggio dell’alto Lazio negli anni ’50, Alessio uccide Gianni, un compagno di giochi proibiti. Solo Graziano, con cui ha una relazione, può aiutarlo a sfuggire dalla vendetta dei compaesani decisi a farsi giustizia da sé. Alessio e Graziano affrontano così una montagna impervia, il Grande Dente, nella speranza di prendere il treno che passa a fondo valle, nell’altro versante, e raggiungere la capitale. Nei due giorni di marcia Alessio e Graziano saranno impegnati in un estenuante braccio di ferro dall’esito incerto con un branco di inseguitori implacabili.
Un racconto dai ritmi serrati, denso di colpi di scena, dove ai protagonisti dichiarati si affiancano i frammenti di un’esistenza complessa e su tutti cala l’ombra di una volontà impalpabile e spettrale.

L'autrice:
Cristina Lattaro nasce e vive a Rieti.
Ingegnere elettronico è Senior Cad Manager presso il reparto di Ricerca&Sviluppo di una multinazionale statunitense.
Titolare di cinque brevetti USA e presente in due articoli scientifici, ha pubblicato nel dicembre 2011 “La saggezza dei posteri”, nell’aprile 2012 “Lusores - Calciatori” Nulla Die, nel novembre 2012 “Il volo di carta” in due ebook, nel gennaio 2013 “Milites - Soldati” Lettere animate, nel febbraio 2013 "Strix Julia" Runa Editrice, "Venezia d'acqua dolce" Loquendo.
Dal 30 agosto 2012 è ospite fisso in un ciclo di trasmissioni dedicate ai libri e all’editoria presso l’emittente televisiva Rieti Lazio TV (RLTV, canale 677 digitale terrestre).

La mia recensione:

Scrittrice prolifica ed eclettica, Cristina Lattaro torna in libreria con un romanzo dalle tinte particolarmente forti segnando una nuova interessantissima tappa della sua fortunata carriera letteraria.
Sospeso tra il romanzo storico e la narrativa LGBT, Agricolae ci trasporta indietro nel tempo,  nell’Italia degli anni ’50 in quel di Castel Frasca, un paesino che conta poche anime annidato ai piedi dei monti Tarallo. Come sempre accade nelle piccole comunità, tutti conoscono tutti e serbare segreti è una missione quasi impossibile. Convenzioni, valori condivisi, connivenza a volte, sono le regole non scritte di un gruppo chiuso e adagiato su una mentalità bigotta − figlia di un certo background socio-culutrale quanto del suo tempo… o forse no.
Di certo, essere diversi in un contesto simile è quasi un reato, un’onta da lavare via prima che possa contagiare i giusti. L’omosessualità, senza dubbio, è qualcosa di sbagliato, un peccato che non merita sconti di pena al punto che il sindaco, Don Basilio Tremi, ha messo su una vera e propria squadra speciale pronta a eliminare le mele marce dal paniere eludendo i farraginosi ingranaggi della legge. Un linciaggio seguito da un’impiccagione sommaria, per esempio, ha cancellato la vergogna causata da Pinuccio che si intratteneva con persone del suo stesso sesso.
Quando Alessio uccide, per incidente, il suo amico Gianni comprende in un baleno qual è la sorte che lo attende. Fosse semplicemente un omicida potrebbe ancora sperare di essere giudicato in un regolare tribunale, ma a suo discapito ha la terribile aggravante di essere gay. L’assassinio, volontario o no, non potrà che fornire un pretesto alla squadra che lo ha già nel mirino.
Non rimane che una sola folle possibilità: la fuga.
Nonostante tutto Alessio non sarà solo perché il suo compagno Graziano non lo abbandonerà nel momento del bisogno. Mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità, si offrirà di scortarlo in una improbabile traversata del Grande Dente. Nessuno meglio di lui, che tra quei monti è cresciuto, conosce la zona. Graziano sa come nascondersi e come procedere, la montagna assassina, nel suo caso, può rivelarsi una preziosa alleata e lui è determinato a sfidarla per portare il suo compagno verso la salvezza e la libertà.
Ha il via così la narrazione serrata di una spietata caccia all’uomo, narrazione resa con uno stile ricercato e credibile che pur essendo in armonia con l’epoca storica e il contesto di riferimento non rinuncia a  fluidità e freschezza espositiva.
Sotto lo sguardo vigile di una natura impervia, i due giovani amanti si trasformano in prede braccate da un gruppo di cacciatori fomentati dall’odio razzista.
La battuta di caccia non sarà semplice e avrà risvolti imprevisti che non escluderanno momentanei ribaltamenti di ruoli. Seguendo una fuga all’ultimo respiro, tuttavia non mancheranno occasioni al lettore per fermarsi e concedersi piccole quanto efficaci digressioni atte a sviscerare la psicologia dei protagonisti e a ricostruirne il vissuto
Attraverso rapidi ma efficacissimi flashback, l’autrice mette a nudo i suoi personaggi delineando al contempo i tratti salienti di una società bigotta.
Da un lato emergerà con prepotenza l’amore che lega Alessio e Graziano, sentimento che si renderà riconoscibile proprio nel momento di difficoltà. Sarà fuggendo dai loro aguzzini che i due giovani si renderanno conto di essersi frequentati e di aver fatto sesso fino a quel punto, senza mai conoscersi davvero. Il bisogno di colmare la lacuna diventerà sempre più pressante. Graziano avvertirà l’esigenza di apprendere la verità circa il crimine di cui, suo malgrado, si è macchiato Alessio e quest’ultimo sentirà il bisogno di vuotare il sacco lasciando affiorare i segreti di un’infanzia scandita da giochi proibiti.
D’altro canto anche Graziano non potrà evitare di rimestare nel passato, un passato in cui aleggia l’amore mancato per una donna più adulta.
A far da contraltare a tutto questo si dispiegherà in maniera sempre più esplicita lo spettro dell’omofobia che aleggia su tutto il racconto rendendolo oltremodo attuale a dispetto della collocazione temporale scelta per gli avvenimenti.
Agricolae  è un romanzo che colpisce per la sua crudezza, per l’assenza di filtri, per la sua capacità di trasmettere angoscia e di commuovere. A fine lettura rimane una sensazione ambigua, un misto di sconforto e speranza ma quel che più si imprime nella mente e nel cuore è la forza del sentimento che più duro della roccia, più resistente del pregiudizio, malgrado tutto, vince, senza distinzione di sessi.






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