Titolo: L'Amante di Roma
Autrice: Kate Quinn
Editore: Newton Compton
Pagine: 480
Prezzo: 14,90
Descrizione:
Tea è una schiava ebrea costretta a servire Lepida Pollia, una padrona
bizzosa e crudele che le contende l’amore di Ario, invincibile
gladiatore divenuto l’idolo delle folle del Colosseo. Lepida fa di tutto
per separarli, giungendo a venderla per allontanarla dalla Città
Eterna. Ma nel corso degli anni Tea, grazie alla sua bravura come
cantante, si guadagna una celebrità che la porta a contatto con le più
importanti personalità dell’impero, crescendo il figlio avuto da Ario.
Nel frattempo il suo amato gladiatore continua a dominare l’arena e a
rimpiangere i pochi momenti di felicità trascorsi con lei. Il talento di
Tea attira l’attenzione dell’imperatore: il folle, paranoico e
sanguinario Domiziano, che ne fa la sua amante costringendola a una vita
di orrori e sevizie, rendendo sempre più fosco il suo destino. Ma anche
il destino di Domiziano è segnato dalla sua stessa pazzia...
L'autrice:
Kate Quinn vive attualmente in Maryland con suo marito e un piccolo cane nero di
nome Cesare. Fin dalla più tenera età ha coltivato una grande passione
per la storia romana. Il suo sito è: katequinnauthor.com La mia recensione:
Aprire questo libro è come spalancare un portale spazio-temporale; bastano poche righe perché la realtà intorno si dissolva in un turbine di sabbia. È sabbia impastata di sangue che volteggia nell’arena mescolandosi al clangore delle spade, ai ruggiti di belve e gladiatori, alle urla della folla in delirio. È sabbia che ci parla di un’epoca lontana, di una civiltà caratterizzata da fasti e contraddizioni, grande se pure non scevra di miserie, affascinante come poche.
Siamo nell’Antica Roma, all’indomani dell’ascesa al trono
dell’imperatore Domiziano, sovrano carismatico ma noto soprattutto per la
crudeltà che lo contraddistingue. Sullo sfondo del suo regno sanguinario si snoda
la storia di Tea. In principio è la comune storia di una schiava che condivide
lo stesso destino di tante altre donne del suo rango. Costretta a servire la
capricciosa e infida Lepida Pollia, figlia di un noto lanista, trascina la sua
esistenza tra umiliazioni, abusi e spiacevoli incombenze. Nonostante ciò Tea
non si lamenta perché accetta la sua condizione come il giusto prezzo da pagare
per essere sopravvissuta alla sua famiglia, interamente sterminata dai romani
quando era solo una bambina.
Subisce in silenzio e lava le sue colpe nel sangue Tea che,
forte e coraggiosa all’apparenza, cede spesso alla tentazione di tagliarsi i
polsi per lenire l’assurdo senso di colpa che l’attanaglia.
Quando il suo sguardo incontra quello di Ario, un gladiatore
divenuto l’idolo del Colosseo, però, il nodo che le stringe il cuore comincia a
sciogliersi. Dapprima saranno solo rapidi scambi di occhiate e fugaci
conversazioni, poi sarà amore e, con la nascita del sentimento, torneranno a
fiorire i sogni. Sogni di libertà, per entrambi, rappresentati dal Rudis, il
pugnale di legno che può affrancare un gladiatore dalla schiavitù e che Ario
spera di far suo. Una volta ottenuta la libertà, i soldi guadagnati con le
numerose vittorie gli consentirebbero di comprare Tea e fuggire in Britannia,
la sua terra d’origine, per cominciare una nuova vita.
Un progetto ambizioso ma realizzabile almeno fino a che
Lepida Pollia non ci mette lo zampino. Anche la perfida signora, infatti, si
infatuerà di Ario e quando scoprirà della sua relazione con la schiava si
vendicherà vendendola al proprietario di un bordello.
Questo è solo l’inizio di una vera e propria odissea. Lungo
e tortuoso è il cammino che attende Tea. Da serva a prostituta diventerà una
cantante ambita dalle maggiori personalità dell’impero, fino a destare l’interesse
di Domiziano in persona e a divenire “l’amante di Roma”. Destino infausto a
dispetto delle apparenze giacché entrare nelle
grazie dell’imperatore significa fare i conti con i suoi repentini sbalzi
d’umore, con lo spiccato sadismo che si riflette anche nelle sue preferenze
sessuali, con una gelosia che non conosce pari. Se a tutto ciò si aggiunge la
bizzarra coincidenza dell’interesse che, a un certo punto, Lepida Pollia matura
per il sovrano e dell’odio che quest’ultimo nutre per Ario non è difficile
intuire come la scalata sociale della protagonista non possa coincidere con un
percorso di letizia.
In effetti è la storia di un’incredibile ascesa e di un
terribile declino quella racchiusa in questo romanzo, una storia che cattura
dalla prima all’ultima parola in virtù della sua trama, fittissima di
avvenimenti e colpi di scena e che si carattrizza per lo stile narrativo fluido e
accattivante, dall’impatto quasi cinematografico. Leggendo viene spontaneo
pensare a film come Il gladiatore o
il più classico Spartacus − senza
dimenticare la più recente serie televisiva ispirata allo stesso personaggio − le
cui atmosfere vengono magistralmente replicate tra queste pagine.
Se gli intrighi di corte, gli scontri nell’arena, gli amori
impossibili rendono la lettura un piacevolissimo intrattenimento − oserei dire
irrinunciabile per chi, come me, è letteralmente innamorato dell’Antica Roma −
la base documentale che regge il plot conferisce all’opera un certo spessore.
Kate Quinn ci regala infatti una bellissima quanto attendibile ricostruzione storica
intrecciando con abilità da fine tessitrice dati reali ed elementi di pura
fantasia.
Impossibile non innamorarsi di Ario e Tea che, sebbene
personaggi inventati, appaiono palpitanti al pari di persone in carne e ossa ma
altrettanto impossibile è non lasciarsi ipnotizzare dal ritratto spiccatamente
verosimile di Domiziano, personaggio tanto complesso da far sorgere il sospetto
che, almeno in questo caso, la realtà superi l’immaginazione. Credibili e
affascinanti sono anche i personaggi che gravitano intorno ai protagonisti. Di
tutti l’autrice tratteggia un profilo accurato soprattutto dal punto di vista
psicologico tale da renderli vivi. Dall’arrivismo misto a cattiveria pura di
Lepida Pollia, alla saggezza di Marco Norbano, passando per l’audacia del
piccolo Vix e per il coraggio di Flavia che rischia la vita pur di salvare
anime innocenti dall’arena , otteniamo una straordinaria carrellata di
personalità che, pur distinguendosi per le loro peculiarità, finiscono per
rappresentare un variegato campione della società romana.
Tra i tanti pregi questo romanzo ha anche quello di essere
autoconclusivo, tuttavia nelle note finali l’autrice lascia intendere che in
futuro potremmo ritrovare alcuni personaggi protagonisti di nuove avventure.
Un’affermazione che alle mie orecchie suona come una bella promessa e che spero si
traduca presto in realtà.
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