lunedì 17 settembre 2012

Recensione: Alla fine della strada

Titolo: Alla fine della strada
Autore: BJÖRN B. JAKOBSSON
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova narrativa Newton
Pagine: 320
Prezzo: 9,90
Descrizione:
Da quando suo marito è morto in un incidente stradale, Ivona ha un rapporto sempre più difficile con la figlia adottiva: Polly èaggressiva, soffre di anoressia e frequenta gente poco raccomandabile. Per tentare di recuperare il loro legame, la donna decide di portarla in vacanza in unacasa in mezzo ai boschi, lontano da televisione, telefono e internet. Quell’isolamento forzato, secondo Ivona, sarà la soluzione a tutti i problemi di comunicazione. Ma poco dopo il loro arrivo, lei e Polly sono costrette ad affrontare uno spiacevole imprevisto: la macchina si è rotta e sono bloccate in quel luogo dimenticato da Dio e dagli uomini. La loro unica speranza è chiedere aiuto alla gente che vive nella casa più vicina: Karsten e Adrian, un ottantenne scontroso e il suo figliastro di venticinque anni, ex galeotto dal carattere violento.
Ma quando madre e figlia scoprono che nei dintorni della casa è stata brutalmente assassinata una donna solo pochi giorni prima, la sensazione di essere in trappola diventa realtà. Dovranno imparare a collaborare – e in fretta – se vogliono salvarsi la pelle e uscire vive da quel bosco maledetto…

L'autore:
Björn B. Jakobsson è nato nel 1956; vive a Gröndal, fuori Stoccolma, con la moglie e due figli. È traduttore e giornalista e tiene una rubrica fissa sulla rivista «Konsult. Alla fine della strada è il suo primo romanzo.

La mia recensione:

Trascorrere le vacanze invernali in una casetta sperduta nel bosco, senza internet e senza televisione, di certo non è una prospettiva allettante, soprattutto per una quindicenne. Polly ne farebbe volentieri  a meno però non può sottrarsi perché quella che la matrigna Ivona le propone non è esattamente una vacanza- premio. Da quando suo padre è morto in un incidente stradale Polly è cambiata. Si è chiusa in se stessa, è diventata anoressica e spesso si infligge delle ferite. L’unica cosa che sembra ancora risvegliare il suo interesse è la musica death metal che perennemente ascolta aggrappandosi al suo iPod quasi fosse l’unica via di fuga da una realtà divenuta intollerabile. Il suo rapporto con la madre adottiva non è mai stato idilliaco ma dal giorno del tragico incidente è andato sempre più peggiorando. Ivona sente di essere arrivata al capolinea. Se non interviene, il dialogo con la figlia non sarà più recuperabile e quel grido d’aiuto celato dietro il suo comportamento aggressivo finirà per cadere nel vuoto. È proprio per questo che la convince a trascorrere alcuni giorni insieme in completo isolamento. Immerse nella quiete della natura, lontane da qualsiasi distrazione, probabilmente riusciranno a confrontarsi e a trovare un modo per aiutarsi reciprocamente.
Giunte a destinazione però, le due donne si ritroveranno immerse in un’atmosfera tutt’altro che rassicurante. La zona è battuta da una violenta nevicata che provoca continue interruzioni di corrente elettrica, fa un freddo terribile ed è quasi impossibile spostarsi. Se ciò non bastasse, a pochi passi da casa, l’automobile si spegne e non dà più alcun segno di volersi riavviare. Gli unici vicini nel raggio di chilometri sono il vecchio Karsten e suo figlio Adrian, due personaggi ambigui che le accolgono con una notizia allarmante: un omicidio  ha appena avuto luogo nelle vicinanze, si sospetta che a commetterlo siano stati due evasi di prigione e che probabilmente si nascondano nei paraggi.
La situazione orchestrata sicuramente non è delle più originali. Lo stato di isolamento, la presenza di una minaccia incombente, corroborata da un’atmosfera tetra, sono ingredienti che ricorrono con una certa frequenza nel genere e che richiamano precedenti illustri – basti pensare a Shining di Stephen King. L’autore sembra dunque costruire la sua storia avvalendosi di un canovaccio ben consolidato, cionondimeno riesce a interpretarlo con un certo savoir-faire e ad arricchirlo di piccoli dettagli che, fanno la differenza, consentendo al lettore di superare agevolmente l’iniziale sensazione di déjà vu e di abbandonarsi al piacere di una lettura che rivela comunque diversi punti di forza.
Jakobsson si mostra particolarmente abile nella caratterizzazione dei personaggi. Non ne pone molti sulla scena ma riesce ad ammantarli di ambiguità, al punto che diventa davvero difficile concentrare i sospetti su qualcuno. Il vecchio Karsten è cordiale, si direbbe animato da buoni propositi ma in diversi momenti dà l’impressione di non starci del tutto con la testa, il che lo rende poco affidabile. Adrian è servizievole, si presta senza esitare a riparare l’automobile in panne ma è soggetto a sbalzi d’umore e a repentini scatti d’ira che fanno paura.
Le cose non andranno meglio con l’arrivo di Connie. È un poliziotto e si presume che possa tirare le protagoniste fuori dai guai  ma anche lui suggerisce l’impressione di qualcosa di sbagliato.
Di chi potersi fidare allora? Polly e Ivona si porranno più volte questo interrogativo, entrambe azzarderanno diverse risposte  ma nessuna si rivelerà risolutiva.
Allo stesso modo, l’evolversi della trama sembra spingerci in una certa direzione con linearità, ma proprio quando i giochi sembrano fatti, assistiamo a un giro di boa che ci riconduce al punto di partenza e ci costringe a rimettere tutto in discussione.
La tensione, palpabile dall’inizio alla fine, unitamente al susseguirsi di numerosi colpi di scena, fa sì
che le pagine scorrano via velocemente senza annoiare.
Il vero tocco da maestro tuttavia è da rintracciarsi nel rapporto conflittuale tra Ivona e Polly che viene posto come premessa iniziale ma che attraverserà tutto il romanzo connotandosi quasi come una storia nella storia. Il thriller concederà così spazio a dei momenti introspettivi che, pur non distraendo dal principale filone narrativo apriranno delle finestre su una tematica complessa quanto interessante. L’adolescente Polly con i suoi traumi, i suoi nodi irrisolti, è un personaggio che colpisce per il suo realismo e che arriva dritto al cuore. La sua difficoltà di interazione con Ivona, sebbene qui esasperata, rispecchia un gap comunicativo in cui molti genitori e figli potranno riconoscersi.
L’orribile situazione che le vede protagoniste, paradossalmente, offrirà loro l’occasione per comprendersi e riavvicinarsi. Ecco allora che il giallo scivola sullo sfondo, arricchendo l’opera di nuove sfumature tali da conferirle una pennellata di unicità nel suo genere.  







 

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