venerdì 12 agosto 2016

Recensione: Ninni, mio padre

Titolo: Ninni, mio padre
Autore: Roberto Sapienza con Vittorio De Agrò
Editore: youcanprint/self publishing
Pagine: 226
Prezzo: 16,00 

Descrizione:
In una serata di novembre, Roberto è davanti al computer, cercando di iniziare a scrivere un libro su suo padre Carmelo, deceduto vent'anni prima. Improvvisamente, sotto forma di un'entità incorporea, il padre gli si palesa con l'intento di mostrargli il proprio passato nei minimi dettagli: dall'infanzia, segnata da una tragedia familiare, dai successi e delusioni nello studio, in politica e in famiglia, fino al termine della sua vita, a causa di un male incurabile. Da quelle immagini, tra Roberto e suo padre, nasce un confronto dialettico segnato da forti emozioni e da animati contrasti che rivelano visioni discordi e sedimentate incomprensioni. Dopo il serrato dialogo che li coinvolge fino all'alba, Carmelo tornerà nella sua dimensione con una maggior consapevolezza riguardo alle conseguenze dei suoi atteggiamenti nella vita terrena? E Roberto, dopo quell'intensa e straordinaria chiacchierata notturna, riuscirà a scrivere quel libro su suo padre?  

La mia recensione:
La morte di un padre è un lutto difficile da elaborare; lo è di più se avviene quando nel rapporto ci sono ancora dei nodi irrisolti, delle cose non dette.
Sono trascorsi vent’anni da quando Roberto ha perso suo padre Carmelo e la ferita è aperta più che mai, proprio perché sa che tra loro sono rimaste delle questioni in sospeso.
«Te ne sei andato senza avere un vero chiarimento con me. Mi hai lasciato da solo e con tante domande irrisolte, scaricandomi addosso un peso insopportabile, ovvero il dubbio di aver deluso mio padre in punto di morte […]»
Carmelo e suo figlio, infatti, non si sono mai confrontati come avrebbero dovuto, non sono riusciti ad abbattere il muro che, in qualche modo, li divideva e, ora che non c’è più,  Roberto sente di non averlo conosciuto fino in fondo, al punto che quando il nipotino Leon gli chiede di raccontargli qualcosa del nonno per poter svolgere un compito scolastico non sa cosa rispondere.
Si rivolge allora alla scrittura, decide di documentarsi e provare a scrivere una biografia del padre allo scopo di colmare le lacune e chiudere finalmente i conti col passato. È tarda sera quando si sta confrontando, per l’ennesima volta, con lo schermo bianco alla ricerca della giusta ispirazione e qualcosa di imprevisto accade. Ninni, suo padre, gli appare in sogno – o in una visione – e gli comunica di aver ottenuto un permesso speciale per parlare con lui, affinché possano dirsi tutto quello che hanno taciuto. Un dialogo atteso vent’anni, e che mai ha avuto luogo, trova così spazio in una sorta di dimensione onirica, nella quale non solo Roberto può ascoltare, chiedere, esprimere il suo parere, ma può osservare su uno schermo i momenti salienti della vita del genitore, come fosse un film.
Attraverso questo espediente, in bilico fra il poetico e il surreale, lo scrittore Roberto Sapienza ricostruisce, in maniera originale, la biografia del padre, una biografia romanzata che si articola su due piani narrativi: l’uno, interamente di fantasia, ci mostra Carmelo defunto, intrappolato in un limbo a causa del conflitto irrisolto col figlio, che preme per ottenere il permesso di parlargli un’ultima volta; l’altro, ancorato alla realtà dei fatti, ci mostra la vita di quest’uomo scorrere su una sorta di schermo ideale.
È un ritratto complesso quello che gradualmente si va delineando. A partire da un’infanzia segnata da un trauma orribile, ripercorriamo le tappe di un avita intensa, conoscendo un uomo dotato di straordinaria intelligenza  e animato da grandi ambizioni, destinate tuttavia a scontrarsi con una psiche fragile. Un uomo generoso, a volte tanto aperto al prossimo da rasentare l’ingenuità e cadere vittima di truffe, ma nello stesso tempo egocentrico al punto di non riuscire a entrare davvero in sintonia con  coloro che lo circondano, finendo per rimanere sordo alle richieste di attenzione e al bisogno di comprensione dei figli, e proiettare su di loro le proprie debolezze e aspettative.
«Tu hai abusato della mia libertà, papà» lo accuserà Roberto nel corso della loro chiacchierata onirica. «Hai calpestato perennemente i miei desideri, ignorando ogni mia volontà. Facevi solo ciò che ti piaceva. Tu non volevi un figlio, volevi un robot sempre pronto ad obbedirti. Volevi indietro la gioventù che non hai vissuto […]»
Accuse che, in realtà, risuonano come un disperato grido d’amore e, a conti fatti, sembra essere proprio questa la chiave di lettura del libro: attestazione di un sentimento conflittuale e viscerale, estrema richiesta di un riconoscimento da parte di un figlio, schiacciato dalla personalità, forse troppo ingombrante, del padre.
Se la parte prettamente biografica si legge con piacere perché ci consente di conoscere una persona interessante, è quella romanzata ad avvicinare l’opera al lettore rivelando alcuni tratti facilmente condivisibili.  Ferma restando la diversità delle esperienze personali, penso che chiunque abbia avuto (o ha) un rapporto conflittuale con un genitore possa facilmente riconoscersi nello stato d’animo, nei bisogni, nelle paure di Roberto, cogliendo e facendo propria la funziona quasi “terapeutica” di questo scritto.
Una lettura scorrevole ma impegnativa nel contempo, sicuramente non votata al puro intrattenimento, ma comunque in grado di emozionare e coinvolgere.










Nessun commento:

Posta un commento