Titolo: Bruto
Autore: Kim Fielding
Genere: fantasy
Editore: Dreamspinner
Formato: Ebook
Pagine: 327
Prezzo: 6,99
Disponibile qui
Descrizione:
Bruto conduce una vita
solitaria in un mondo dove la magia è all’ordine del giorno. È un gigante di
due metri e trenta di bruttezza e dai natali ignobili. Nessuno, incluso Bruto,
si aspetta che lui sia più di un operaio. Ma gli eroi si presentano in tutte le
forme e dimensioni e, dopo aver subito una mutilazione per salvare il principe,
la vita di Bruto cambia bruscamente: è chiamato a servire al palazzo di
Tellomer come guardia per un singolo detenuto. Sembra facile, ma si rivela
essere la sfida della sua vita.
Le voci di palazzo dicono che il prigioniero, Gray Leynham, sia uno stregone e un traditore. Quel che è certo è che ha trascorso anni nello squallore: cieco, incatenato, reso quasi muto da una balbuzie estrema. Sogna la morte della gente, e quei sogni si avverano.
Mentre Bruto si abitua alla vita di palazzo e comincia a conoscere Gray, scopre anche il proprio valore, in primo luogo come amico e uomo, poi come amante. Ma Bruto impara anche che gli eroi, a volte, devono affrontare scelte difficili e che fare ciò che è giusto può portare nuovi pericoli.
Le voci di palazzo dicono che il prigioniero, Gray Leynham, sia uno stregone e un traditore. Quel che è certo è che ha trascorso anni nello squallore: cieco, incatenato, reso quasi muto da una balbuzie estrema. Sogna la morte della gente, e quei sogni si avverano.
Mentre Bruto si abitua alla vita di palazzo e comincia a conoscere Gray, scopre anche il proprio valore, in primo luogo come amico e uomo, poi come amante. Ma Bruto impara anche che gli eroi, a volte, devono affrontare scelte difficili e che fare ciò che è giusto può portare nuovi pericoli.
La mia recensione:
Un
incipit che sembra rievocare le fiabe di Perrault ci trasporta nel mondo di
Bruto, un mondo fantastico, dalle atmosfere medievaleggianti, ma che somiglia
terribilmente al nostro quando si rapporta al diverso, quando si erge a giudice
per mettere ai margini chi non può essere incasellato entro i limiti dettati
dalla norma. Due metri e trenta di bruttezza sono più che sufficienti affinché
un uomo venga etichettato come mostro,
eppure bruttezza e cattiveria non sono necessariamente facce di una stessa
medaglia.
In
effetti, quella raccontata da Kim Fielding è la favola di un gigante buono che
alle angherie risponde con un sorriso mesto e con semplicità si prodiga per
chiunque abbia bisogno di aiuto. È con questa spontaneità che un giorno Bruto
salva il principe Aldfrid, precipitato in un dirupo e, senza volerlo, da freak
si ritrova a calzare i panni dell’eroe. Nel caso specifico non si tratta di un
vero e proprio salto di qualità, giacché il gigante perde una mano nell’impresa
negandosi la possibilità di tornare a svolgere l’unico lavoro di cui sia
capace: trasportare pietre. Più che un premio, l’atto eroico pare dunque
procurargli una grave punizione, almeno fino a che il principe non decide di
intervenire offrendogli un’alternativa.
È così che Bruto viene chiamato a
Tellomer per prestare servizio come guardia nella Torre Marrone. Giunto sul
posto, tuttavia, scoprirà di dover svolgere un compito assai insolito. A
occupare l’unica cella della prigione è, infatti, un solo prigioniero, Gray
Leynham, e quel che viene richiesto alla sua guardia non è tanto di impedirne
la fuga, giacché è saldamente incatenato, quanto vegliarlo mentre dorme per prendere
nota di ciò che dice in sogno e riferirlo agli stretti collaboratori del re.
Cosa
sogna Gray? Perché i suoi sogni interessano tanto alla corte? Perché è ritenuto
tanto pericoloso e, soprattutto, perché tutte le guardie che hanno preceduto
Bruto sono sempre fuggite abbandonando il posto di lavoro?
Sono
tutti misteri che attendono di essere svelati e che attraversano il romanzo
tenendoci saldamente incollati alla pagina, mentre i due protagonisti si
lasciano conoscere, sussurrandoci anche una seconda fiaba nella fiaba: quella
di due solitudini che si incontrano, di due outsider che si ritrovano a condividere
un bizzarro destino. La storia di un compito ingrato o un’apparente beffa che
si trasforma, gradualmente, nella più grande occasione concessa dagli dèi a
Bruto e Gray, perché tra le sbarre di una prigione, entrambi avranno modo di
scoprire l’amore e di conquistare la felicità che il destino sembrava aver loro
negato.
Indignazione,
dolore, tenerezza, simpatia, gioia… tantissime sono le emozioni che si
rincorrono capitolo dopo capitolo scandendo la lettura di questo fantasy pregno
di avventura e dolcezza.
Personalmente
ho trovato irresistibile la coppia formata da Bruto e Gray, sono rimasta
totalmente folgorata dalla loro fragilità che si tramuta in forza crescente nel
momento in cui si trovano e si affidano l’uno all’altro. Disarmante è Bruto la
cui sensibilità è direttamente proporzionale alla sua grandezza fisica;
irresistibile Gray che ci si offre come un cucciolo assetato d’amore, un uomo
offeso, umiliato, privato di tutto, ma che ha conservato intatta nel cuore, la
voglia di amare e di essere amato.
Fiaba
che riecheggia suggestioni d’altri tempi per ambientazioni e plot ma che si afferma per l’attualità dei
temi affrontati, con tanta delicatezza, Bruto
è un meraviglioso inno alla diversità, intesa come dono e non limite, e
all’amore, capace di superare ogni ostacolo. Leggendolo vi accorgerete di
entrare con i protagonisti in una gabbia, avvertirete il suono delle catene e
vi sembrerà di respirarne l’aria asfittica, eppure andando avanti avrete
l’impressione di vedere quello stesso spazio dilatarsi e i ceppi dissolversi
fino a fornirvi la sensazione di volare, perché Bruto ci ricorda che la magia dell’amore è tale da poter mettere le
ali, anche a chi se le è viste tarpare da una società che si rifiuta di
guardare oltre le apparenze.
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