A 750 anni dalla
nascita del Sommo Poeta
Rizzoli manda in
libreria un ambizioso progetto letterario di Francesco
Fioretti
per riavvicinare il
Capolavoro al grande pubblico,
sulle orme di Valerio
Massimo Manfredi
e della sua
“Odissea”.
In libreria a fine gennaio 2015
Titolo: La selva oscura. Il grande romanzo dell'inferno
Autore: Francesco Fioretti
Editore: Rizzoli
Pagine: 320
Prezzo: 16 euro
L’Inferno dantesco,
coi suoi enigmi e le sue grandezze, raccontato per la prima volta come un
romanzo contemporaneo.
Un’ambiziosa
operazione letteraria per riavvicinare il Capolavoro al grande pubblico, sulle
orme di Valerio Massimo Manfredi
e
della sua “Odissea”.
Descrizione:
Dimenticate tutto ciò che sapete della
“Divina Commedia” e pensate a quello che davvero c’è nel poema di Dante. Un
protagonista coraggioso, enigmatico, in aperta lotta contro il potere. Il suo
desiderio per una donna di indicibile bellezza. Un maestro pronto a indicargli
il cammino, a sua volta afflitto da un personale tormento. Un viaggio terribile
nel luogo più lontano da Dio, popolato da amanti infelici, demoni, criminali,
traditori di ogni sorta. Cosa sono, questi, se non gli ingredienti per il più
grande romanzo d’avventura che sia mai stato raccontato? La sfida raccolta da
Fioretti è tornare indietro nei secoli e restituire all’Inferno la sua capacità
di parlare con i lettori di oggi.
Con i
suoi thriller danteschi, nutriti di studi raffinati, Fioretti ha venduto oltre
500.000 copie.
L'autore:
FRANCESCO FIORETTI (1960) è autore de “Il libro segreto di Dante”, “Il quadro segreto di Caravaggio” e “La profezia perduta di Dante”, best-seller in Italia e tradotti in otto lingue. Vive tra l’Abruzzo e la Germania, dove lavora presso l’università di Eichstätt come ricercatore dantesco.
Dal capitolo
13
“«Eccoci nel
secondo girone» disse Virgilio. «Osserva attentamente, perché vedrai cose a cui
non crederesti se te le raccontassi io.»
A
parte quelli riconoscibilissimi delle Arpie, però, si sentivano ovunque altri
lamenti. E non si vedeva un’anima, né viva né morta, che potesse emetterli, per
cui lui si fermò perplesso. E si sorprese a pensare che l’altro pensasse che lui
pensasse... Ecco: i pensieri cominciavano a ingarbugliarsi come quei
rami.
Virgilio
immaginò che lui attribuisse le voci a gente nascosta in quella singolare
sterpaglia. Così lo invitò a strappare un ramo da una pianta, per togliersi ogni
dubbio.
Allungò
una mano con cautela per non ferirsi e da un gran pruno colse un rametto. «Ahi!»
gridò il tronco: «Perché mi spezzi?».
Trasalì,
il respiro gli si bloccò in gola. Dal tronco cominciò a uscire un sangue denso e
scuro; e la voce a gocce, a gemiti, ricominciò: «Perché mi strazi? Non provi
neanche un briciolo di pietà? Siamo stati uomini e siamo diventati sterpaglie.
Forse saresti più gentile con dei serpenti!».
Come
accade ai tizzoni ancora verdi, che mentre il fuoco attecchisce da una parte,
dall’altra per l’evaporazione crepitano e sgocciolano linfa, così dalla frattura
nel legno uscivano insieme parole e sangue. Fece cadere il ceppo, e rimase come
paralizzato.”
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