sabato 12 luglio 2014

Intervista ad Amneris Di Cesare

Amneris Di Cesare, italiana nata a Sao Paulo del Brasile, vive a Bologna. Sposata a un medico calabrese, mamma e moglie a tempo pieno, collabora come free-lance per riviste femminili. Dal 2005 gestisce il F.I.A.E. -   Forum Indipendente Autori Emergenti(http://fiaeforum.freeforumzone.leonardo.it), insieme gruppo e laboratorio di editing autogestito per scrittori emergenti. Ha pubblicato il saggio “Mamma non mamma: la sfida di essere madri nel mondo di Harry Potter” nell’antologia benefica Potterologia: dieci assaggi dell’universo di J.K. Rowling (CameloZampa Editore 2011); un suo racconto, intitolato “Zanna” è presente nell’antologia di racconti animalisti “Code di Stampa” (La Gru Edizioni 2011); ha pubblicato nel 2012 il suo romanzo d’esordio, Nient'altro che amare (Edizioni CentoAutori), vincitore del Premio Letterario Mondoscrittura, e nel 2013 ha partecipato al progetto di scolastica coordinato da Manuela Salvi “Prossima fermata… Italia!” (Onda Editore) scrivendo il capitolo dedicato alla regione Calabria. Ha curato l’antologia benefica “Dodicidio” per il progetto POP di La Gru Edizioni scrivendo il capitolo “Febbraio” (2013) e ha vinto il “Concorso Cercasi Jane” indetto dalla Domino Edizioni con la quale uscirà il suo romanzo “Sirena all’orizzonte”.  Inoltre collabora con il portale di informazione online Rete-News.it (www.rete-news.it) scrivendo articoli di cronaca, costume e musica. Collabora inoltre con la rivista letteraria Inkroci (www.inkroci.it) in qualità di traduttrice.



-  Benvenuta nel mio salottino letterario. Domanda di rito per cominciare: chi è e perché scrive Amneris Di Cesare?

Amneris scrive da quando si ricorda. Ha però da poco capito che “scrivere” non significa solo farlo con la penna e il foglio bianco o con la tastiera di un computer, ma anche solo con la mente, sognando, visualizzando, raccontando a se stessi o ad altri delle storie. Da bambina, tendevo a isolarmi e a trascorrere i miei pomeriggi a fantasticare con un filo d’erba o con la carta velina che avvolgeva le arance (se aprivi uno dei due “poli” attorcigliati lasciando l’altro capo invece intatto, la velina così allargata diventava una gonna svolazzante e quindi creavo con la fantasia delle splendide ballerine o damine del ‘700) e mi raccontavo le favole che mia nonna non si ricordava più. Non ho mai smesso. Raccontare è la mia più grande passione. Ho iniziato però, realmente, a scrivere dopo il 2000, appena preso possesso del primo personal computer e aver avuto a disposizione la connessione a internet.  Scrivo perché non posso farne a meno, appunto. Raccontare mi è necessario quanto respirare e sicuramente molto più che nutrirmi o dissetarmi.



-  
Mira dritto a cuore. Com’è nata l’idea?

Tutti e tre i miei romanzi pubblicati sono nati da “un racconto che non ne voleva sapere di essere solo un racconto”. Sia Nient’altro che amare (2012 - CentoAutori), che Sirena all’orizzonte (2013 - Domino) e anche Mira dritto al cuore (2014 - Runa Editrice) inizialmente erano solo un’idea per un racconto breve. Per Mira dritto al cuore avevo questa scena in testa, che non so dire se ho vissuto realmente o solo immaginata, di due donne, una che entra all’improvviso in un bagno pubblico e sorprende l’altra a sniffare cocaina.  E la rimprovera, accusandola di fare del male a un uomo al quale tiene moltissimo.  Doveva partire da lì, tutto il racconto sull’amicizia tra un uomo e una donna. Non riuscivo a raccontare bene, come volevo io, quella storia. E per almeno due anni, quell’abbozzo di racconto è rimasto dimenticato tra le pagine di uno dei miei quadernini, quelli che uso per scrivere. Poi, un pomeriggio ho ripreso in mano l’idea, ho provato a raccontare un “prima”… un “prima” molto in là nel tempo, visto che anticipava la scena di dieci anni. E i personaggi che ho introdotto non la finivano più di raccontare. Sarah, Thomas ma soprattutto Rudy sono in effetti dei gran chiacchieroni…



-  La storia di Sarah comincia in piena estate, in un villaggio turistico della Sicilia. Una vacanza partita male si trasformerà in un’esperienza indimenticabile. E tu? Che ricordi hai delle estati della tua adolescenza? Ti hanno ispirata in qualche modo nella stesura del romanzo?

Mio padre, negli anni ‘70 giovane trentenne, scoprì una formula di vacanza che permetteva a tutta la famiglia (eravamo in quattro all’epoca, i miei, io e mio fratello più piccolo di me di tre anni, mia sorella che ha sedici anni in meno, ancora non era nata) di stare insieme, di sperimentare vari tipi di sport senza svenarsi e soprattutto di avere un minimo di indipendenza: i villaggi vacanze del Club Mediterranée. Formule all’epoca all’avanguardia e poco conosciute. Ho trascorso parecchie estati in villaggi vacanze di vario tipo. Ma per me la vacanza è tutt’altra cosa. È prendere una mappa e andare alla ricerca di posti sconosciuti, fermarsi all’improvviso, assaggiare il cibo locale e vestirsi con gli abiti tradizionali del posto. È entrare nella cultura e nella tradizione di un popolo. Da adolescente studentessa di liceo linguistico obbligai i miei a mandarmi all’estero per migliorare la conoscenza delle lingue che studiavo, ma una settimana o due la trascorrevo sempre in un villaggio vacanze insieme a loro. E sì, in uno di quei villaggi ho conosciuto due ragazzi che mi hanno ispirato i personaggi di Thomas e Rudi.


-  L’amicizia tra uomo è donna è uno dei principali temi affrontati nel libro. Osvaldo (uno dei personaggi), sostiene che un uomo e una donna possono diventare buoni amici solo dopo essere stati amanti e aver visto spegnersi il fuoco della passione. È anche il tuo pensiero?

In realtà no, non la penso affatto come Osvaldo. Ma Osvaldo è un personaggio audace e libertino, doveva per forza di cose buttare tutto sul carnale e sul fisico. No, io credo che l’amicizia tra un uomo e una donna sia possibile anche senza il bisogno di un passato sentimentale. Io un amico così l’ho avuto. Poi, il tempo e la vita ci ha separati. Ma è stato vicino e importante in momenti molto difficili e delicati della mia esistenza di allora e l’affetto che provo al suo ricordo è tutt’ora molto forte e presente.



-   Thomas e Rudi, due ragazzi molto diversi tra loro nel fisico e nel carattere. Sarah non avrà molti dubbi su quale sia l’uomo della sua vita, anche se qui non lo sveleremo per evitare spoiler. Fra i due, tu chi sceglieresti?

So già che Rudi è il personaggio che tra tutti appassiona e conquista. Lo so perché me lo stanno dicendo in tanti. Alcune mie amiche, addirittura, mi scrivono o mi telefonano e ne parlano come se avessero appena terminato di parlargli. Questa cosa mi diverte moltissimo. Sentire i lettori che parlano dei miei personaggi come se fossero vicini di casa, amici con cui trascorrere una serata di scorribande o una vacanza, appunto. Ma il mio grande amore, e posso proprio dire “amore” perché tutto il libro, io l’ho scritto sotto una sorta di ubriacatura sentimentale, è Thomas. Thomas mi era entrato nella mente, non mi voleva lasciare andare né io volevo lasciare andare lui. Ho continuato a sentire una sorta di emozione e ossessione anche dopo molti mesi che avevo scritto la parola fine al romanzo. E infatti, ispirandomi a Thomas ho scritto addirittura quattro altri racconti, tutti differenti per tematiche e stile, ma tutti con lui (nomi diversi, fattezze, situazioni, età differenti, ma sempre “lui” come ispirazione) come protagonista. Ancora oggi, che il romanzo è stato scritto da ormai qualche anno e quell’ossessione è svanita, se dovessi scegliere, sceglierei sempre lui.



-    Nel libro non manca qualche piccola citazione musicale, ma se dovessi suggerire una colonna sonora per Mira dritto al cuore quale sarebbe?

Devi sapere che a parte Nient’altro che amare, che non ha “playlist”, tutti i miei romanzi – e la maggior parte dei racconti che ho scritto – sono ispirati  (alcuni sono davvero proprio nati) attraverso l’ascolto e la musica di alcune canzoni. Sirena all’orizzonte, per esempio, aveva una vera e propria playlist che avevo utilizzato per identificare i capitoli del romanzo e datarne le scene essendo un romanzo scritto in flash-back. Non ho potuto utilizzare però né i testi né i titoli di quelle canzoni per via di regolamento di diritti Siae e del “fair use” che prevede le citazioni di altre opere solo in determinati casi. Anche Mira dritto al cuore ha la sua playlist, che non compare sul libro: per la prima parte, quella del 1987, avevo scelto I just can’t stop lovin’ you di Michael Jackson; la seconda parte, invece, prevedeva T’innamorerai di Marco Masini, una delle canzoni più belle mai scritte, secondo me; per la terza parte, quella del 1996, avevo scelto E penso a te, di Ivana Spagna; la quarta parte High, dei Lighthouse family; e per l’ultima parte, quella finale del 2006, Sei nell’anima di Gianna Nannini canzone capolavoro! Ecco, questa è la colonna sonora ideale per Mira dritto al cuore.



- Nella vita reale non è sempre facile esprimere i sentimenti, a volte è così difficile che proprio come i protagonisti del tuo libro, tendiamo a soffocarli procurandoci enormi sofferenze. E nei romanzi? È difficile scrivere di sentimenti? Perché sì o perché no?

Io non so scrivere di nient’altro. Se non potessi raccontare di sentimenti umani, di incontri, di primi sguardi, di conflitti interiori, di dubbi ed esitazioni, di dolore e struggimento, di sofferenza anche fisica, di languori e di brividi, se dovessi abbandonare tutto questo, non sarei in grado di scrivere nulla. Difficile? Diciamo che procura parecchia sofferenza. Perché per poterlo fare devi immergerti nell’animo del personaggio, vivere fino in fondo ciò che vive e sente lui. E ovviamente toccare la sua sofferenza, se c’è, o l’indifferenza, o la cattiveria. È faticoso. Soprattutto perché spesso non vuoi che il tuo personaggio preferito viva quel dolore, quella sofferenza o compia quello sbaglio, agisca in maniera meschina. È faticoso perché lotti contro il te stesso vero e anche il te stesso autore che invece sa che il personaggio deve compiere quelle azioni. E allo stesso tempo, devi ascoltare il personaggio stesso, che spesso non è d’accordo né con il te stesso vero né con il te stesso autore e decide di andare da tutt’altra parte e non vuole sentire ragioni. Adesso penserai che sono completamente pazza, e ti capisco.



-   Hai all’attivo diverse pubblicazioni che suggeriscono, tra l’altro, l’idea di un’autrice poliedrica. Da mamma appassionata di fantasy non ti nascondo che un titolo ha attirato particolarmente la mia attenzione: “Mamma non mamma: la sfida di essere madri nel mondo di Harry Potter”. Ci sveli qualcosa in proposito?



“Mamma non mamma” è un saggio inserito nell’antologia benefica in favore di Theodora Onlus, associazione benefica che si occupa di istruire “medici del sorriso” per i bambini ospedalizzati in tutta Italia, dal titolo Potterologia, dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowling, curata da Marina Lenti e pubblicata da Camelozampa nel 2011. Dieci saggi, appunto, che svisceravano la saga di Harry Potter e che miravano a  dimostrare come i sette libri del maghetto con la cicatrice a saetta in realtà non fossero solo “libri per bambini” ma una produzione letteraria molto più complessa e adatta anche a un pubblico adulto. Un’esperienza stimolante, quella di             questa antologia. Primo perché ho potuto lavorare a diretto contatto con la Guida di Harry Potter Italiana, Marina Lenti, una scrittrice e professionista straordinaria, con le “ragazze” Camelozampa, Sara e Francesca, con Livia Rocchi editor e Chiara Segre, autrice anche lei di un saggio all’interno dell’antologia, oltre al fatto di aver potuto contribuire in maniera effettiva a fare qualcosa di benefico per gli altri. Il saggio, nello specifico, analizzava le figure materne, personaggi “minori” rispetto ai principali Harry, Hermione, Ron, Silente, Piton e Voldemort, ma importantissime per lo sviluppo della trama e della caratterizzazione dei personaggi. Era molto lungo, tanto è vero che è stato diviso in due. Il secondo saggio, “Le madri minori” è al vaglio di Runa Editrice, che si è detta interessata a pubblicarlo. Chissà se in un prossimo futuro si potrà leggere…



-   F.I.A.E è un forum, è un progetto che, mi è parso di capire, ti sta particolarmente  a cuore. Ti va di parlarcene?

FIAE è una creatura della quale sono particolarmente orgogliosa. Sembrerà strano, ma poiché io amo raccontare piuttosto che scrivere, se trovo qualcosa di già raccontato da altri, degno di essere letto, lo amo come se fosse mio. E FIAE nasce dall’esigenza di condividere conoscenza in campo editoriale – siti web sulla scrittura, manuali reperibili in rete di scrittura creativa, articoli sul settore editoriale e sullo scrivere, concorsi letterari, esperienze di pubblicazione EAP e NOEAP – e mettersi in gioco a livello stilistico. FIAE infatti è strutturato in modo che la parte della condivisione delle informazioni reperibili sul web sia pubblica, ma al suo interno ha anche una parte “privata”, nascosta, dove gli iscritti mettono a disposizione i loro scritti e tutti leggono criticamente attraverso una sorta di editing autogestito che permetta all’autore di rifinire il testo al meglio. Una delle regole del FIAE al suo interno è infatti l’obbligo di critica severa e spietata. Se non si è disposti ad accettare questo, si è invitati a uscire dal gruppo.  È un forum che non cerca i grandi numeri di partecipanti. Chi non partecipa per un po’ di mesi viene automaticamente messo in stand-by. Può rientrare quando vuole, nel momento in cui lo ritenesse necessario, ma quello che conta all’interno di FIAE è la partecipazione e la disponibilità a leggere gli altri, non solo a essere letti. È stato creato da me e da Fabio Musati, collega scrittore prolificissimo nove anni fa, con l’intento di aiutarci e aiutare altri ad arrivare alla pubblicazione non a pagamento. Pensavamo di non durare neppure un mese, e invece…  tutti gli iscritti hanno pubblicato, non a pagamento, e più di una volta. Alcuni hanno anche vinto premi letterari di un certo prestigio. Sì, sono orgogliosa di quello che il gruppo FIAE è riuscito a raggiungere.



-   Che consigli daresti a un aspirante scrittore?

Primo di non aver fretta di pubblicare. Di non abbattersi se ottiene solo rifiuti. Di valutare, con tanta umiltà, se il proprio testo non abbia delle pecche e delle ingenuità al suo interno che provochino questi rifiuti, di essere estremamente accurato nel presentare il proprio manoscritto facendo attenzione  all’ortografia, alla grammatica e all’impaginazione grafica del testo, di accettare le critiche che gli vengono mosse e riflettere su di esse, e di non avere paura di riscrivere completamente anche più volte un testo o addirittura un romanzo. Mira dritto al cuore io l’ho riscritto tre volte, prima di essere sicura che fosse nella forma giusta e definitiva. Ma soprattutto di non credersi il genio incompreso del secolo.

Non ci credevo, non volevo crederci, ma ho letto cose che voi umani…



-   Progetti e sogni per il futuro?

Ho scritto un romanzo e il suo sequel. Un percorso di vita che mi ha anche cambiato interiormente. Ma so che questo romanzo ancora non è scritto nella maniera giusta. Ha ancora bisogno di parecchi rimaneggiamenti. Quindi, credo, che quest’estate lavorerò a questo, penso che lo riscriverò per la quarta, quinta volta, completamente. E ho due idee, di due romanzi già abbozzati, che vorrei sviluppare. Uno è il romanzo che “non voglio scrivere” perché affonda pesantemente nel mio intimo, e dovrebbe attingere alla parte più nascosta del mio io, del mio passato. Non so se sono ancora pronta a scrivere di questo. Ci sto lavorando su.



-  E per concludere in bellezza: a parte il tuo Mira dritta al cuore ‒ che consiglio io vivamente ‒, che libri ci suggeriresti di portare in vacanza?

Da molti anni non leggo più libri della “grande editoria” a parte qualche rarissimo caso, come mi è capitato di recente, con Carmine Abate “La collina del vento”. Credo che quest’estate leggerò, sempre di Carmine Abate “Il bacio del pane”. Amo e stimo profondamente questo scrittore, italiano, calabrese, ghiegghiu (cioè appartenente a una delle comunità albanesi che si trovano nel crotonese) e scrittore impareggiabile, vincitore del Premio Campiello nel 2012. Quando all’una di notte un mio amico libraio mi ha inviato un sms per dirmi che Abate aveva vinto il premio, ho esultato come se l’Italia avesse vinto i mondiali.  Ma dicevo, appunto, non leggo più i best seller e compro solo libri editi da piccole case editrici di qualità. Perciò quest’estate leggerò Marco Proietti Mancini, Gli anni belli, edito da Edizioni della Sera, consiglio di leggere Laura Costantini e Loredana Falcone, che scrivono romanzi di tutti i generi, dal thriller al fantasy, alla fantascienza al romance, e hanno una penna davvero spettacolare. Consiglio il loro “western al femminile”  “Il destino attende a Canyon Apache”, edito da Las Vegas, un gioiellino, sul serio, ma anche Fiume Pagano e il sequel Carne Innocente, edito da Historica. Consiglio Maria Silvia Avanzato e il suo meraviglioso Adamante sempre Edizioni della Sera; Polvere, di Francesco Mastinu, romanzo LGBT struggente e bellissimo, purtroppo troppo corto, (l’ho letto in una notte e ho pregato l’autore di scrivere ancora su di uno dei due personaggi del libro, tanto la storia mi è entrata nel cuore!) edito dalla mia casa editrice Runa Editrice. Sempre della mia casa editrice consiglio La signora della Marra di Tina Cacciaglia e Per altri sentieri, di Angela di Bartolo; sicuramente leggerò Radio Morte, di Gianluca Morozzi e Le Sultane di Marilù Oliva, scrittori di punta sulla scena editoriale nazionale ma bolognesissimi. E un consiglio, Il Cavalier Buffone, ebook di  Lettere Animate scritto da un “mio pupillo” FIAE  al suo esordio e appena uscito: Fabrizio Colonna; sempre di FIAE, in ebook, raccomando invece Numero 52 (Edizioni della Sera) di Cristiana Pivari, scrittrice romance geniale e poliedrica che suggerisco di tenere d’occhio perché è bravissima. E per il momento basta, la lista potrebbe essere lunghissima ma quando si tratta di parlare di libri, mi entusiasmo e non la finisco più.

E per saperne di più....
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