venerdì 20 ottobre 2017

Recensione: Perdido Street Station

Titolo: Perdido Street Station
Autore: China Miéville
Editore: Fanucci
Prezzo ebook: 4,99
Prezzo cartaceo: 12,90

Descrizione:
La metropoli di New Crobuzon si estende al centro di un mondo sbalorditivo. Umani, mutanti e razze arcane si accalcano nell’oscurità fra le ciminiere, lungo fiumi indolenti alimentati da rivoli innaturali, tra fabbriche e fonderie che pulsano nella notte. Per più di mille anni il Parlamento e la sua brutale milizia hanno governato su una moltitudine di operai e artisti, spie e maghi, ubriachi e prostitute. Ma uno straniero è giunto con le tasche piene d’oro e ha imposto una richiesta inverosimile, scatenando l’incredibile. La città, l’immensa capitale, la sterminata New Crobuzon cade in preda a un terrore sconosciuto: il destino di milioni dipende da un gruppo di emarginati in fuga da legislatori e signori del crimine. Il paesaggio notturno diviene un territorio di caccia, mentre le battaglie infuriano all’ombra di costruzioni immense e bizzarre.
Una resa dei conti è prevista nel cuore della città, nello smisurato edificio che si chiama Perdido Street Station. Ormai, per chiunque viva a New Crobuzon, è troppo tardi per scappare...

La mia recensione: 
Alla confluenza dei fiumi Bitume e Catrame, laddove si estende Palude della Canaglia, stamberghe a grappoli incrostano le rive. Sparsi ovunque cumuli di rifiuti, sullo sfondo ciminiere che sputano veleno, e in lontananza il fischio di un treno che si mescola al frastuono dalle fabbriche. Qualche barca solca le acque lerce, mentre gru instancabili si ergono verso un cielo attraversato da dirigibili e altre bizzarre creature volanti.
Benvenuti a New Crobuzon, una delle più grandi metropoli del Bas-Lag, mondo parallelo in cui passato e futuro si fondono, fagocitando il presente in una dimensione distopica, in grado di far convivere elementi steam e cyberpunk. In questo contenitore ribollente di vita e sudiciume, in cui ritrovati tecnologici che rimandano all’età del vapore si mescolano con una blanda forma di magia, si muove una popolazione multietnica e assai variegata. Gli uomini non sono più gli unici abitanti senzienti ed evoluti del pianeta, nuove forme di vita si sono sviluppate incrociando il regno umano e quello animale, cosicché, guardandosi intorno, è possibile imbattersi nei Vodyanoi (umanoidi con arti da anfibi), nei Garuda (uomini uccello), nei Dragomini (uomini drago), o nelle Kephri (donne coleottero) – solo per citarne alcuni. A completare il bizzarro campionario, ci sono poi i Rifatti, ovvero umani modificati in nome della giustizia. Chi commette un reato a New Crobuzon viene infatti punito subendo una modifica permanente del proprio corpo che gli ricorderà a vita il crimine commesso, oltre a relegarlo al rango di reietto della società.  È così che un omertoso può ritrovarsi un pezzo di carne cucito in maniera irreversibile sulla propria bocca o un assassino può vedersi impiantare nella faccia gli arti della propria vittima, in modo da doverci convivere per il resto dei suoi giorni. Come si può facilmente intuire, siamo in uno stato di polizia in cui la libertà, di azione ma anche di pensiero, è fortemente limitata.
È questo l’originalissimo, strabiliante scenario in cui China Miéville ambienta una storia che ha il sapore di una favola postmoderna e, travolgendoci con le sue mille sfumature – che spaziano dall’horror al fantasy, passando per la fantascienza – ci fa riflettere, in senso lato, sul significato e sull’importanza della libertà.
Tutto comincia quando Yagharek, un garuda privato delle ali dalla sua gente, per aver commesso un crimine indicibile, si rivolge a Isaac Dan der Grimnebulin, uno scienziato cacciato dall’Università perché impegnato in ricerche illecite, affinché gli restituisca la capacità di volare.
Isaac ovviamente accetta l’incarico, che per lui rappresenta una bella sfida, così si procura svariate creature volanti allo scopo di studiarle e carpire il segreto del volo e, fra le tante, acquista illegalmente una strana larva. Senza saperlo finirà per allevare una creatura mostruosa: un esemplare di Falena Estinguitrice, la cui peculiarità è quella di cibarsi dei sogni degli esseri viventi, causandone la morte. In questo modo metterà in pericolo l’intera città, inimicandosi il governo ma anche un temibilissimo boss malavitoso.
A partire da qui, l’autore sviluppa un plot ricchissimo di avventura e suspense. Mentre la minaccia dell’essere mostruoso liberato da Isaac incombe su New Crobuzon, innescando una lotta che acquisisce anche un valore simbolico in quanto tesa a difendere la possibilità di continuare a sognare,  assistiamo ai vari tentativi compiuti dal governo per sventarla e alla caccia all’uomo che scatena nei confronti dello scienziato, ritenuto responsabile dell’accaduto. Dan der Grimnebulin, suo malgrado, diventerà un fuggiasco. Nella sua folle corsa per sottrarsi a chi gli dà la caccia, tuttavia, non sarà solo: ad accompagnarlo e sostenerlo, fra gli altri, ci saranno i due colleghi con cui divide il suo laboratorio segreto, l’amica Derkhan, giornalista della rivista sediziosa Il Rinnegato Rampante, e lo stesso Yaghareck. Nonostante la svolta imprevista e il pericolo incombente, fra l’uomo e il garuda si instaurerà un rapporto di lealtà e amicizia, per cui lo scienziato deciderà di portare comunque a termine il suo compito.
Riuscirà il garuda a tornare a volare? Potranno gli abitanti di New Crobuzon annientare le falene estinguitrici salvando i propri sogni?
Saranno alcuni dei tanti interrogativi che ci accompagneranno in una corsa rocambolesca verso un finale toccante.
Innovativo e ipnotico, Perdido Street Station è un romanzo di quelli che lasciano il segno, leggendolo si viene letteralmente catapultati in un universo immaginario ma descritto in modo così credibile ed esaustivo da sembrare reale. Un universo allucinante e disturbante – reso con uno stile che si contraddistingue per raffinatezza e lirismo – in cui concetti modernissimi come quelli di multietnicità e diversità si esprimono in un’accezione dilatata, inserendosi in una bellissima metafora della lotta per la libertà, intesa anche e soprattutto come possibilità di scelta.

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