giovedì 14 aprile 2016

Recensione: Democrazia, verità storica, libertà

Titolo: Democrazia, vrità storica, libertà
Autore: Luca Immordino
Editore: Cavinato
Pagine: 155
Prezzo: 12,00

Descrizione:
L'opera inizia riprendendo brevemente l'origine della democrazia risalente all'antica Grecia, attualizzandone la descrizione attraverso paragoni e similitudini con le attuali democrazie. Nella seconda parte del libro si entra nel merito dell'analisi sulle attuali democrazie con riflessioni sul concetto di libertà e di verità storica: i sistemi democratici devono garantire una quanto più ampia libertà ed il concetto di libertà è strettamente legato al diritto di sapere cosa succede e cos'è successo negli affari di stato. Se non si sa, non si conosce e una cosa che non si conosce è come se non esistesse: nascondere fatti importanti è privare della democrazia ed appropriarsi della libertà di gestire come si vuole una determinata situazione anche per gli altri. Nell'ultimo capitolo infine, verranno proposti al lettore esempi di rilevanti fatti accaduti, in modo da invogliarlo alla lettura critica di tali cruciali eventi. La critica abitua alla riflessione ed a capire meglio certi meccanismi che i potenti cercano di nascondere. 

La mia recensione:

Siamo in democrazia. Per quel che ci riguarda, questa dovrebbe essere una verità incontestabile, giacché l’Italia, almeno sulla carta, è un paese democratico.
Ma siamo davvero sicuri che il sistema in cui viviamo rispetti i principi basilari della democrazia?
Nel suo breve saggio, Luca Immordino analizza questa forma di governo e gli ideali sui cui è germogliata, provando a rispondere all’interrogativo, o quanto meno a fornirci degli utilissimi spunti da cui partire per elaborare una nostra risposta personale.
Il libro si apre con  un excursus storico che parte dalla nascita della democrazia nell’Antica Grecia e si spinge fino al suo declino.
In questo ambito vengono messi a fuoco gli elementi fondamentali che la caratterizzarono sin dagli albori: libertà e partecipazione, sottolineando lo stretto vincolo sancito dai greci fra politica e cultura, giacché per partecipare occorreva conoscere le leggi e i fatti su cui prendere decisioni.
E nel contempo, ne vengono evidenziati  i punti deboli: da un lato l’esclusione di donne e schiavi dalla vita politica, che contraddiceva nei fatti una partecipazione universale; dall’altro l’impiego di mezzi come l’ostracismo e la censura, che limitavano la stessa libertà promossa, facendo sì che le personalità più carismatiche, o più predisposte a far presa sulle masse, potessero condizionarne i voti.
Attraverso un’analisi sintetica – forse troppo – ma lucida e supportata da precisi riferimenti storici e rimandi bibliografici, l’autore ci fornisce dunque un quadro della democrazia greca da poter mettere a confronto con il modello vigente nella società attuale.
Prima di volgere lo sguardo al nostro presente, tuttavia, apre una finestra su un  ipotetico futuro, dedicando un intero capitolo – che poi è quello più speculativo dell’opera – a cosa e come potrebbe essere la democrazia in un contesto ideale, libero da vizi e storture e realmente votato all’affermazione della massima libertà individuale nel rispetto di un interesse e di un benessere comuni. Una rapida carrellata di riflessioni e suggerimenti davvero interessanti e facilmente condivisibili, anche se lasciano un po’ l’amaro in bocca perché fanno emergere il carattere utopico dell’ideale.
Il salto ai giorni nostri pone subito in evidenza la principale differenza fra il modello democratico attuale e quello greco: oggi sperimentiamo una democrazia di rappresentanza. A partecipare alla vita politica non è più direttamente il popolo, ma sono i rappresentanti scelti dal popolo attraverso il voto.
“Il voto è solo l’ultima parte del processo democratico; se si trasforma in mero gradimento senza consapevolezza, la democrazia diventa solo una parvenza e l’elettore è solo un suddito incosciente di esserlo.” Afferma Immordino e proprio a partire da qui, ci mostra le falle di un sistema che, oggi più di ieri, si presta a manipolazioni tali da limitare nella concretezza la nostra libertà e la nostra partecipazione alla vita politica, quasi senza che ce ne accorgiamo.
Un’ampia parte è poi dedicata al rapporto/confronto fra ideale democratico e capitalismo: due realtà che nella nostra società convivono ma che, a ben guardare, risultano antitetiche.
Basti pensare al fatto che il capitalismo, votato al profitto, auspica l’omologazione delle masse  e tende ad annullare le individualità, laddove la democrazia ricerca il miglior modo per difenderle e  valorizzarle.
Prima di arrivare al rush finale, non manca uno sguardo agli altri sistemi democratici attualmente vigenti, primo fra tutti quello americano e ai delicati equilibri che regolano la politica internazionale e il rapporto fra democrazie.
Il saggio si chiude con una serie di argomenti scottanti – dai disegni politici terroristi, alla connivenza fra stato e Mafia, passando per la strumentalizzazione del potere spirituale per perseguire interessi economici, fino ad arrivare al controllo dell’opinione pubblica. Si tratta di fatti, pagine della nostra storia e del nostro presente che qui vengono esposti senza emettere giudizi di valore, affinché ciascuno di noi possa inserirli nel quadro d’insieme per trarre le proprie conclusioni.
Una lettura interessante e che ci tocca molto da vicino. Un’occasione in più per riflettere su ciò che, forse, diamo per scontato, nonché un invito a risvegliare le nostre coscienze e magari attivarci per la costruzione di un futuro migliore.










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